IOR,50 MILIONI PER LE ATTIVITÀ DEL PAPA

di Giacomo Galeazzi
da la Stampa, 11 luglio 2010

La banca vaticana ha garantito al Papa 50 milioni e le offerte dei fedeli sono in aumento (82 milioni), ma i conti del Vaticano sono in rosso per il secondo anno consecutivo. Si fanno ancora sentire i vecchi errori di una parte della macchina burocratica e cioè il Governatorato (vendita dell’oro e acquisto di azioni Usa poi crollate), però «la situazione generale migliora e quest’anno sarebbe ritornata al pareggio se non ci fosse stata la crisi mondiale», spiegano in Segreteria di Stato.

I conti del Vaticano restano in rosso. Ma migliorano e quest’anno sarebbero ritornati al pareggio se non ci fosse stata la crisi economica e finanziaria mondiale. Crisi che, comunque, non ha pesato sulle offerte dei fedeli: l’Obolo di San Pietro – le donazioni cioè dirette al Papa – sono risultate infatti in crescita, superando gli 82 milioni di dollari. Il bilancio 2009 della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano si chiude, per il secondo anno consecutivo, con una perdita. Ma il risultato – presentato ieri in un comunicato ufficiale – ha assorbito le perdite lasciate fuori bilancio nel 2008 in occasione della crisi finanziaria, in accordo con la prassi contabile internazionale.

Dunque – come ha spiegato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ai giornalisti – la situazione e «equilibrata» e «in miglioramento»: senza il retaggio del passato, le cifre – ha lasciato intendere – avrebbero potuto essere addirittura sotto il segno positivo. Nel 2009, il bilancio consuntivo consolidato della Santa Sede (intesa come organo centrale della Chiesa, con tutti i suoi dicasteri, Propaganda Fide compresa) ha fatto registrare entrate per circa 250,2 milioni di euro e uscite per circa 254,3 milioni di euro, con un disavanzo d’esercizio di 4,1 milioni di euro. Il passivo è superiore a quello registrato nel 2008 (911 mila euro) ma, precisa il comunicato vaticano, grazie ai «risultati conseguiti nel 2009, è stato possibile assorbire le fluttuazioni negative che erano state sospese nel 2008 mediante la ricezione di criteri contabili adottati internazionalmente».

Tra le entrate, la nota vaticana cita 50 milioni di euro stanziati dallo Ior (la banca pontificia) «per le attività religiose del Santo Padre» e 31,5 milioni di dollari statunitensi versati dalle diocesi, specie degli Stati Uniti e della Germania. Il Governatorato dello Stato Città del Vaticano che «provvede alla gestione del territorio, delle istituzioni e delle strutture, nonchè all’esercizio di attività di

supporto alla Santa Sede» e gestisce tra l’altro i Musei Vaticani, ha registrato un disavanzo di 7,8 milioni di euro, avendo risentito, come altri Stati, degli «effetti della crisi economico-finanziaria internazionale».Tuttavia, il «rosso» dello Stato della Città del Vaticano si è quasi dimezzato rispetto all’anno scorso, quando il passivo era stato di 15,3 milioni di euro. «Il contenimento dei costi generali – precisa il comunicato vaticano – ha permesso di procedere al recupero della perdita del settore finanziario generatasi nel 2008».

Entrambi i bilanci sono stati esaminati durante la riunione del Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede, presieduta dal segretario di Stato Vaticano, card. Tarcisio Bertone, e svoltasi questa settimana. A presentare il bilancio consuntivo della Santa Sede è stato mons. Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli affari Economici e , ufficialmente da venerdì, anche «commissario» dei Legionari di Cristo , la congregazione religiosa travolta dagli scandali pedofili del suo fondatore, padre Marcial Maciel Degollado. Per il governatorato sono intervenuti il cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Commissione cardinalizia per lo Stato Città del Vaticano, e il segretario, mons. Carlo Maria Viganò. Tra gli altri dati confortanti per la Santa Sede vi è anche il fatto che, nonostante la crisi dei lefebvriani e numerose polemiche internazionali (ma prima dello scoppio dello scandalo pedofilia), lo scorso anno sono cresciute le donazioni all’Obolo di San Pietro, ovvero le offerte che singoli e istituzioni fanno al papa per le opere di carità: 82,5 milioni di euro, 6,7 milioni in più rispetto al 2008. I maggiori contributi nel 2009, informa il comunicato vaticano «sono pervenuti dai cattolici degli Stati Uniti, dell’Italia e della Francia»: scompare la Germania che, nel 2008, era al terzo posto della lista. Inoltre, «si conferma significativo, in rapporto al numero dei cattolici, il contributo di Corea e Giappone».