Palazzo Chigi Spa

di Alberto Puliafito
da www.carta.org

Il vero retroscena della nascente Protezione civile servizi Spa è il premierato forte. Sarebbe l’escamotage per una sorta di riforma costituzionale camuffata, portata avanti con un decreto legge e senza dibattito parlamentare. L’allarme è partito il 23 dicembre a L’Aquila. Per governare questo paese ho bisogno dei poteri della Protezione civile». Lo diceva Silvio Berlusconi pochi giorni dopo il sisma aquilano. Detto, fatto: il vero retroscena della nascente Protezione civile servizi Spa – il cui uomo immagine, Guido Bertolaso, tenta la santificazione non solo sul suolo patrio ma anche ad Haiti – è il premierato forte. Insomma, la riforma costituzionale che Silvio Berlusconi sogna da anni può arrivare anche attraverso un decreto legge di stampo governativo. Senza dibattito parlamentare.

Chi lo dice? Lo dicono i fatti e i documenti che vengono descritti il 23 gennaio a L’Aquila. Presenti politici, giornalisti, sindacalisti, semplici cittadini aquilani, si tiene un incontro informativo dal titolo Protezione Spa, sul recente operato e sulle modifiche che sta subendo il dipartimento nazionale di protezione civile. Un incontro da cui emergono tutte le ombre dell’ormai famigerato decreto 195 del 30 dicembre 2009. Di luci, a dire il vero, ce ne sono ben poche. E non solo nel decreto in sé, ma proprio nell’uso della Protezione civile che viene fatto dall’inseparabile duo Berlusconi-Bertolaso dal 2001 in avanti – con consenso pressoché bipartisan – fra tanti grandi eventi e poche emergenze. Quando arriva l’emergenza vera, a L’Aquila, diventa chiaro, definitivamente, che si può andare in deroga alle leggi vigenti anche per le grandi opere [come altro si può definire, il Piano C.A.S.E. con le sue 19 new town?]. E così, L’Aquila diventa banco di prova, esperimento per il futuro.

Al microfono, gli interventi, sfilano uno dopo l’altro, Manuele Bonaccorsi, autore di «Potere assoluto. La Protezione civile al tempo di Bertolaso»; Alessandro Tettamanti, del comitato aquilano 3e32, che parla della militarizzazione della città dopo il sisma; Daniele Nalbone che fa un excursus sui mondiali di nuoto a Roma – gestiti dal Dpc in quanto «grande evento» – l’avvocato Valentini, che ha denunciato il dipartimento di protezione civile per omicidio colposo stante la mancata prevenzione; Angelo Venti, giornalista di Libera che lavora dal 6 aprile all’Osservatorio sulla ricostruzione, esponenti degli RdB, un urbanista che critica duramente il ridisegno della città de L’Aquila fatto a colpi di ordinanza. Insomma, è evidente come, già prima della Spa, grazie a un altro decreto di un precedente governo Berlusconi 2001, la Protezione civile posta sotto controllo diretto della Presidenza del consiglio dei ministri goda di potere enorme [ordinanza e deroghe], bilancio illimitato e nessun controllo da parte della Corte dei conti. Con la costituzione della Spa le cose peggioreranno: il consiglio di amministrazione della stessa verrà nominato direttamente dalla Presidenza del consiglio, che ne definirà anche lo statuto, un codice della Protezione civile cui si sta lavorando e che tira in ballo «calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità e estensione devono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari». Senza mezzi termini, è Giovanna Martini [circolo Pd della Protezione civile] a rilevare: «Questo decreto ha realizzato il premierato forte. Forse dovremmo parlare di Palazzo Chigi Spa».

La genericità del mandato della Spa conferisce alla Presidenza del consiglio dei ministri un potere pressoché assoluto. Come? Lo spiega Paola Agnello Modica [Cgil]: nel decreto, c’è un’estensione dell’emergenza alle «situazioni di emergenza socio-economico-ambientali». Una dicitura talmente ampia, talmente indeterminata e ambigua da poter essere applicata in qualunque contesto. Magari, anche uno sciopero che disturba può entrare nel novero di questi eventi emergenziali, la cui definizione non è data ma verrà stabilita di volta in volta. Sempre dal presidente del consiglio. Non basta. Si afferma, nel decreto, che la Spa lavorerà in maniera «prevalente» per il dipartimento della protezione civile. Altra ambiguità, altri spiragli. Infine, la Spa potrà avere utili: si passa dal concetto costi-benefici al concetto costo-ricavi, allontanandosi moltissimo dal principio di sussidiarietà. E si può andare in deroga a tutto, tranne ai non meglio specificati «assi principali dell’ordinamento italiano ed europeo». Ennesima ambiguità che richiederà interpretazioni.

E intanto, in attesa di interpretazioni, il decreto è fatto. I numeri per l’approvazione in parlamento ci sono. E anche l’obiezione di incostituzionalità che verrà sollevata – lo dichiara la senatrice Pd Maria Fortuna Incostante – avrà bisogno di un suo iter. Nel frattempo, ecco l’emergenza carceri. L’emergenza Haiti. E poi, magari, ci saranno l’emergenza Tav, l’emergenza centrali nucleari, l’emergenza dissenso: tutte le emergenze che possano essere definite «socio-economico-ambientali». Che potranno essere affrontate con discrezionalità e in deroga alle leggi.
Altro che appalti d’oro e conti non controllati. La partita è molto più grossa: questo è l’ennesimo attacco alla democrazia, che arriva attraverso un decreto diabolico e l’apparenza angelica del dipartimento di San Guido Bertolaso. Un’immagine mediatica «buona» e «del fare» che rende difficile la critica. L’allarme è partito il 23 gennaio da L’Aquila, il territorio che, ultimo in ordine di tempo, ha subito il comando e il controllo del potere assoluto. C’è da chiedersi se verrà raccolto dalla politica e dalla società civile.