Kirghizistan: rivoluzione Roza

di Carlo Benedetti
da www.altrenotizie.org, 8 aprile 2010

Arriva al potere nelle antiche “Valli del Paradiso” del Kirghizistan asiatico – sull’onda di un’ennesima rivoluzione locale – una donna. Si chiama Roza Isakovna Otunbayeva, ha 59 anni, ed è stata alla testa delle forze di opposizione (quelle nate al tempo della “Rivoluzione dei tulipani”, cinque anni fa) dopo aver guidato il ministero degli Esteri ed essere stata un diplomatico di alto rango nella vecchia Unione Sovietica. Eccola ora a gestire una difficilissima transizione nell’intera regione (198.500 Kmq. con una popolazione di quasi 5,5 milioni) mentre le strade della capitale Bishkek (Frunze, nel periodo sovietico) sono ancora dominate da folle che protestano attaccando i palazzi del potere. C’è ancora in atto una guerriglia urbana con scontri armati e con vittime restate sul campo. Si parla di oltre cento morti e di centinaia di feriti. Tutto questo mentre le forze fedeli al vecchio regime si stanno concentrando nel sud del paese ai confini con la Cina.

Intanto il vecchio presidente Kurmanbek Bakiev – che era stato eletto trionfalmente nel luglio 2005 con la promessa di sradicare la corruzione, di promuovere lo sviluppo economico e di democratizzare il Paese – ha lasciato la sede del governo diretto – con una mossa patetica – verso una destinazione ignota. Una fuga clamorosa per sfuggire alle ire delle folle inferocite che lo accusano di aver sperperato le ricchezze nazionali e di aver organizzato un sistema di potere mafioso e feudale.

La situazione – nonostante gli appelli alla calma del nuovo gruppo che ha preso il potere – rischia di degenerare ancor più. E si ha notizia che le truppe ancora fedeli al vecchio presidente Bakiev hanno aperto il fuoco contro i manifestanti fuori dalla presidenza e anche della sede dei servizi di sicurezza, il Gsnb (l’ex Kgb dell’epoca sovietica). Il paese, dal punto di vista economico, è allo stremo, nonostante gli aiuti ricevuti (a partire dal 2001) soprattutto dagli Usa, interessati al mantenimento di una loro base aerea militare (Manas) fondamentale per le operazioni nel confitto in Afghanistan.

Intanto arrivano da ogni parte del mondo le prime reazioni riferite ai fatti di Bishkek. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, rientrato da poco da un viaggio nelle aree asiatiche del sud, si dice scioccato per le decine di persone uccise nei disordini in corso nel Kirghizistan e fa appello al dialogo e alla calma per evitare ulteriori spargimenti di sangue. Anche la Casa Bianca manifesta preoccupazione, con il portavoce della sicurezza nazionale, Mike Hammer, che manda a dire: “Seguiamo la situazione da vicino. Siamo preoccupati dalle notizie delle violenze e dei saccheggi e facciamo appello a tutte le parti perché evitino la violenza e esercitino moderazione”.

E’ ovvio, in questo contesto, che anche Mosca è in allarme per quanto sta accadendo nella sua pur lontana periferia divenuta ora una polveriera in fiamme. Gli osservatori diplomatici puntano la loro attenzione soprattutto sulle questioni relative al petrolio. Per i russi, infatti, il Kirghizistan non è solo un “laboratorio politico” ma è anche un nodo strategico per quanto riguarda le questioni energetiche. E non c’è solo il petrolio, perché nel bilancio generale delle “ricchezze kirghise” figura anche l’uranio.

E’ a Mailj Saj, una piccola città a sud del paese, che esiste una discarica radioattiva abbandonata sin dai tempi sovietici e dove i paesi socialisti dell’epoca depositavano i loro rifiuti. Il bacino che si è creato contiene scorie di piombo, di zinco, di stagno, di mercurio. E soprattutto di uranio anche arricchito. Mosca (che in Kirghizistan ha anche una sua importante base aerea) fa ora notare che tutta questa montagna di scorie potrebbe essere salvata ed utilizzata, impedendo, di conseguenza, che il tutto sprofondi ulteriormente provocando un disastro ecologico di proporzioni gigantesche. Per ora Mosca resta alla finestra attendendo che la situazione kirghisa rientri nella normalità. C’è solo una timida affermazione di Putin fatta nelle ultime ore: “Sembra che Bakiev come già fece Akaiev destituito nel 2005, si stia dando l’accetta sui piedi”…

Ma chi scrive in questo momento dalla capitale russa è obbligato a tornare a rileggere gli appunti e le note analitiche relative al Kirghizistan (che nei tempi sovietici era denominato Kirghisia) contenute nei faldoni del suo archivio. E così ritrova le note dedicate agli incontri con l’amica Roza Otunbayeva. Quando lei viveva a Mosca e la sua casa era un centro di vita sociale e culturale. Era stata portata, in quegli anni, nella capitale dal ministro russo Anatolij Adamiscin e posta alla direzione della filiale sovietica dell’Unesco. E già in quegli anni la “piccola Roza” rivelava le sue capacità politiche e diplomatiche, mantenendo rapporti con il mondo politico e culturale di ogni paese. Nella capitale, nel suo piccolo appartamento nei pressi della “Plosciad Kommuni”, si parlava della vita politica della capitale Frunze e della sua carriera diplomatica.

Nata nel 1950 ad Osh si era laureata nel 1972 a Mosca in filosofia. Aveva poi insegnato sempre nella capitale sovietica. E nel 1981 era entrata nel Pcus. Nel 1992, in seguito alla nuova condizione d’indipendenza della sua repubblica, l’allora presidente Askar Akajev l’aveva nominata ministro degli Esteri, posizione che poi lasciò per diventare ambasciatore negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Rientrata in Kirghizistan nel 2004 fondò Ata-Zhurt (Madrepatria), un movimento filo-occidentale che chiedeva una maggiore democratizzazione e un più deciso avvicinamento all’Occidente.

Un anno dopo divenne uno dei protagonisti della “Rivoluzione dei tulipani” che rovesciò il regime del presidente Akajev. Al suo posto arrivò Kurmanbek Bakiev, fuggito ora in seguito alla insurrezione popolare. Con lui Roza divenne ministro degli Esteri nel governo provvisorio, ma non ottenne dal Parlamento la conferma nell’incarico. Dal dicembre 2007 ha poi guidato il Partito Socialdemocratico all’opposizione. Ed ora sembra raccogliere i frutti della sua attività.