Pensierino pasquale

di p. Fabrizio Valletti sj
da www.cdbitalia.it

Scampia (Na), Pasqua 2010

Di fronte al moltiplicarsi di avvenimenti che manifestano un grave e permanente degrado dell’etica finanziaria e pubblica ci si può chiedere se il fenomeno sia circoscritto ad alcuni settori o personaggi più esposti alla corruzione, o sia una diffusa prassi condivisa e giustificata dalla coscienza collettiva. Viviamo nella cristianità il tempo quaresimale e l’invito alla conversione risuona ogni volta che ascoltiamo la Parola dell’antico Israele o la testimonianza della prima chiesa, su quanto ha proposto Gesù di Nazareth o hanno creduto e vissuto i primi apostoli.

La fragilità e la debolezza della condizione umana sono presentate e illustrate con lo sguardo comprensivo di chi, come espresso da parte dello stesso Creatore, nutre sempre la speranza nella libera disposizione al cambiamento da parte di chi è nell’errore. Il perdono e la misericordia sono le espressioni più nobili dello spirito umano, che incarna tutta la ricchezza dell’amore di chi non vuole abbandonare le sue creature.

Qualcosa si presenta come attacco a questa dimensione spirituale, come offesa alla stessa possibilità di vivere gli ideali più belli della società, nel rispetto del bene comune e soprattutto nella salvaguardia di chi più debole, fa fatica per riconoscere ed affermare i legittimi diritti.

Non solo l’uragano del potere, dell’avidità e del tornaconto personale invade ogni sfera della nostra società, ma la stessa legittimazione di quanto è disonesto e immorale viene presentata come modello di affermazione e di valore.

Ci si domanda se il sentire comune sia talmente inquinato, da approvare e condividere quanto alcuni esponenti del potere economico e politico vanno praticando nella successione di scandalosi comportamenti e di decreti legislativi che difendono interessi particolari. All’interno della stessa chiesa sembra che tanta mancanza di etica sociale passi in secondo piano rispetto ad altre preoccupazioni pure importanti.

E’ confortante constatare che sia lo spirito evangelico, sia l’ispirazione civile che ha dettato la Costituzione del nostro paese, pongano l’uguaglianza dei cittadini come valore irrinunciabile, sia sul piano dei diritti, sia nella sfera dei doveri. E’ questo un criterio di garanzia che affranca i più deboli e limita la violenza dei prepotenti. Se viene a cadere una simile cornice, il quadro degli avvenimenti e il ritratto delle persone risulteranno sfigurati. Che questo sia già una realtà ce lo rivelano le sofferenze di molta parte della popolazione, con le espressioni di massima insicurezza per gli anziani,per le donne, per i giovani, per gli immigrati, per tutti coloro che si trovano in condizioni di nuova povertà.

Il mito della ricchezza e dell’apparente successo, la spinta all’immediata soddisfazione dei bisogni, l’illusoria difesa delle identità di ogni specie, culturali, religiose, economiche o sociali, non sono altro che il muro su cui sta scontrandosi l’aspirazione di chi reagisce e resiste per una società più giusta.

L’invito evangelico al cambiamento, come avviene per analoghe esperienze dell’ebraismo e dell’Islam, per una sobrietà di vita, per la salvaguardia della natura, per l’equa distribuzione delle risorse, per l’affermazione della giustizia, risuona nelle nostre coscienze e si incontra con i migliori desideri che sappiamo vivi in noi. Ogni desiderio, perché possa trasformarsi in azione personale e comune, ha bisogno di esprimersi in un progetto, meglio se condiviso con altri.

E’ il mio augurio per questo tempo che ci vede sofferenti per tante cause di violenza e di ingiustizia, ma anche segnati da quel virus di speranza che ogni azione educativa, di condivisione e di comunione porta nei nostri cuori. E’ il mistero pasquale che si ripropone nel segno del dolore e della rinascita.