Giano bifronte

di Anna – L’Aquila
da http://miskappa.blogspot.com/

La Provincia di L’Aquila, nella persona della Presidente Stefania Pezzopane, ha consegnato il 15 dicembre a Guido Bertolaso il premio “Guerriero di Capestrano 2009″, per l’impegno profuso in favore de L’Aquila durante i mesi di emergenza post-sisma. Siamo alla quarta edizione. Negli scorsi anni il riconoscimento è stato conferito a quanti si sono distinti nel campo dell’archeologia, della poesia, della narrativa ed ai politici impegnati nel settore culturale. Immagino che quest’anno la Provincia abbia avuto ben altro a cui pensare che indire concorsi e formare giurie. Quale migliore occasione per insignire, senza concorso alcuno, il capo della Protezione Civile? In emergenza si agisce d’emergenza. Sono perplessa. E non capisco.

Non più tardi di cinque giorni fa, la Presidente, insieme con il Sindaco, chiamava alle armi il popolo aquilano per manifestare a Roma contro le tasse,reintrodotte per i terremotati, e contro la gestione fallimentare del dopo sisma. Puntualmente ha citato tutti i punti dolenti della nostra tragica situazione. Dal mancato alloggio per i senza tetto, all’economia disastrata e alla mancanza di piani e danaro per la vera ricostruzione. Oggi si premia Bertolaso e gli si apre la strada per ricevere la cittadinanza onoraria. La signora Pezzopane mi appare fortemente confusa. O forse no. A marzo si voterà per rinnovare la presidenza della provincia. Ed è bene prendere voti da una parte e dall’altra, per non restare invisi ad alcuno. Bertolaso lo ha detto chiaramente stamani :” tutte le decisioni sono state prese, democraticamante, in comune accordo con le amministrazioni. Una volta deciso, non si è guardato in faccia nessuno”.

I nostri amministratori, entrambi PD, hanno annuito. I nostri amministratori non hanno esercitato la democrazia, mai consultando i cittadini che numerose volte si sono posti propositivamente nei loro confronti. I nostri amministratori hanno permesso alla protezione civile di agire indisturbata sul nostro territorio. E ci hanno estromessi. Ora, in vista delle elezioni, si tenta di cavalcare i due fronti: quello del potere e quello della popolazione che vive sulla propria pelle la drammaticità della gestione del territorio e degli esseri umani. La mia ultima osservazione scaturisce dalla perplessità nel constatare che si premia chi è coinvolto nell’indagine della magistratura per il mancato allarme e per l’assenza di un piano di emergenza e di evacuazione della nostra città. Sarebbe stato opportuno lasciar lavorare i giudici, iniziare poi a vedere anche un timido segno di rinascita della città, vedere gli Aquilani con un tetto sulla testa, prima di affrettarsi a consegnare premi ed onorificenze. Ma le elezioni incalzano.

A rischio di diventare ripetitiva, pubblico i dati aggiornati. Dati che parlano da soli:
• 8.400 sono i cittadini nelle C.A.S.E.;
• 18.000 si autogestiscono, senza contributo da parte dello stato, poiché l’esigua somma di danaro, promessa dalla protezione civile quale contributo di autonoma sistemazione, è ferma al mese di agosto;
• 20.000 sono le persone assistite negli alberghi e nelle case;
• nessun dato si ha degli invisibili, coloro, cioè, rientrati nelle case agibili, parzialmente agibili, pericolanti o in camper, roulotte, casette in legno e container comprati a proprie spese.

Tutto questo è stato scritto dall’associazione “Cittadini per i cittadini” su un volantino che abbiamo distribuito alla premiazione. Personalmente l’ho consegnato al Sindaco, alla Presidente della Provincia ed al dottor Bertolaso.

Caro Babbo Natale…

mai ti ho scritto, neanche quando ero bambina. Ai miei tempi scrivevo alla Befana. E chiedevo cose utili. L’inutile non poteva essere persino desiderato. E allora erano libri, e quaderni. E quel maglioncino caldo. O le scarpe, ché le vecchie erano rotte. E si prometteva, in cambio, di essere buoni. Non si chiedevano cose impossibili da ricevere. Non voglio chiederle a te. Neanche oggi che son grande. Non ti chiedo di ridarmi la mia città come era, so che non puoi farlo. So che non posso chiederti di svegliarmi, il 25 mattina, e di trovare tutto come prima. La mia casa calda ed accogliente. La mia città fredda e meravigliosa. Tutti che dormono ancora ed io a ravviare le ceneri ancora vive ed a rassettare i fasti del cenone. I regali scartati sotto l’albero e la vita che scorre tranquilla.

Guardare dalla vetrata la fuga dei tetti intatti. E la città che si sveglia pigramente nel giorno di festa. E sentire i rumori. E le voci. Uscire con la spazzatura da gettare e far scivolare lo sguardo sui selci della mia L’Aquila. E assaporare l’aria carica dell’odore dei camini . E le luci della notte ancora accese. E le prime campane. E poi la gente. E la vita. Voglio, invece, chiederti una cosa possibile, ma difficile. Vorrei che gli Aquilani alzassero il capo. E scoprissero di essere quel popolo fiero che ci dicono di essere. Vorrei che sentissero che possono farcela. Non chiudendosi in se stessi. Individualmente. Nella disperazione.E nella rassegnazione di fronte a qualcosa che sentono più grande di loro.

O, peggio ancora, nella ristretta visuale del proprio orticello da coltivare. Senza pensare a quello degli altri. Senza sentire che l’ingiustizia perpetrata sul vicino è un’ingiustizia perpetrata su tutti.Vorrei che capissero che solo insieme si può rinascere. Facendo progetti. Ed avendo sogni. Nei quali credere tenacemente. Credere che uniti si possa vincere su chi pretende di decidere per noi. Indicare vie di uscita, condivise. Partecipare. Ecco, Babbo Natale, ti chiedo di infondere negli Aquilani il desiderio profondo di partecipazione. Partendo dalle piccole cose. Anche dai bisogni primari. Partendo dal privato che diventa momento di condivisione. E preziosa esperienza da aggiungere a quella degli altri. Incontrarsi e parlare. E progettare. E crederci. E allargare pian piano le ali. Per poi, non importa quando, anche fra tanto, iniziare a volare.