Kurdistan, infanzia rubata

di Laura Aletti
da www.peacereporter.net, 27 maggio 2010

Non è facile essere un bambino curdo, sia che si trascorra l’infanzia tra le montagne con i guerriglieri del Pkk, sia in Turchia, dove partecipare a una manifestazione può comportare un’accusa di terrorismo

Secondo il giornale danese Berlingske Tidende, il Partito dei Lavoratori Curdi (Pkk) si servirebbe di bambini soldato. Alcune immagini scattate da Manouchehr Zonoozi, ex direttore di Roj-Tv (emittente in lingua curda a cui il governo di Ankara ha concesso il permesso di andare in onda), mostrano alcuni ragazzini, di circa 16 anni, mentre prendono parte ad un campo. Zanoozi sostiene di averne visti anche di più piccoli, fino ad 8 o 9 anni di età. Per i più giovani ci sarebbe la possibilità di andare a scuola, mentre i più grandi sarebbero addestrati all’uso delle armi ed educati alla storia del popolo curdo, con una particolare enfasi sul Pkk e la storia del suo fondatore, Abdullah Ocalan.

L’opinone. Secondo Neva Dilara, rifugiata politica curda, e secondo Mehmet Yuksel, responsabile dell’Ufficio informazione Kurdistan in Italia, la notizia sarebbe invece falsa. Al telefono con Peacereporter, Neva Dilara ha spiegato che “non ci sono minorenni armati tra le file del Pkk. Ci sono sì dei minorenni che hanno perso i genitori, o i cui genitori sono dovuti scappare, e che vivono quindi con i guerriglieri sulle montagne, ma senza combattere. Non vengono mai portati in guerra.

Personalmente, questa cosa non l’ho mai sentita. Nè ho mai sentito di un minorenne morto durante i combattenti. Non sarebbe una cosa in linea con il carattere del movimento curdo. Certo è normale, poi, che vivendo in posto del genere, se un militare [turco] arriva e cerca di ucciderti, uno impari a difendersi e impari anche a sparare. Ma anche un animale attaccato cerca di difendersi. Però, ripeto, che ci siano minorenni che combattono è una informazione falsa”.

Dello stesso parere anche Yuksel: “Nelle zone dove ci sono i guerriglieri ci sono anche persone che vivono con tutta la famiglia, quindi i ragazzini vivono con loro. Questo non significa che siano lì per combattere. Ci sono spesso famiglie che si trovano in difficoltà in Turchia, costrette a scappare. Quando scappano, lo fanno spesso con tutta la famiglia e trovano rifugio nei villaggi in montagna o direttamente presso i guerriglieri”.

Neva Dilaria punta il dito anche nei confronti delle difficili condizioni di vita in cui questi bambini o ragazzini sono costretti a vivere: “se pensiamo a quello che una persona di 16 anni può aver vissuto in questa situazione, mi chiedo: stiamo parlando di un bambino, di un adolescente o già di un adulto? Penso alla mia infanzia. Io non sono cresciuta come una bambina normale: niente giocattoli, niente amici. Non ho avuto la possibilità di stare con gli amici o di correre e divertirmi. Ricordo che, già dall’età di quattro anni, mi svegliavo con i fucili dei militari turchi sulla mia testa”.

Minori accusati di atti terroristici. Anche i minori che non vivono nelle montagne con i guerriglieri possono essere soggetti a numerosi traumi legati al conflitto tra Pkk ed esercito turco. La rappresentanza di Unicef Turchia, nei mesi scorsi, aveva denunciato la totale assenza di un impegno da parte del governo di Ankara nel cambiare la politica di persecuzione nei confronti di minori che partecipano a dimostrazioni di piazza. In questa occasione, l’Unicef aveva chiesto di non trattare i bambini “con le stesse condizione degli adulti”. La riforma del codice penale turco del 2006, arrivata in seguito ad una escalation di violenze legate alla questione curda, permette infatti di perseguire i minori che vanno a manifestare, accusandoli di azioni terroristiche.

Negli ultimi tre anni, oltre 340 minori sono stati condannati a pesanti pene carcerarie (minimo cinque anni) proprio per attività terroristiche. La mano dura dei giudici turchi, nei confronti di questi ragazzini che partecipano a manifestazioni filo-Pkk, servirebbe come deterrente e dovrebbe spingere le famiglie ad un maggiore controllo dei figli.

Secondo il rapporto Unicef, solo nel 2006 (ultimo anno di cui si hanno stime certe), sarebbero stati arrestati 304 minori, fra cui nove femmine. Nel 2005, i giudici delle province sud-orientali della Turchia hanno processato 128.917 minori, più di 141mila nel 2006 e oltre 111mila nel 2007: meno della metà non è stato processato da un tribunale minorile.