Centralismo autoritario il vero male oscuro del cattolicesimo

Di Marcello Vigli
Da www.italialaica.it

Certamente una Pasqua così non se l’aspettava nessuno in Vaticano: il papa sotto accusa nella stampa internazionale, caccia ai preti pedofili in quasi tutti i paesi, disorientamento nella comunità ecclesiale. Eppure non è questo il guaio maggiore che sta attraversando l’istituzione ecclesiastica che solo dieci anni fa celebrava i suoi fasti nel giubileo del duemila. Pur se a fatica la Chiesa sta fronteggiando la situazione. L’impegno di Benedetto XVI a sanare la piaga, gli interventi di diversi episcopati, non ultimo quello austriaco che ha affidato ad una donna “indipendente” il compito di sovraintendere al processo di emersione dei casi, il comportamento dell’episcopato tedesco, la piena collaborazione accordata in Irlanda (ed anche in Italia, non si poteva ormai fare diversamente) agli interventi della magistratura, sono il segno che si corre ai ripari. Ci vorrà del tempo, molto, perché passi, ma alla fine la bufera passerà, anche se non è prevedibile a quale prezzo.

Ben più grave è che non si coglie l’occasione per riflettere sulla contraddizione di fondo che conferma l’inadeguatezza dell’Istituzione ecclesiastica, ingessata in strutture arcaiche, a veicolare il suo messaggio in un tempo in cui l’incomunicabilità fra il virtuale e il reale si va riducendo. Nessuna struttura di governo è ormai impenetrabile alle incursioni del sistema di comunicazione. Può impedirlo con la forza delle armi, se ne dispone, ma non è questo il caso della gerarchia cattolica. Quest’ultima incursione ha evidenziato in modo inequivocabile che il modello centralistico e verticistico con cui gestisce la Comunità dei credenti rende impotenti gli anticorpi destinati ad evitare errori irreparabili.

Quando il cardinale Ratzinger ha cercato di avocare alla Santa sede il compito di arginare l’esplosione delle informazioni sulla diffusione della pedofilia fra i preti agiva con le migliori intenzioni possibili. L’intento di insabbiare era nella logica propria di una struttura che non può permettersi di ammettere di essere “peccatrice” se non dopo secoli da quando i peccati sono stati commessi perché ogni parte coinvolge il tutto e il centro non può permettere deroghe in periferia. Il Concilio aveva avviato l’inversione di tendenza responsabilizzando un’assemblea permanente dei vescovi: il Sinodo. Ma è stato depotenziato a organo puramente consultivo. Non c’è quindi spazio per i dissenzienti neppure fra la gerarchia, nessun potere alle chiese locali che pure il Concilio aveva rivalutato. Anche nella drammatica vicenda di questi giorni chi dissente o, magari, rema contro il papa dall’interno, non manca di profittare delle difficoltà in cui si trova, come appare da dichiarazioni esplicite o manovre nascoste.

S’insinuano dubbi e velate critiche sull’azione del papa o dei suoi collaboratori. Si profitta per discettare, senza incorrere nei fulmini dell’autorità, del celibato obbligatorio fingendo di prendere sul serio la tesi di chi pensa che sia da considerarsi responsabile della pedofilia diffusa. Ci si interroga, più opportunamente, sulla formazione del clero in chiave sessuofobica. Si grida al complotto anticattolico.

Nessuno affronta apertamente però questo problema centrale profittando per rilanciare la necessità di riprendere il processo di aggiornamento del sistema di governo della Chiesa avviato dal Concilio attraverso il decentramento dei poteri: col potenziamento delle Conferenze episcopali e la responsabilizzazione dei laici. Questa, però, non può più essere affidata solo ai Consigli o Comitati, previsti dal Concilio, ma al confronto reale e alla piena libertà di discussione. Così pure non si stanno traendo tutte le conseguenze dell’altro grande scandalo emerso dal rapporto della commissione d’indagine vaticana sui Legionari di Cristo. Si è scoperto che non solo il capo carismatico e indiscusso era una autentico puttaniere che aveva seminato diversi figli con i quali sembra intrattenesse rapporti incestuosi, ma che l’intero gruppo dirigente aveva coperto questa situazione. Non ne è derivata la messa in discussione del modello centralistico e autoritario, benedetto da Giovanni Paolo II, dei cosiddetti movimenti ecclesiali dall’Opus Dei a Comunione e liberazione, dalla Comunità di Sant’Egidio ai diversi Gruppi di carismatici.

Anche al loro interno vige la più rigida disciplina fondata sulla fiducia incondizionata nei superiori la cui autorità e insegnamenti non possono essere messi in discussione, pena l’esclusione con ignominia. Il riconoscimento papale che li rende esenti dall’autorità dei vescovi diocesani sancisce questa negazione della dignità della persona. Anche di questi problemi reali dovrebbe occuparsi, oltre che della drammatica violazione dell’integrità e dei diritti di molti giovani e dello scandalo che ne deriva, un’opinione pubblica attenta alle sorti del governo di una struttura che a livello planetario organizza oltre un miliardo di fedeli.