Ma faccia il piacere, eminenza!

di Randolph Ash
da www.aprileonline.info

La differenza tra Italia e Francia è tutta qui (almeno per quel che riguarda i rapporti con la Chiesa cattolica). Due paesi a larghissima maggioranza cattolici, in entrambi non mancano gli integralisti (alla mons. Lefebvre) e i bigotti. In Francia la scorsa settimana si sono svolte le elezioni regionali, in Italia si svolgeranno la settimana prossima. Non risulta che la Chiesa francese sia intervenuta in tema di aborto e di unioni omosessuali: se l’avesse fatto sarebbe stata ricoperta di contumelie da parte di tutto lo schieramento politico, sarebbe stata zittita e le si sarebbe ricordato il suo ruolo in uno stato laico, che non è quello di fare politica

In Italia, no: le parole del capo della CEI sono state accolte con manifestazioni di giubilo dal centrodestra come un graditissimo aiutino che vale qualche centinaio di migliaia di voti in più (o almeno così pensano). Il fatto che aborto e unioni omosessuali non hanno nulla a che fare con le competenze delle regioni non ha frenato il cardinale Bagnasco. Evidentemente seguendo la linea Berlusconi, secondo il quale queste sono “elezioni politiche”, gli ha dato un assist, dopo di che pensi lui a fare gol.

A ben pensarci c’è anche una differenza significativa tra Italia e Germania, altro paese a larghissima maggioranza cristiana (tra cattolici e protestanti), questa volta sullo scandalo dei preti pedofili. Dopo le notizie delle violenze nei confronti dei poveri passeri di Ratisbona e delle pluridecennali coperture da parte delle gerarchie cattoliche nei confronti dei sacerdoti criminali, il cancelliere Angela Merkel ha espresso tutta la sua indignazione per il comportamento della Chiesa tedesca. Dopotutto, se la pedofilia è un crimine anche la copertura della pedofilia lo è. Si tratta di comportamenti omertosi, in senso generale mafiosi, e più specificamente di reati gravi e gravissimi come il favoreggiamento, l’omessa denuncia, la distruzione delle prove, la minaccia nei confronti delle vittime, fino alla correità. E così Angela Merkel si è indignata e ha preteso a gran voce che si faccia chiarezza e che l’andazzo finisca.

In Italia no. Sulla cosa in sé, la pedofilia, evidenziata in decine di denuncie (e siamo solo all’inizio), Silvio Berlusconi è stato muto. Ha invece espresso “solidarietà al Santo Padre”. Solidarietà per cosa? Perché sta passando un momentaccio? Perché stanno venendo a galla le conseguenza di decenni di coperture e di insabbiamenti voluti anche e soprattutto da lui quando era prefetto della congregazione della fede e inviava imperiose direttive al clero affinché le vicende di pedofilia venissero trattate “con discrezione”, non finissero sui giornali e soprattutto non a conoscenza della magistratura? I giuramenti al silenzio imposti alle vittime non erano scelte arbitrarie dei singoli vescovi ma obbedivano alle specifiche direttive del cardinale Ratzinger.

E così la “lettera di solidarietà del capo del governo italiano” — un unicum in tutto il mondo dal momento che nessun altro capo di stato o di governo ha ritenuto di fare lo stesso — ha il sapore di un messaggio obliquo, ovvero di un volgare do ut des politico: io ti esprimo solidarietà, ma tu dammi una mano per vincere le elezioni nel Lazio e in Piemonte, dove due candidate donne del centrosinistra hanno buone probabilità di vincere. Non importa se siano “abortiste” o meno e in che misura (lo sono e in misura diversa), voi bollatele lo stesso. Ha anche un altro sgraditissimo sapore, anche questo ahimé caratteristico dell’infelice momento in cui versano la politica e il costume italiano: due anziani uomini, diversi per vizi, virtù e esperienza di vita, ma accomunati dalla gestione incontrastata del potere sulle rispettive gerarchie, due “maschi capi branco” (il termine è tratto dall’etologia – nessuna offesa), si mettono d’accordo per dare addosso a due donne su una questione che riguarda soprattutto le donne, le due specificamente attaccate e tutte le altre.

Infine una nota di costume. Nella sua allocuzione il cardinale Bagnasco ha pronunciato parole severe sul fenomeno della pedofilia che sta squassando la Chiesa cattolica. Di più, ha detto di provare “vergogna” per quanto è stato fatto da esponenti del clero. Bene, bravo cardinale. Ma ci permetta una osservazione: quando qualcuno dichiara di vergognarsi per qualcosa che ha fatto o che hanno fatto i suoi sodali non lo fa così. Se davvero ci si vergogna – e il cardinale ne ha ben donde per quello che sappiamo e per quello che ancora non sappiamo, ma che lui sicuramente sa – lo si fa con un altro stile. Lo si fa con umiltà, a testa bassa e con la voce rotta dalla commozione. Lo si fa come hanno fatto il cardinale primate di Germania e il cardinale primate di Irlanda. Entrambi hanno ammesso le loro colpe, si sono scusati, si sono vergognati, hanno promesso di non farlo più e poi sono usciti a testa china.

In Italia invece assistiamo all’insolito spettacolo dell’ “ipocrisia della vergogna”, come quando una mamma chiede ad un bambino di chiedere scusa per una marachella e quello a denti stretti dice “scusa” e poi ritorna a giocare come se nulla fosse. Eh no, cardinale. Dire di vergognarsi non basta: bisogna anche mostrarsi contriti e possibilmente esserlo. Non stiamo parlando di una marachella, ma di crimini odiosi commessi da preti e coperti da vescovi. Dia retta Eminenza, come minimo, dopo la professione di vergogna, avrebbe fatto migliore figura a stare zitto, almeno per qualche ora. Lei può ovviamente pensare e dire ciò che meglio crede, ma ricordi che l’autorità morale, per essere tale, deve essere credibile. A dir poco, non era il momento di continuare come se niente fosse pretendendo di impartirci lezioni di “morale sessuale”, sull’aborto e sulle unioni omosessuali, cose di cui oltretutto – pedofilia a parte — lei non sa e non capisce assolutamente nulla.