Colombia, terra di torture

di Stella Spinelli
da www.peacereporter.net

Un rapporto stilato da nove Ong, tra cui Terre des Hommes-Italia, lancia l’allarme all’Onu

“Quasi un terzo delle vittime di tortura in Colombia sono minori, effetto collaterale di un conflitto dimenticato che ha fatto oltre 350mila morti e oltre 4 milioni di sfollati interni”. È l’allarme lanciato dalla Coalición Colombiana contra la Tortura, un insieme di nove Ong in difesa dei diritti umani, fra cui anche una italiana, Terre des Hommes – Italia. Il suo centro a Bogotà, pensato proprio quale supporto psicologico a queste vittime silenti e disperate, ha già aiutato oltre 4.500 persone, molte dei quali bambini.

Il Rapporto 2009 sulla Tortura in Colombia elaborato dalla Coalición è stato appena consegnato al Comitato contro la Tortura delle Nazioni Unite, e denuncia con dati e storie agghiaccianti la sistematicità con cui ancora oggi viene utilizzata la pratica della tortura da tutti i gruppi armati coinvolti nel conflitto colombiano. Dall’esercito ai paramilitari passando per la guerriglia. Il periodo preso in esame va dal 2003 a oggi.

“La tortura, fisica e psicologica, è usata come mezzo di intimidazione e persecuzione sociale – spiegano da Terre des Hommes – e serve per sottomettere e controllare la popolazione civile, ottenere informazioni e confessioni forzate, reprimere le proteste. Spesso diventa parte integrante dell’addestramento di guerriglieri e soldati”. E il coinvolgimento dei minorenni è norma. Negli ultimi cinque anni, le associazioni hanno raccolto oltre mille casi: oltre 300 riguardano bambini e ragazzi sotto i 18 anni.

In perenne ascesa è la tortura psicologica, applicata per incrementare le fila dei combattenti. Qualunque sia la causa. E qualunque il ruolo. Dal combattimento al trasporto di armi, dal rifornimento delle truppe alla trasmissione di messaggi e informazioni, fino ad arrivare alla schiavitù sessuale per bambine o adolescenti. Tra i casi di violenza sessuale registrati dal rapporto quasi la metà sono a danno di minori. E chi resta incinta è costretta ad abortire.

Questi casi, secondo quanto emerge dal rapporto, riguardano di norma non le Farc, né le Eln, bensì i paramilitari di destra, che vanno a braccetto con l’esercito governativo, molto spesso intercambiandosi la divisa. Ecco, questi gruppi paramilitari coinvolgono i minori anche nel narcotraffico, li sfruttano sessualmente inducendoli a prostituirsi per poi ricavarne denaro, e li costringono a reclutare altri minori.

Secondo la Corte Costituzionale Colombiana, la violenza sessuale, così come lo sfruttamento e l’abuso sessuale è una pratica abituale, estesa e sistematica nel contesto del conflitto armato e degli spostamenti forzati. Non esistono purtroppo dati certi in materia, ma il 40 percento delle bambine arruolate nei gruppi armati avrebbe subito violenze.

Sono drammi quotidiani, questi, per ognuna di quella miriade di zone esposte al conflitto. Vivendo fianco a fianco con i gruppi armati ne diventano facile bersaglio. E le conseguenze sono drammatiche. Questa vicinanza diretta genera molte violazioni dei più elementari diritti dell’infanzia, creando un clima di perenne paura.

“Difficile riuscire a dare i dati esatti di questo fenomeno – precisano in un comunicato gli esperti di Terre des Hommes – ma si stima che nel 2009 in Colombia ci siano tra i 14mila e i 17mila combattenti e che uno su quattro sia minore d’età. L’età media dei bambini soldato è scesa da 13,8 anni nel 2002 agli 11,8 anni nel 2009, secondo i dati Unicef”.

E nonostante la legislazione colombiana vieti l’impiego di minori di anni 18 nell’esercito. Persino la Polizia Nazionale ha adoperato bambini di 12 anni con la funzione di informatori. I più vulnerabili sono proprio i bambini più poveri e quelli appartenenti alla popolazioni indigene, di cui si approfittano tutte le forze in campo.

Tra i drammi che minano l’infanzia in Colombia resta, ancora, il rapimento. Nel solo 2008, secondo l’Osservatorio Presidenziale, almeno 75 bambini sono stati sequestrati. Dal 1996 al 2008, se ne contano almeno 287. Neanche le scuole sono luoghi protetti: sebbene non vi siano dati certi sui numeri, molte testimonianze parlano di istituti tenuti sotto sequestro sia da parte dei gruppi di guerriglieri che dei paramilitari e dell’esercito nazionale. Secondo la Federazione Nazionale degli Insegnanti, almeno 15 insegnanti sono stati uccisi nel corso del 2008.

E che dire della pratica costante di torturare barbaramente o uccidere come cani chiunque sia anche solo lontanamente sospettato di essere un informatore della parte avversa, o di non sostenere la causa? Si ripetono continuamente: esecuzioni sommarie, stragi, omicidi mirati. E questo, chiunque ci sia intorno: bambini in primis. Il rispetto non è concetto di queste zone.

E i piccoli vengono su con la morte negli occhi e nella psiche. La ferita resta indelebile. “Per riprendersi sarebbero necessarie terapie adeguate, che quasi nessuno può permettersi – precisa la Ong italiana – La stragrande maggioranza delle vittime appartiene alla fascia più povera della società e l’unica via d’uscita sembra per loro quella di fuggire”. Desplazarse, nei sobborghi, accalcati in casupole invivibili.

Lo fanno continuamente, a frotte. Tanto che la Colombia, in quasi 50 anni di guerra, è diventata il paese con il più alto numero di rifugiati interni al mondo, seconda soltanto al Sudan. Si calcolano tra i 3 e i 5 milioni di deslpazados: la metà sono minorenni. Una cifra che nell’ultimo anno è aumentata del 25 percento. E tutto questo nonostante la propaganda governativa spacci la Colombia come il paese della sicurezza democratica, dove il paramilitarismo è un brutto incubo ormai passato, e la guerriglia è ridotta all’ombra di se stessa.