Attentati di Mosca, l’ombra dei servizi

Di Enrico Piovesana
Da www.peacereporter.net

Gli oppositori di Putin sospettano che dietro le bombe vi sia una strategia della tensione volta a contrastare la crescente mobilitazione antigovernativa. All’indomani degli attentati nella metropolitana di Mosca che hanno causato la morte di 39 persone, Garry Kasparov, l’ex campione mondiale di scacchi, oggi leader dell’opposizione più radicale al regime putiniano, ha puntato il dito contro i servizi segreti russi avanzando dubbi sulla matrice caucasica e dicendosi preoccupato che questa tragedia venga sfruttata dal premier Vladimir Putin per “azioni energiche” contro il crescente malcontento, il moltiplicarsi delle proteste e la stessa opposizione. “Il prossimo passo che possiamo attenderci – ha dichiarato Kasparov – potrebbe essere l’accusa all’opposizione di tenere rapporti con la clandestinità armata cecena”.

Come nel 1999? Molti in Russia non hanno dimenticato la vicenda del coinvolgimento dei servizi segreti russi (Fsb) negli attentati ai condomini di Mosca, Volgodonsk e Buinaksk che nel settembre del 1999 uccisero oltre 300 persone. I vertici dell’Fsb incolparono subito i separatisti ceceni, scatenando un’ondata di nazionalismo che spianò la strada del Cremlino all’ex capo dell’Fsb, Vladimir Putin (in carica fino al mese prima) e garantì un ampio sostegno popolare alla seconda guerra in Cecenia. Terroristi dell’Fsb.

Una settimana dopo le stragi, nella città di Ryazan due terroristi vennero arrestati dalla polizia dopo aver piazzato in un altro condominio detonatori ed esplosivo dello stesso tipo di quello usato negli altri attentati. I due uomini, dopo aver mostrato il tesserino dell’Fsb, vennero immediatamente rilasciati su ordine di Mosca. Nikolai Patrushev, direttore dei servizi segreti, si giustificò dicendo che si trattava di un’esercitazione per testare le capacità di reazione della polizia e l’inchiesta venne secretata. Nei mesi successivi, emerse che la sostanza esplosiva usata negli attentati, l’hexogen, proveniva da un deposito governativo e che le cantine di tutti i palazzi nei quali le bombe erano piazzate erano stati affittate poco prima degli attacchi da Vladimir Romanovich, ex agente dell’Fsb.

Litvinenko & Co. Il ruolo dei servizi segreti russi negli attentati fu pubblicamente sostenuto dal vicepresidente della Commissione d’inchiesta governativa sugli attentati, Sergei Yushenkov (che verrà assassinato da ignoti nel 2003), suffragato dalle rivelazioni pubblicate in un libro dall’ex agente segreto Alexander Litvinenko (che sarà mortalmente avvelenato nel 2006) e dimostrato dalle inchieste indipendenti svolte dai giornalisti della Novaya Gazeta (il giornale della Politkovskaya). Successive rivelazioni a sostegno della ‘pista interna’ provocarono altri misteriosi decessi, minacce di morte e arresti per ‘violazione di segreti di Stato’. La possente macchina di propaganda mediatica e politica del Cremlino fece il resto.

Putin in difficoltà. Nel settembre del 1999 Putin aveva bisogno di creare le premesse per il suo avvento al potere.
Nel febbraio del 2004 quando altri attentati attribuiti ai ceceni colpirono la metropolitana di Mosca uccidendo 41 persone, Putin era in piena campagna elettorale per ottenere il secondo mandato presidenziale.

Oggi l’ex dirigente dell’Fsb fronteggia una crescente opposizione popolare al suo governo, dovuta alle sempre più gravi difficoltà economiche di gran parte della popolazione. Nelle scorse settimane in Russia ci sono state le più grandi manifestazioni antigovernative degli ultimi anni, con centinaia di migliaia di persone scese in piazza per chiedere le dimissioni del premier. Sabato scorso, due giorni prima degli attentati di Mosca, le opposizioni avevano proclamato una ‘giornata della rabbia’ organizzando manifestazioni in cinquanta diverse città e preannunciando una primavera di crescente mobilitazione. Ma ora, dopo le bombe e il terrore, le cose sono cambiate.