Il Guatemala? Un paese in guerra

di Stella Spinelli
da www.peacereporter.net

“Il 2009? L’anno più violento della storia guatemalteca contemporanea”. Non ha dubbi, statistiche alla mano, Mario Polanco, direttore del Gruppo di mutuo appoggio del Guatemala, l’associazione non governativa che, nata 25 anni fa per supportare le spose le madri le figlie le sorelle i familiari tutti di quelle persone detenute illegalmente e sparite nelle fauci della dittatura, ora monitora diritti umani e soprusi, denunciandoli con puntualità.
Le statistiche sui primi dieci mesi dell’anno parlano chiaro. In tutto il 2008, sono state registrate 3305 morti violente, ossia circa nove al giorno. Cifra che nel 2009 ha raggiunto i dieci al giorno, visto che a ottobre si contavano già 3286 vittime.

Polanco e il suo Gam non hanno dubbi: “Il presidente della Repubblica non ha concretizzato nessuna strategia di sicurezza che puntasse a diminuire questi scioccanti indici, anzi, si sta procedendo a una serie di cambiamenti di funzionari publici, specie nel governo, che riflettono l’instabilità e l’incapacità di frenare l’ondata di violenze”. Non solo. “La polizia nazionale civile continua a essere scarsamente presente – spiega, studiando il documento appena uscito con i dati freschi di ottobre – non avendo nemmeno le condizioni necessarie a svolgere in modo efficiente un lavoro simile.

Il ministero dell’Interno deve realizzare una serie di monitoraggi e soprattutto debe destituire gli agenti corrotti, inserendo a loro posto persone serie e adatte all’incarico”. La questione della corruzione degli agenti di pubblica sicurezza non è certo nuova in Guatemala, e anzi ogni volta che il Gam denuncia l’impunità, l’atmosfera inquietante, lo sprezzo della vita che caratterizza la società guatemalteca, tira in ballo la non serietà di molti degli uomini che indossano una divisa. E la palude di corruzione e collisione di poteri non si esaurisce qui.

Il Gam ha più volte dipinto, in maniera realistica sempre con dati alla mano, una giustizia satura di denunce in piena impasse, con, quale unica trionfatrice, l’impunità. Perenne.
Migliaia di casi entrano nei palazzi di giustizia senza mai arrivare a sentenza. O, quando ci arrivano, lo fanno dopo 28-30 anni. “Fortuna che noi guatemaltechi non la perdiamo mai la speranza”, commenta amaramente.

Ed è proprio per la gente comune che il Gam prosegue nel suo lavoro, umile e ben fatto, di catalogare, archiviare, osservare, denunciare, e produrre documenti inconfutabili. Uno dei risultati: ogni mese sforna una documentazione statistica alternativa a quella che presenta puntualmente il governo, in modo da dare il punto di vista della società civile sulla situazione dei diritti umani nel paese. Una febbre che non accetta cure, né medici.

“Nonostante il governo abbia firmato un piano per la sicurezza proprio quest’anno – spiega Polanco – il clima di insicurezza resta e con esso la frustrazione, il timore e persino l’apatia, che è la conseguenza peggiore. Per sradicare la criminalità va da sé che sia necessario assegnarle un presupposto congruo alle necessità congiunturali del paese. Il governo, nonostante abbia cinque diversi ministri impegnati in questa lotta, non è ancora riuscito a inaugurare politiche di sicurezza che portino a diminuire la violenza, e questo dimostra una mancanza di coordinazione tra gli enti e la gente, e l’incapacità di portare a termine ciò che è scritto sulla carta”.

Tutto questo è il frutto dell’ingovernabilità attuale che logora il Guatamela. “Il disordine politico è grande – commentano dal Gam – Ci sono tanti funzionari pubblici che mettono davanti l’interesse privato a quello pubblico. È un caos. E il risultato è la violenza indiscriminata, dato che a essere colpita è l’intera popolazione, senza eccezioni di sorta”. Una violenza cieca, che si scatena e colpisce. Chiunque. Una sequela di episodi che frustra profondamente la gente, generando il medesimo sconforto provato durante la guerra civile.

“Le ferite che lascia non solo infatti soltanto fisiche, è l’anima del paese quella che più soffre. Mai un sospiro di sollievo in questo paese oppresso. E vedere che coloro che potrebbero e dovrebbero far qualcosa in realtà pensano solo al proprio orticello peggiora la percezione del tutto”. Che già è grave di per sé. I numeri che indicano le persone ferite per cause violente dichiarano che spesso sono i bambini a essere colpiti. Perché? “Le pallottole vaganti”. E con i minori, le donne. Nel 2008, è stata registrata una media di 40 donne morte al mese, salita a 43 nei primi dieci mesi di quest’anno.

“Che dire. Questo è stato senza ombra di dubbio un anno duro per tutte le famiglie guatemalteche”, ha commentato Polanco, che non dimentaca di citare nemmeno le morti extragiudiziarie, sintomo di quanto sia flebile lo stato di diritto nel paese. “Undici, sono undici in ottobre, e ben 59 in dieci mesi – precisa -. Sono di nuovo aumentate e questo in concomitanza dell’arrivo di un nuovo ministro dell’Interno. Che sia un caso? E poi il linciamento. Sì, la gente si fa giustizia da sola qui, visto che lo Stato latita, si lincia chi sbaglia. Risultato: nell’ultimo mese 35 morti e 130 feriti”. E poi i 110 sequestri contati dall’inizio dell’anno. “È penoso, vergognoso e perfino ironico dire che in Guatemala già è stata firmata la pace, quando quello che meno si percepisce è proprio questo, la pace”.