Minareti contro banche?

di Emanuela Pessina
da www.altrenotizie.org

La Svizzera è il primo Paese al mondo che impedirà per legge la costruzione di nuovi minareti: domenica 29 novembre il 57,7 per cento del popolo elvetico ha detto “sì” al divieto tramite referendum. Ma non tutti, nella Repubblica Elvetica, festeggiano i risultati: il governo svizzero, da parte sua, sa che ne va della credibilità del Paese e teme le reazioni diplomatiche negative del mondo. Gli oppositori dei minareti, infatti, non si sono espressi soltanto contro la costruzione di quelle esotiche torri, presenti in quasi tutte le moschee, dalle quali il muezzin chiama alla preghiera i devoti di Allah: la questione è molto più profonda e controversa.

L’iniziativa per il referendum è partita da un piccolo gruppo all’interno del SVP, il partito popolare conservatore che costituisce anche la maggior forza politica della Svizzera. “Si trattava di una minoranza con posizioni ai limiti del fascismo”, ha ricordato il professore svizzero Jean Ziegler al quotidiano tedesco Tagesspiegel. “Ma ora il piccolo fuoco si è sparso in tutta la Repubblica Elvetica”.

Una delle cause di questa inaspettata vittoria, forse, è da ricercare nella campagna condotta dai promotori del referendum, una campagna ai limiti della razionalità. Gli oppositori hanno presentato i minareti come il simbolo della “pretesa di dominio dell’Islam” sulla Svizzera cristiana: più che di una questione religiosa, si è votato contro la“dimensione politica dell’Islam”.

Secondo i padri del referendum, il “no” ai minareti ha rappresentato il rifiuto della Svizzera libera alle “leggi quasi medievali imposte dalla religione musulmana”, “alla lapidazione delle donne”e “all’educazione all’odio verso l’Occidente in cui vengono cresciuti i giovani musulmani”. Con il referendum, la Svizzera cristiana ha detto “no” agli omicidi d’onore, ai matrimoni combinati, al burqa e al fanatismo religioso dell’Islam.

Nella loro campagna, gli oppositori dei minareti hanno saputo organizzare abilmente un mix di pregiudizi e cliché: il popolo svizzero ha detto “no” all’idea di Islam creata su misura dai promotori del referendum. Che, da parte loro, non nascondono la gioia per i risultati di domenica. “Sono davvero soddisfatto”, ha commentato il deputato svizzero nazional-conservatore Ulrich Schlueer (SVP). L’SVP è l’unico partito che ha sostenuto l’iniziativa in maniera ufficiale.

Ma c’è anche chi mostra ragionevoli preoccupazioni rispetto alla decisione popolare anti-minareti e cerca, inutilmente, di limitarne i danni. Secondo il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, il ministro della Giustizia svizzero, Eveline Widmer-Schlumpf, è apparsa scioccata dal risultato del referendum: Widmer- Schlumpf è preoccupata per la credibilità politica degli svizzeri nel mondo. Il ministro ha tentato di tranquillizzare i colleghi europei, precisando che “non si è trattato di un voto contro l’Islam”, ma non è stata convincente.

Il ministro degli Esteri elvetico Micheline Calmy-Rey, da parte sua, si è preoccupata di ricevere gli ambasciatori di alcuni Paesi islamici, come Iran e Arabia Saudita, e ha invitato al dialogo: “Abbiamo interessi comuni”, ha sottolineato il ministro Micheline Calmy-Rey. Chi ha seguito con attenzione la vicenda, tuttavia, non può dimenticare, dai media del mondo islamico ai singoli musulmani svizzeri, poiché l’indignazione è tanta. E rischia di trasferirsi sugli affari: non è da escludere, infatti, che l’esito del referendum possa indurre alcuni paesi arabi a ritirare i depositi in Svizzera per allocarli in altri paradisi bancari; sarebbe un colpo gravissimo per l’economia elvetica.

La maggiore autorità clericale in Egitto, Mufti Ali Goma, ha parlato di un’offesa per tutti i musulmani nel mondo, invitando tuttavia i credenti musulmani a non lasciarsi provocare. L’autorità spirituale sciita libanese, Mohammed Hussein Fadlallah, invece, ha definito il referendum senza mezzi termini “razzista”. Anche in Europa qualcuno ha già preso le distanzedalla posizione svizzera: il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt ha definito il voto in Svizzera un “segnale negativo”, mentre alcuni politici tedeschi ritengono “improbabile” un risultato simile in Germania.

Due settimane fa, una popolare rivista svizzera, Star, aveva condotto un sondaggio sullo stesso tema: allora, tuttavia, solo il 37 per cento degli intervistati si era detto contrario alla costruzione dei minareti (contro il 57,7 percento del referendum). La differenza tra questi valori avrebbe mostrato un divario preoccupante tra l’opinione pubblica reale degli svizzeri e quella espressa pubblicamente: secondo i sociologi, i cittadini sanno cosa è politicamente ragionevole e lo esprimono pubblicamente, ma poi votano altrimenti per altri motivi più forti della ragione. Lo sbalordimento e la preoccupazione sono grandi. Soprattutto perché la confusione potrebbe essere contagiosa e ripetersi in qualsiasi altra nazione, poiché non è più la ragione a comandare