L’Africa e le nostre vergogne

di Antonio Vermigli, Rete Radié Resch
da www.aprileonline.info

Si è svolto a Roma – dal 4 al 25 ottobre – il secondo Sinodo Africano, a cui hanno partecipato 250 tra vescovi, laici, suore e preti. Perché Sinodo e non Assemblea? E’ molto semplice: il Sinodo è riflessivo ma solo consultivo. L’Assemblea -vedi quella che si svolge ogni 10 anni in America latina- è deliberativa. Un documento riconosciuto dalla Chiesa tutta, quindi attuativo per i cammini delle chiese locali. Sappiamo quanti problemi hanno creato in Vaticano l’opzione per i poveri e la Teologia della Liberazione.

L’Africa si presenta come un arcobaleno cromatico multiculturale e multireligioso, come uno scrigno di tesori culturali e spirituali, fatto da tradizioni popolari e familiari, di simboli e riti religiosi, di sapienza, memoria e folclore. L’Africa ha bisogno di stimoli forti per custodire la propria identità culturale e spirituale, impedendo che essa si dissolva sotto il vento della globalizzazione che soffia con forza sulle 53 nazioni che la compongono.

Sono stati oltre 150 gli interventi in aula, in un resoconto presentato ai giornalisti, emerge che la parola pace è stata evocata 402 volte. Segue il tema della giustizia che è stato evocato 345 volte. In aula si è quindi parlato di guerra (158 volte), di esorcismo (12 volte), di bambini (60 volte), di bambini soldato (4 volte). Il problema dell’Aids è stato citato 27 volte. Tra i temi principali, emergono anche la prostituzione, la violenza, le religioni tradizionali, il dialogo e l’Islam. Nelle riflessioni dei padri sinodali hanno risuonato anche parole di fede e di speranza: Amore (122 volte) e Speranza (57 volte). Forte è stata la denuncia contro la classe politica.

I politici ritengono che essere eletti significhi avere il lasciapassare per rapinare il Paese, ha denunciato l’arcivescovo di Songea-Tanzania, mons. Norbert Wendelin Mtega.
“Per i nostri politici -ha affermato- pace significa un clima tranquillo che consenta loro di rubare e godere i soldi del loro Paese. Per loro, libere e giuste elezioni significa successo nel portare le persone alle urne nella totale ignoranza dei loro diritti e delle manovre subdole dei candidati”.

Al Sinodo si è elevata forte la voce contro la stregoneria. Molta gente viene ancora torturata, perseguitata e assassinata solo a causa di sospetti infondati, fomentati dalla magia, dagli stregoni e da motivazioni personali. Non ci sono leggi per difendere queste persone oppresse, i governi tacciono e condonano, alcuni leader approfittano di ciò per montare campagne contro gli avversari politici. Forte è stato il richiamo alla situazione di fame e di miseria in cui versa il continente. L’economia in Africa -come in ogni parte del mondo!- ha bisogno dell’etica, di un’etica amica della persona. Liberare l’Africa dalla fame è possibile a una sola condizione: che ci sia la volontà politica.

Oggi la situazione della fame nel mondo è tragica, in Africa ancor più inquietante. Complice anche la crisi mondiale, per la prima volta nella storia, quest’anno, il numero delle persone affamate ha raggiunto e superatola cifra di un miliardo, ovvero il 16% della popolazione mondiale. In Africa, la situazione è tragica, sono 280 milioni le persone malnutrite, il 25% della popolazione.

Di fronte a questa emergenza umanitaria bisogna intervenire in fretta. Capire dove e come intervenire. Si tratta di una questione di priorità assoluta.

Viviamo nella vergogna più evidente ma nessuno ne parla: ogni anno sosteniamo l’agricoltura nostra e dei Paesi occidentali con 300 miliardi di euro, mentre per le spese militari siamo arrivato a 1.000 miliardi di euro. Ma nessuno ne parla, nessuno dice che la nostra agricoltura è gonfiata ad arte per privilegiare l’esportazione e mettere in ginocchio i mercati del Sud. Nessuno chiede una moratoria sulle armi. Ma dove sono gli occhi e le azioni della sinistra, di chi crede e predica nella giustizia e poi “pratica” attraverso leggi “privilegio”, l’ingiustizia.

Siamo nel pieno dell’autunno, domenica scorsa rientrando da Trento con un gruppo di amici brasiliani di Casa Cor da rua di San Paolo-Brasile: suor Ivette, suor Regina, Claudia, Avelino, Marcos e Raquel, abbiamo attraversato boschi in trasformazione. Foglie sugli alberi e in caduta come fiamme incandescenti, delicati ventagli d’oro e di bronzo volteggiavano nell’aria prima di adagiarsi a terra e lasciare i rami di aceri e pioppi. Sono le foglie che cambiano la loro funzione e diventano nuova linfa multicolore per boschi, parchi e giardini. Invadendo strade e tetti. Quando saremo pronti noi per iniziare un nuovo ciclo, un nuovo progetto. Come la natura, quando saremo pronti per affrontare nuove sfide per dare al mondo uno stare diverso, e sentire gli altri sorelle e fratelli?

Ricordiamo sempre che il cambiamento, qualsiasi cambiamento ha bisogno di me, di te!