Acqua pubblica: una battaglia di civiltà

di Renzo Penna
da www.aprileonline.info, 17 maggio 2010

Sta procedendo bene la raccolta di firme a sostegno del referendum sull’acqua pubblica. Quello promosso da un ampio e unitario Comitato e che prevede la sottoscrizione di tre quesiti per: a) fermare la privatizzazione dell’acqua; b) aprire la strada alla ripubblicizzazione; c) eliminare i profitti dal bene comune acqua. Negli ultimi due sabati, ad Alessandria, ho partecipato ai banchetti organizzati dai compagni di Sinistra Ecologia e Libertà che, tra i primi, si sono attivati e ho potuto constatare la convinta voglia di aderire di numerosi cittadini per difendere un bene essenziale che appartiene a tutti.

Un bel segnale per tutti coloro che ritengono profondamente sbagliata la decisione dell’attuale governo di consegnare questo bene comune al profitto dei privati e delle grandi multinazionali. Una lotta generale di civiltà, un impegno volontario in controtendenza allo spettacolo indecoroso di una parte della classe politica e di potere intenta alla corruzione e al furto delle risorse pubbliche. Mentre la crisi economica acuisce le diseguaglianze e viene pagata dai soggetti più deboli. Un richiamo a tutte le forze dell’opposizione a superare particolarismi e divisioni e a costruire una credibile alternativa a Berlusconi e al berlusconismo.

Un sollecito particolare alla sua componente maggiore, quella del Partito Democratico, a lasciare incertezze e tatticismi per trovare, insieme, una convinta autonomia progettuale della politica. Che già permette a molti elettori del PD di aderire alla campagna referendaria pur in assenza di una decisione del partito. Una campagna che vuole eliminare tutte le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell’acqua.

E, per stare al nostro Paese, dove questo è successo ha immediatamente portato ad una crescita esponenziale delle tariffe, senza alcun beneficio per la qualità del servizio. Una iniziativa che intende restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per garantirne l’accesso, la tutela e conservarlo per le generazioni future. L’approvazione dei quesiti riporterà l’affidamento del Servizio Idrico Integrato alle norme del Decreto 267 del 2000. Si renderà così possibile il ricorso alle aziende speciali o agli enti di diritto pubblico che qualificano il servizio idrico come di interesse generale e senza profitti nella sua erogazione.

Ma perché è così importante questa mobilitazione sull’acqua?

Certo fonte insostituibile di vita, patrimonio dell’umanità, diritto inalienabile e universale, ma la risorsa acqua è anche grave emergenza in molte aree del mondo: ogni giorno 30.000 persone muoiono per cause connesse alla scarsità d’acqua o alla sua cattiva qualità e igiene. E, secondo uno studio dell’Onu, sono un miliardo e 200.000 le persone che non hanno accesso all’acqua potabile, e si trovano, la maggior parte di queste, in Paesi in via di sviluppo.

Inoltre solo 16 persone su 100 possono aprire un rubinetto e veder scorrere acqua potabile, priva di agenti patogeni e di sostanze inquinanti, per bere, cucinare e lavarsi, 84 persone su 100, invece, devono cercarla, spesso molto lontano dalle abitazioni, presso fonti dove la disponibilità è scarsa e la qualità scadente. Anche per questa situazione, che evidenzia una condizione di forte disuguaglianza su un tema fondamentale, l’acqua è, e sempre più deve essere considerata, un bene comune, che appartiene a tutti, un diritto fondamentale che deve, appunto, essere garantito a tutti, in ogni parte del mondo.

Ancora più discriminante è il tema dei consumi di acqua potabile. Nel considerare il solo uso domestico i dati, nella loro drammaticità, ci dicono già tutto: nei paesi africani il consumo varia fra i 12 e i 50 litri giorno per abitante, in Europa siamo tra i 170 e i 250, il nostro Paese, l’Italia, è ai vertici con un consumo di 250 litri, negli Stati Uniti addirittura si raggiungono punte di 700 litri giorno per abitante. Il fabbisogno minimo biologico pro-capite per la sopravvivenza degli uomini è di circa 5 litri d’acqua nelle 24 ore. E le Nazioni Unite hanno fissato in 40 litri il diritto minimo all’acqua, come obiettivo da raggiungere.

Questo è uno degli elementi che è stato all’origine, nel 1993, nella indicazione del 22 di marzo come giornata mondiale dell’acqua. L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma, infatti, che, al di sotto di 50 litri d’acqua al giorno, si può già parlare di sofferenza per mancanza d’acqua; nei fatti quindi siamo in una situazione che vede circa il 40% della popolazione umana – 2 miliardi e mezzo di persone – che vivono in condizioni igieniche impossibili, per carenza di acqua. Mentre si prevede che nel 2020 tre miliardi di persone non avranno accesso all’acqua.

Esiste anche una crisi della risorsa.

La crescente attenzione al tema dell’acqua, da noi, nei paesi sviluppati e ricchi, è dovuta a fenomeni di crisi della risorsa anche dove questa era abbondante. Penso, dobbiamo ammetterlo, questa attenzione non rappresenti tanto e solo un dato di generosità nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, ma sia invece una crescente preoccupazione che riguarda anche la parte ricca del mondo, la nostra parte. L’allarme recente dell’Onu sulla condizione dei grandi fiumi e dei laghi è un segnale che va tutto in questa direzione.

Si parla di grandi fiumi, di grandi laghi, che attraversano anche la parte sviluppata, la parte ricca del mondo. Oltre la metà dei 500 maggiori fiumi della Terra solo parzialmente o completamente in secca. Le cause, come sappiamo, sono aumentate negli ultimi decenni e riguardano: l’inquinamento, l’effetto-serra, il surriscaldamento della terra, il cambiamento climatico, il crescente utilizzo delle acque dei fiumi per uso agricolo e industriale e, in particolare, l’intervento molto pesante e intrusivo da parte dell’uomo con la costruzione delle grandi dighe.

Una situazione grave che ha bisogno di politiche di pianificazione, di gestione delle risorse idriche, e anche, naturalmente, di iniziative che riguardano il risparmio e la limitazione degli sprechi. Devono queste politiche dispiegarsi avendo sempre a riferimento il complesso della risorsa acqua e il suo utilizzo, e avere una visione unitaria del territorio, del bacino idrografico cui fare riferimento.

Se c’è un campo rispetto al quale gli aspetti settoriali, di non coordinamento, devono essere banditi è propriamente il discorso che riguarda l’acqua. Raccomandare poi il risparmio d’acqua che sgorga dal rubinetto è sicuramente cosa utile, ma rappresenta solo un aspetto parziale, visto che l’acqua potabile per il consumo umano riguarda poco più del 10% di quello totale. Tra il 60 e il 70% è utilizzata in agricoltura, mentre il 20% è per l’industria e le attività produttive.

Occorre lavorare alla costruzione di una cultura dell’acqua e dei bacini idrografici, ad un uso razionale e parsimonioso dell’acqua, sicuramente nelle città, ma anche nei campi, nelle fabbriche, nelle diverse attività economiche, intervenendo nei cicli produttivi agricoli, industriali, zootecnici, razionalizzando i sistemi di irrigazione e depurazione delle acque contaminate, coordinando i diversi soggetti e gli enti preposti alla distribuzione dell’acqua.

Si tratta di mettere in campo, insieme a questo, anche la promozione di interventi che riguardano la situazione del territorio, la difesa del suolo, con interventi di rimboschimento, la ricostruzione della vegetazione, il recupero delle terre marginali, la difesa degli alberi, delle golene e degli argini dei fiumi.

Lavorare, in sostanza, ad una maggiore tutela, cura, manutenzione, rinaturalizzazione del territorio. Con la partecipazione e il controllo democratico dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali.

Tutte cose auspicabili, ma possibili solo se l’acqua rimane un fondamentale bene pubblico.

Dopo l’ormai prevedibile successo della raccolta di firme del referendum sarà indispensabile la riuscita del voto nella prossima primavera. Come è capitato in altre occasioni, un successo del referendum, tornerebbe utile, soprattutto, per le forze migliori di questo Paese. Quelle che ricercano, nel cambiamento, uno sviluppo sostenibile e la giustizia sociale.