Non si vende la terra su cui cammina il popolo

di Claudia Fanti
da http://www.adistaonline.it/

I movimenti sociali non potrebbero essere più delusi: il Vertice Fao sulla sicurezza alimentare è stato per loro un “totale fallimento”, causato tra l’altro dall’“assenza dei capi di Stato del G8”. Secondo Via Campesina, movimento che riunisce milioni di lavoratori rurali in tutto il mondo, “non si sono adottate misure concrete per sradicare la fame, arrestare la speculazione sugli alimenti o frenare l’espansione degli agrocombustibili.

Né è stato preso alcun tipo di misura per evitare gli effetti devastanti dell’agricoltura industriale controllata dalle multinazionali o per sostenere la produzione locale contadina”. Se una cosa ha dimostrato questo vertice, ha proseguito Via Campesina, è stata la mancanza di interesse verso “la sfida di un cambiamento radicale e disperatamente necessario nelle politiche alimentari e agricole”, per assicurare il controllo da parte dei contadini, attraverso una vera riforma agraria, sulle risorse produttive, appoggiando quanti “producono alimenti in maniera sostenibile per le comunità locali”, anziché favorire, a vantaggio delle transnazionali, le monocolture per l’esportazione o la produzione di agrocombustibili e di ogm.

E, perché ciò sia possibile, “l’agricoltura deve restare esclusa da qualunque accordo di libero commercio”, in maniera da permettere ai diversi Paesi di proteggere efficacemente la propria libera produzione di alimenti.

Pieno appoggio ha espresso Via Campesina al riformato Comitato Fao per la Sicurezza alimentare mondiale (Cfs), che “perlomeno rispetta la regola di base della democrazia che è il principio di ‘un Paese, un voto’ e concede un nuovo spazio alla società civile”. Tuttavia, “invece di dimostrare il proprio sostegno al Cfs, i Paesi del G8 hanno optato per stabilire un fondo fiduciario sotto il controllo della Banca Mondiale”, proprio quella le cui politiche, insieme a quelle del Fondo Monetario Internazionale e dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), “hanno contribuito in maniera crescente alla distruzione della sicurezza alimentare a livello globale”.

Ma alla delusione per il Vertice Fao è subentrata, intanto, la preoccupazione per il prossimo vertice ministeriale dell’Omc, in programma a Ginevra dal 30 novembre al 2 dicembre, a 10 anni dalla grande mobilitazione di Seattle contro i primi disastrosi esiti della liberalizzazione commerciale globale. Secondo i movimenti sociali, è proprio la mancanza, nella Dichiarazione finale del Vertice Fao, di una condanna esplicita delle speculazioni dell’agrobusiness sui prezzi degli alimenti a far temere una nuova offensiva per la liberalizzazione del mercato agricolo nell’ambito del ciclo negoziale dell’Omc (il cosiddetto Round di sviluppo di Doha). Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, ampi stralci della Dichiarazione dei Movimenti Sociali, delle Ong e della società civile al Forum parallelo al Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare.

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NON SI VENDE LA TERRA SU CUI CAMMINA IL POPOLO
Dichiarazione del Forum parallelo al Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare

Siamo 642 persone di 93 Paesi in rappresentanza di 450 organizzazioni di contadini, piccoli agricoltori, pescatori, pastori, indigeni, giovani e donne, movimenti urbani, ong locali e internazionali, riunite a Roma, dal 13 al 17 novembre, sotto la bandiera della sovranità alimentare, in un momento in cui il numero delle persone che soffrono la fame ha oltrepassato il miliardo. La Sovranità Alimentare è la soluzione reale alla tragedia della fame nel nostro mondo.

Sovranità Alimentare significa trasformare il sistema ali-mentare attuale per assicurare a quanti producono gli alimenti un accesso equo alla terra, all’acqua, alle sementi, alla pesca e alla biodiversità agricola e il controllo su tali risorse. Ogni persona ha il diritto e la responsabilità di partecipare alle decisioni relative al modo di produrre e di distribuire gli alimenti. I governi devono rispettare, proteggere e garantire il diritto all’alimentazione, definito come il diritto ad alimenti adeguati, disponibili, accessibili, culturalmente accettabili e nutrienti. I governi hanno l’obbligo di offrire aiuti di emergenza, ma senza minare la sovranità alimentare e i diritti umani. Gli aiuti di emergenza devono essere forniti il più localmente possibile e non devono costituire un mezzo di pressione per indurre i Paesi ad accettare gli Ogm. Gli alimenti non devono essere mai usati come arma politica. (…).

Chi decide?

Dichiariamo il nostro appoggio al riformato Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale (Cfs) e sottolineiamo l’impegno mostrato rispetto a questo importante organismo dai capi di Stato presenti al Vertice Fao. Evidenziamo l’importanza fondamentale del nuovo Cfs per la formulazione di politiche internazionali sull’alimentazione e sull’a-gricoltura nell’ambito del sistema Onu: al suo interno le co-noscenze e le prospettive di quanti con il loro lavoro quotidiano hanno alimentato l’umanità per generazioni non sono solo ascoltate ma anche applicate. Insistiamo sul ruolo centrale del Diritto Umano all’Alimentazione come principio guida di tutto il lavoro del Cfs. Esprimiamo la nostra preoccupazione per il fatto che esso non stia ricevendo l’appog-gio finanziario appropriato ed esortiamo gli Stati membri della Fao a sostenerlo con adeguate risorse finanziarie. (…). In questo senso, siamo molto preoccupati per il programma globale su agricoltura e sicurezza alimentare proposto dalla Banca Mondiale, trattandosi di un’istanza non democratica né trasparente, condannata a ripetere gli errori del passato. Finché istituzioni come l’Organizzazione Mondiale del Commercio continueranno a privilegiare gli interessi commerciali al di sopra delle persone emarginate e denutrite, la fame continuerà a lacerare il mondo.

La società civile ha giocato un ruolo fondamentale nel processo di riforma del Cfs, aprendo uno spazio critico che abbiamo intenzione di occupare pienamente e in modo responsabile ed efficace. (…) Pur apprezzando il lavoro realizzato e riponendo grandi aspettative sui futuri risultati del Cfs, seguiremo con attenzione i lavori per assicurare che gli Stati membri rispettino l’impegno a creare un meccanismo efficace, con forte capacità di coordinamento a tutti i livelli e in grado di sviluppare un quadro strategico globale per la sicurezza alimentare e la nutrizione.

La fornitura ecologica di alimenti

L’attuale fornitura ecologica di alimenti assicura la nutrizione della grande maggioranza della popolazione mondiale, tanto nelle aree rurali come in quelle urbane (più del 75%). Le nostre pratiche pongono al centro l’alimentazione delle persone e non il profitto delle multinazionali. Si tratta di pratiche sane, diverse, locali, in grado di raffreddare il pianeta.

Ci impegniamo a rafforzare e promuovere il nostro modello ecologico di approvvigionamento di alimenti nel quadro della sovranità alimentare, per rifornire tutte le popolazioni, anche quelle delle aree marginali. Le nostre pratiche, dando la priorità all’alimentazione delle persone a livello locale, minimizzano gli sprechi e le perdite di alimenti ed evitano i danni causati dai sistemi di produzione industriale. L’agricoltura contadina è resistente, può adattarsi al cambiamento climatico e mitigarlo. (…). Intendiamo difendere e sviluppare la nostra biodiversità agricola, peschiera e animale dall’aggressiva mercantilizzazione della natura, degli alimenti e della conoscenza, facilitata dalle “nuove rivoluzioni verdi”. Esortiamo a una moratoria globale degli Ogm. Gli Stati devono proteggere e regolamentare adeguatamente i mercati nazionali di alimenti. (…).

Siamo innovatori, costruiamo conoscenze a abilità. Riportiamo in auge le sementi locali e le varietà di bestiame e di specie acquatiche per un clima in via di cambiamento. (…). Rifiutiamo il controllo della ricerca da parte delle multinazionali e non intendiamo partecipare a forum che le vedano protagoniste. Promuoveremo le nostre innovazioni attraverso i nostri mezzi di comunicazione e mediante programmi di formazione, educazione e diffusione delle informazioni.

Rafforzeremo le nostre reti alimentari rurali-urbane. (…). Ci impegniamo a ridurre le distanze tra distributori di alimenti e consumatori. (…). Rivendichiamo un linguaggio sull’alimentazione che ponga l’accento sulla nutrizione e su una dieta variata, escludendo la carne proveniente da sistemi industriali.

Il controllo sulle risorse per la produzione di alimenti

Bisogna porre fine all’accaparramento della terra da parte del capitale transnazionale, intensificatosi con la crisi alimentare globale, la deforestazione e la privatizzazione della gestione dell’acqua. (…). I Paesi e le compagnie stanno collaborando in allarmanti pratiche di accaparramento delle terre: in meno di un anno, più di 40 milioni di ettari di terra fertile in Africa, Asia, America Latina ed Europa dell’Est sono state usurpate, con il risultato che gli interessi dell’esporta-zione hanno soppiantato la produzione locale di alimenti. (…).

Esigiamo riforme agrarie integrali che assicurino i diritti individuali e collettivi/comunitari all’accesso e al controllo dei territori. (…). Tali riforme dovranno garantire alle donne e ai giovani piena uguaglianza in termini di opportunità e di diritti alla terra e ai beni naturali, risarcendoli per la discriminazione storica e per quella attuale.

L’accesso all’acqua è un diritto umano fondamentale. L’acqua deve restare un bene comune, il cui uso e la cui gestione non possono essere assoggettati ai meccanismi di mercato. Le riforme in questo ambito devono dare riconoscimento legale, protezione e sostegno al diritto collettivo delle comunità di pescatori a piccola scala ad accedere alle risorse marine.

Bisogna porre fine (…) all’espropriazione delle terre, delle ricchezze naturali e dei territori delle comunità locali realizzata attraverso concessioni economiche, grandi piantagioni, agricoltura industriale e acquicoltura, turismo, grandi infrastrutture. (…).

Il diritto al territorio dei popoli indigeni implica una visione della natura come un essere vivente essenziale per l’identità e la cultura delle comunità e dei popoli. Come stabiliscono gli articoli 41 e 42 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, esortiamo la Fao ad adottare una politica che riconosca i diritti territoriali dei popoli indigeni e la loro partecipazione al processo decisionale sulle risorse. (…).

Rifiutiamo la proprietà intellettuale su risorse viventi come semi, piante e animali. (…). Le sementi devono restare nelle nostre mani. Continueremo a valorizzare e a sviluppare le nostre conoscenze tradizionali di pescatori, allevatori e agricoltori per poter alimentare le nostre comunità in modo sostenibile. I nostri canti e i nostri racconti esprimono la nostra cosmovisione e sono di vitale importanza per conservare la nostra relazione spirituale con la terra.

Gli impegni della Società Civile

Ci impegniamo a incrementare il nostro livello di organizzazione, a costruire alleanze forti e trasversali e a promuovere azioni congiunte, articolazioni, scambi solidali, per parlare con una sola forte voce a favore della sovranità alimentare. Siamo convinti che solo il potere dei popoli organizzati possa ottenere i cambiamenti necessari, e per questo il nostro compito principale consiste nell’informare, coscientizzare, organizzare e mobilitare le persone.

(…) Esigiamo giustizia di genere e rispetto dei diritti delle donne, compresi i diritti comuni di proprietà. I nostri diritti alle sementi e alle risorse produttive, il nostro sapere e i nostri contributi al miglioramento della resistenza di certe specie devono esseri rispettati, valorizzati e protetti. Devono essere garantite alle lavoratrici rurali e alle loro comunità condizioni di lavoro sicure e salari giusti.

I giovani partecipanti al Forum ribadiscono che la gioventù è la chiave per lo sviluppo e la realizzazione di politiche agricole ecologiche e socialmente sostenibili. Tutti gli organismi decisionali devono garantire la partecipazione dei giovani. Insistiamo sulla necessità di un’educazione in tema di agricoltura, pesca e allevamento (formale e informale) fin dalla giovane età (…).

Il nostro impegno rispetto alla sovranità alimentare include la richiesta che il Cfs venga ribattezzato e trasformato in “Comitato di Sovranità Alimentare Mondiale” e che si dichiari una moratoria sugli agrocombustibili.

Ci impegniamo ad assumere collettivamente le nostre responsabilità per mobilitarci per la sovranità alimentare a tutti i livelli, da quello locale a quello internazionale. (…). Sovranità Alimentare ora!