Pakistan, la guerra censurata

di Enrico Piovesana
da www.peacereporter.net, 2 giugno 2010

I bombardamenti sulle Aree Tribali causano decine di vittime ogni giorno. Ma per Obama non è abbastanza e minaccia di un intervento armato diretto

Khwakh Ba De Sham in lingua urdu significa ‘Ci vediamo’. E’ il nome in codice dell’ennesima operazione militare che l’esercito pachistano, su ordine di Washington, sta conducendo contro le roccaforti talebane nelle Aree Tribali confinanti con l’Afghanistan. L’obiettivo di questa offensiva, avviata in sordina nella seconda metà di marzo ed entrata ora nella sua fase più acuta, sono le roccaforti talebane della regione di Orakzai, dove i ribelli di Hakimullah Mehsud si sono rifugiati dopo essere stati scacciati dal Sud Waziristan in seguito all’operazione Rah-e-Nijat (‘Via della Salvezza’) terminata lo scorso dicembre.

Contrariamente alle precedenti offensive, questa volta il capo di stato maggiore delle forze armate pachistane, generale Ashfaq Parvez Kayani, ha autorizzato in Orakzai un ampio ricorso ai bombardamenti aerei. I cacciabombardieri F-16 e Mirage della Paf (Pakistan Air Force) martellano da settimane la regione, con raid sempre più pesanti, estesi e frequenti. Il risultato è un crescente numero di vittime, anche civili. Secondo i bollettini diramati quotidianamente dalla Difesa pachistana, finora sono stati uccisi circa 1.400 guerriglieri talebani, la metà dei quali nel solo mese di maggio, più di 300 solo nell’ultima settimana. Ufficialmente le vittime civili sono finora 60, ma gli sfollati in fuga dai bombardamenti (oltre 10 mila fino ad oggi) sostengono che gran parte delle vittime dei raid aerei sono civili, non talebani.

Questa ennesima offensiva militare pachistana, completamente oscurata dai media occidentali, non è giudicata sufficiente dal premio Nobel per la pace Obama, che dai generali di Islamabad pretende un’azione decisiva e definitiva contro il vero bastione dei talebani pachistani: il Nord Waziristan. Finora la Casa Bianca si era limitata a ordinare un’escalation dei bombardamenti missilistici condotti su questa regione con i droni telecomandati della Cia. Ma dopo il fallito attentato a Times Square, attribuito alla rete talebana di Hakimullah Mehsud, gli Stati Uniti si dicono pronti a sferrare un attacco militare diretto con l’impiego di aviazione e forze speciali americane. La notizia è stata fatta trapelare sabato scorso sul Washington Post in un articolo intitolato ‘Allo studio opzioni per un possibile attacco al Pakistan’.

Fonti anonime del Pentagono citate dal quotidiano Usa spiegano che ”un nuovo catastrofico attacco terroristico” di matrice pachistana negli Stati Uniti ”che convincesse il presidente Obama dell’insufficienza dell’attuale campagna di attacchi condotta dai droni Cia” farebbe scattare ”un attacco unilaterale di rappresaglia”.

Secondo il ben informato quotidiano pachistano Dawn, i piani di attacco sono già pronti e testati con simulazioni al computer. Una fonte diplomatica pachistana a Washington ha riferito al giornale che questi preparativi, comunicati a Islamabad, servono a ”convincere il Pakistan a impegnarsi realmente per sradicare il terrorismo per evitare nuovi attacchi contro gli Stati Uniti che, a loro volta, potrebbero scatenare una rappresaglia americana in territorio pachistano”. In particolare, il messaggio sarebbe diretto ”a quegli elementi dell’establishment di Islamabad che ancora simpatizzano con elementi jihadisti”.