Etiopia, di nuovo Zenawi

di mazzetta
da www.altrenotizie.org, 26 maggio 2010

Meles Zenawi ce l’ha fatta a riconfermarsi al potere per un altro mandato. E’ presidente dal 1991, ma il potere non l’ha logorato e si è dato da fare per rimanerci. Ha conquistato la stragrande maggioranza dei seggi contro una coalizione di otto partiti alla quale non ha lasciato neppure le briciole. Le elezioni, una farsa anche per gli standard africani, sono una formalità introducendo l quale Zenawi diventò beniamino dell’Occidente, ma sono poco più che un adempimento formale.

I candidati dell’opposizione sono regolarmente intimiditi e imprigionati e i loro partiti si devono ancora riprendere dalle ultime elezioni, che hanno avuto la malaugurata idea di contestare con una manifestazione finita in un bagno di sangue. Dopo aver fatto uccidere dall’esercito qualche centinaio di oppositori, Zenawi pensò bene di accusare i leader dell’opposizione per quelle morti e i suoi tribunali hanno in seguito provveduto a condannarli a morte, salvo “graziarli” in seguito alle pressioni internazionali. Da allora entrano ed escono di prigione secondo l’umore del dittatore e ovviamente con l’approssimarsi della sfida elettorale sono tornati quasi tutti in galera.

Nell’ultimo mandato, oltre che per il massacro dell’opposizione, la sanguinosa repressione della regione dell’Ogaden e l’aver recluso più di ventimila studenti in lager nel deserto, Zenawi si è distinto per aver invaso la Somalia su mandato dell’amministrazione Bush. Ma non si deve pensare a Meles come a un pupillo dei repubblicani, visto che a scoprirlo fu Bill Clinton, il primo presidente americano a puntare sui suoi talenti e a nominarlo esempio di “una nuova generazione di leader africani”.

Zenawi ha buona stampa in Occidente, che gli deriva dagli “impressionanti” risultati della crescita economica del suo paese. Partendo da sotto-zero è facile far crescere l’economia di parecchi punti percentuali all’anno, basta qualche progetto di dubbio gusto e grande spesa come l’opera idraulica costruita da Salini, inaugurata da Frattini e crollata una settimana dopo per impennare il PIL. Così come basta una fornitura militare per impennare l’import o l’esportazione dell’energia prodotta dalle dighe per gonfiare il dato dell’export, lasciando al però al buio gli etiopi.

Niente di strano se a uno dei governi più corrotti del mondo viene concessa ogni licenza perché si accolla una guerra per procura, ma neppure niente da vantare come un successo, tanto che in Etiopia si muore ancora di fame e buona parte della popolazione resta sottoalimentata, a dispetto dell’impennata del PIL.

L’Etiopia invece è addirittura stata portata ad esempio ai fratelli africani dai quei geni che gestiscono il Fondo Monetario Internazionale ed è diventata tanto buona, così come il suo dittatore è diventato un rispettabile “presidente eletto”, qualifica che non si nega a nessuno dei dittatori allineati con l’Occidente.

L’Italia, in quanto potenza coloniale di riferimento,conta meno di niente e allora in Italia non se ne parla mai, se non per festeggiare con Frattini le grandi opere costruite con i finanziamenti italiani, che crollano subito. L’Italia fatica persino a concedere l’asilo politico alle vittime della dittatura.