La Grecia ci riguarda

di Alfiero Grandi
da www.aprileonline.info

Come era prevedibile la crisi greca – purtroppo – è tutt’altro che risolta. L’ottimismo di maniera serve a poco. Il debito pubblico italiano, massicciamente collocato all’estero, crea una dipendenza oggettiva. Per di più il nostro debito pubblico cresce senza fare nulla per sostenere l’economia. Il paese regredisce nei grandi numeri e nel tenore di vita. Una base economica più piccola per far fronte ad un debito pubblico più grande. Se la speculazione dovesse girare verso di noi cosa accadrebbe?

La dimensione della crisi greca è presto detta. Il costo del debito pubblico greco in un’asta di titoli a 2 anni ha raggiunto l’11 %. Livello insopportabile per i conti pubblici del paese. Dalla Grecia viene un messaggio anche all’Italia perché il suo debito pubblico (oltre il 120 % del PIL) è di poco superiore a quello italiano. Certo il tasso dei titoli pubblici italiani è ora molto più basso, ma è altrettanto vero che non c’è più avanzo primario e quindi il deficit alimenta il debito. Gli acquirenti del debito pubblico italiano sono ormai in maggioranza all’estero. Tuttavia avere in maggioranza acquirenti esteri comporta una dipendenza dai mercati finanziari internazionali e dal giudizio (erratico e spesso interessato) delle agenzie di rating. Anche l’Argentina era beniamina degli economisti di Chicago e affluivano capitali esteri ma quando hanno preso la direzione opposta c’è stata la bancarotta.

Cosa accadrebbe se improvvisamente il vento girasse e gli acquirenti esteri smettessero di acquistare i titoli pubblici italiani ? Per di più, dopo la Grecia, ora è sotto tiro il Portogallo e non è finita qui, visto che anche Irlanda e Spagna sono sotto osservazione. L’ottimismo di maniera serve a poco. Certo il Governo greco precedente (di destra) aveva truccato i conti ma lo aveva fatto con il compiacente aiuto (con lauti guadagni) di grandi finanziarie internazionali che hanno costruito strumenti finanziari ingannevoli. Quelli che Warren Buffet ha chiamato armi finanziarie di distruzione di massa. Non a caso oggi Goldman Sachs, forse la più grande banca d’affari del mondo, è sotto inchiesta negli USA, con gravi accuse che comportano anche il carcere per i suoi responsabili.

Sono due i versanti che la crisi greca mette in luce. Il primo è che la speculazione finanziaria ha individuato nel differenziale dei tassi del debito pubblico da quelli tedeschi il tallone d’Achille di molti paesi. Questo differenziale dei tassi sta sostituendo il vecchio attacco della speculazione ai cambi delle monete. La Grecia è stato il primo obiettivo e la speculazione non mollerà facilmente la presa sia perché ormai la speculazione finanziaria ha sborsato molti soldi per portare la Grecia al collasso finanziario, sia perché l’Europa ha reagito troppo tardi e male, con l’atteggiamento di chi pensa che il “peccatore” (in questo caso greco) deve pagare lui stesso il prezzo della crisi.

Anche i prestiti che con grande ritardo sono stati decisi dall’Europa non bastano, costano cari a chi li usa, vanno prima o poi restituiti e paradossalmente, proprio per questo, hanno incoraggiato la speculazione. L’Europa sembra non avere capito che in gioco c’è l’euro, debole nei cambi, e l’Unione stessa. Non a caso per la prima volta c’è chi ha proposto l’uscita della Grecia dall’euro. Questa proposta per quanto sbagliata mette in luce che la vera posta in gioco è l’euro, la costruzione di una politica economica europea. La risposta europea è egemonizzata dalle chiusure nazionali. La crisi greca fa tremare i fondamenti della storia economica dell’Europa degli ultimi 15-20 anni.
Inoltre i costi sociali imposti dalle misure adottate dal Governo greco per impedire la bancarotta dello stato sono pesantissimi, generano comprensibili reazioni e non è detto neppure che saranno sufficienti. E’ in causa l’idea stessa di Europa, che al suo interno non può non avere una politica di solidarietà, di coesione sociale e di rafforzamento dell’Unione, altrimenti mette in luce una grave fragilità politica, istituzionale. Come sta accadendo alla prima vera prova l’Unione va in crisi e rischia di affossare l’euro. Per questo l’Italia dovrebbe riflettere con più serietà sul caso greco, con meno supponenza, sia perché se la speculazione dovesse vincere sarebbero guai per tutti, sia perché è in gioco l’Europa stessa. La frase di Tremonti: la crisi non è finita, è degna di Lapalisse.

Il secondo aspetto è che la speculazione finanziaria è viva più che mai ed è in grado di mordere. Nel momento più grave della crisi finanziaria, che è all’origine dell’attuale crisi economica, sono state pronunciate parole di fuoco contro la speculazione e una forte critica verso l’appoggio che ha trovato nelle banche. Poi però non è successo nulla. Passata la tempesta…la strumentazione di controllo e regolazione dei mercati finanziari mondiali è la stessa di prima. Non solo non sono stati adottati provvedimenti concreti per mettere sotto controllo la speculazione finanziaria ma è stato consentito che riprendesse vigore. Prima speculando sui prodotti petroliferi (ancora Goldman Sachs), poi sulle materie prime fino all’attacco a stati nazionali approfittando dei varchi aperti nel sistema euro. Obama sta tentando di adottare alcune misure di controllo sulle banche ma continua ad avere una visione USA-centrica che indebolisce alla fine le sue stesse possibilità. La situazione richiede misure di sistema per governare i processi finanziari mondiali. Altrimenti finisce – come è accaduto recentemente – che gli USA si facciano interpreti verso gli altri paesi delle preoccupazioni dei fondi speculativi per un possibile eccesso di regolamentazione (dove?, quando?) e questo suona contraddittorio con le dichiarate intenzioni di voler mettere sotto controllo la situazione finanziaria.

Tornando all’Italia, c’è poco da stare allegri. La Grecia preoccupa, eccome. Il debito pubblico massicciamente collocato all’estero crea una dipendenza oggettiva. Per di più il debito pubblico italiano cresce senza fare nulla per sostenere l’economia. Il paese regredisce nei grandi numeri e nel tenore di vita. Una base economica più piccola per far fronte ad un debito pubblico più grande. Se la speculazione dovesse girare verso di noi cosa accadrebbe ?
Il silenzio di Tremonti e del Governo sulla Grecia non ci salverebbe, anche se entro luglio arriverà una manovra correttiva di almeno 10 miliardi di euro. Primo assaggio di quello che verrà. Purtroppo è stata sprecata la possibilità di adottare provvedimenti seri contro la speculazione e l’unico vero provvedimento sembra essere… fare le corna, cosa in cui il Presidente del Consiglio è un vero esperto.