Lega e Chiesa, la Santa alleanza

di Cecilia M. Calamani
da Cronache Laiche, 8 aprile 2010

La Lega ha scoperto che incamerare le sue battaglie xenofobe all’interno dei valori cristiani rende molto di più. E così il Natale diventa un’occasione per dare la caccia agli immigrati (operazione ‘White Christmas’), il crocifisso obbligatorio esposto in ogni luogo – come hanno decretato vari comuni del profondo Nord – un modo per emarginarli, le ‘radici cristiane’ una sorta di selezione dei cristiani doc, quelli che le radici ce l’hanno nel sangue, gli italiani di vecchia generazione, naturalmente bianchi

Nei giorni scorsi monsignor Fisichella, intervistato sull’esito delle elezioni regionali, ha dichiarato che la Lega “manifesta una piena condivisione con il pensiero della Chiesa”.
Molti, ascoltando questa sconcertante esternazione, hanno ricordato tutte le manifestazioni xenofobe, razziste e intolleranti della Lega, che ha fatto dei migranti il campo di battaglia preferito per il suo strabordante populismo. Quegli stessi migranti, gli ultimi tra gli ultimi, che la Chiesa da sempre dice di difendere e sostenere.

Ma forse alla Chiesa poco importa che gli stranieri siano così platealmente vessati dai padani: la Lega, infatti, sta offrendo un’aderenza più che ortodossa ai precetti cattolici: in prima linea nel difendere le ‘radici cristiane’ dell’Italia quando la Corte europea dei diritti dell’uomo ha decretato che il crocifisso nelle aule scolastiche era incompatibile con il principio di non discriminazione; in prima linea nel combattere la pillola abortiva Ru486 e la legge 194 sull’interruzione di gravidanza, in prima linea nell’osteggiare il riconoscimento delle coppie di fatto (di quelle omosessuali neanche a parlarne); in prima linea nel combattere non solo l’eutanasia, ma anche il testamento biologico. Insomma, nel cuore del popolo padano, ‘Dio, vita e famiglia’ ha sostituito il ‘Dio, patria e famiglia’ di mussoliniana memoria. La Chiesa chiude un occhio sulla persecuzione degli immigrati e la Santa alleanza è più che consolidata.

Ma, se si dà uno sguardo alle dichiarazioni di Umberto Bossi di qualche anno fa, viene il dubbio che la posta in gioco sia un po’ più alta dei precetti moralistici sulla vita e la sua sacralità. Gli italiani hanno notoria memoria corta, e forse hanno già dimenticato il continuo sbraitare del Senatur contro il clero.
Vediamo, a titolo di esempio, cosa scriveva il quotidiano della Lega, la Padania, in un corsivo di prima pagina del febbraio 2004, il giorno dopo che l’allora papa Giovanni Paolo II se ne uscì, in conclusione di un’udienza ai parroci romani, con una frase in romanesco.
“Un tempo non molto lontano erano gli impegni del (mal)governo temporale a distrarre dalla cura delle anime le tonache dello Stato pontificio. Poi ci ha pensato il Concilio Vaticano secondo a introdurre toni e ritmi più rilassati, il clergyman da viaggio e le vacanze sulla neve.
Adesso, dopo 25 anni, il Papa ha capito che far cadere il Muro di Berlino non è stato nulla in confronto alla resistenza del Muro Capitolino, il gigantesco Muro di gomma che domina il Tevere.
Del resto, alla fine dell’udienza il Pontefice ha aggiunto un inquietante: ‘Semo romani’. Cosa mai avrà voluto dire?”.

L’articolo suscitò cori di indignazione degli ex democristiani e di tutti gli attuali alleati del Carroccio (finiani in testa), ma le risposte del Senatur, invece di placare i cattolicissimi animi, alzarono ulteriormente il polverone:
“Bisognerebbe togliere l’otto per mille alla Chiesa, rimetterli a piedi nudi e dar loro la possibilità di fare i francescani. Finalmente si salverà la religione […] E’ scandaloso e inaccettabile che ci siano cardinali che parlano in nome del dio denaro. […] C’è una parte della curia che sta con la sinistra, sicuramente per ‘resistere, resistere, resistere’ anche loro come qualcun altro. Per loro i resistenti sono tali nel segno del dio denaro […] Dare troppi soldi alla Chiesa è un grosso problema. I risultati che abbiamo non mi sembrano quelli auspicati almeno dai cristiani tradizionalisti. Io sono tra questi. Non mi riconosco nella chiesa ricca, nella chiesa dei ‘sciur‘”.

Ecco la vera merce di scambio: l’otto per mille. Una cifra ghiotta (per la Cei quasi un miliardo di euro l’anno), ben diversa da quel ‘piatto di lenticchie’ di cui parla don Paolo Farinella quando dice che la Chiesa svende i suoi principi. Non li svende affatto, se li fa pagare e a caro prezzo.

La Lega, in fondo, ha solo cambiato metodo. Ora incamera le sue battaglie xenofobe all’interno dei valori cristiani, ha scoperto che rende molto di più. E così il Natale diventa un’occasione per dare la caccia agli immigrati (operazione ‘White Christmas’), il crocifisso obbligatorio esposto in ogni luogo – come hanno decretato vari comuni del profondo Nord – un modo per emarginarli, le ‘radici cristiane’ una sorta di selezione dei cristiani doc, quelli che le radici ce l’hanno nel sangue, gli italiani di vecchia generazione, naturalmente bianchi.

E, come d’incanto, Bossi a un certo punto ha smesso di sparare a zero sugli inaccettabili privilegi economici della Chiesa cattolica. Anzi, è diventato il suo miglior paladino, secondo solo a Silvio Berlusconi. In fondo sull’otto per mille si può anche chiudere un occhio. Meglio due.
La difesa dei diritti dei più deboli e calpestati della società, per la Chiesa, vale circa un miliardo di euro l’anno. E, sempre per parlare di deboli, chissà invece qual è il valore risparmiato con la copertura di decenni di casi di pedofilia nel clero, a quanto ammontano i risarcimenti mai dati alle vittime. Un’altra categoria, i bambini, che la Chiesa abbandona volentieri, insieme ai migranti. Il Dio denaro, come diceva Bossi prima della metamorfosi, ha la precedenza.