La CENA DELLE TRESCHE

di Marcello Vigli
da www.italialaica.it

Assoluta e indiscutibile la libertà di andare a cena con chi si vuole.

Nessuno può contestare il diritto di Tarcisio Bertone, cardinale di Santa Romana Chiesa e Segretario di Stato di Sua Santità Benedetto XVI, di accettare l’invito a cena di Bruno Vespa e di sedere alla sua mensa con Casini e Berlusconi. Ovviamente, però, tutti i cittadini della Repubblica, che hanno a cuore le sorti della democrazia nel nostro Paese, hanno diritto chiedersi che ci faceva il cardinale Bertone a casa Vespa. Altrettanto sacrosanto il diritto di ogni battezzato, cittadino anche di quel Popolo di Dio che è la Chiesa cattolica, di interrogarsi anche sul significato di tale frequentazione e di esprimere un giudizio su di essa.

Data l’anomalia del caso è sembrata necessaria questa premessa per evitare l’accusa di voler escludere cittadini di uno stato estero – i cardinali sono cittadini vaticani e come tali non soggetti, come l’arcivescovo Marcinkus, alla giurisdizione italiana – da frequentazioni “politiche” italiane.

Berlusconi in difficoltà cerca di coinvolgere – qualcuno ha scritto comprare – Casini e i suoi della Udc nel salvataggio della manovra finanziaria e della legge sulle intercettazioni depotenziando la forza contrattuale d’interdizione dei finiani. Operazione difficile ma, soprattutto, foriera di conseguenze disastrose sul destino del regime democratico italiano già continuamente e sistematicamente insidiato sia da manovre finalizzate a trasformarlo in autoritario, sia da una gestione all’insegna della illegalità e al limite della incostituzionalità da parte di una maggioranza dominata da una oligarchia affarista e senza scrupoli.

La benedizione di Bertone all’inciucio, rilevante per Berlusconi se è certo devastante per l’immagine della Chiesa in Italia e nel mondo e scandalosa per la sovranità della Repubblica italiana, può, invece, diventare per i cattolici “credenti” provvidenziale occasione di riflessione sulla preminenza sempre più invadente nella vita della Chiesa della dimensione istituzionale e della burocrazia, che la controlla, sulla funzione evangelizzante e profetica che le è propria.

Il numero uno della gerarchia curiale, secondo solo al papa, si offre come garante di una parte politica, neppure “cristianamente” ispirata, a sostegno di una manovra finalizzata all’affossamento di quella democrazia che solenni dichiarazioni papali dichiarano coerente con i principi della dottrina cattolica. Eravamo abituati a interventi espliciti di alti esponenti delle gerarchie vaticana e italiana a difesa, a loro dire, dei principi etici che dovrebbero presiedere alla vita sociale. Valga per tutti quello del cardinale Ruini alla vigilia del referendum sulla procreazione assistita. Nessuno ignora che anche sulle scelte di singoli e gruppi cattolici ci sono stati loro interventi condizionanti all’interno degli inciuci, che da sempre caratterizzano la vita politica italiana. Mai, però, così sfacciati come la presenza di Bertone alla cena delle tresche a casa Vespa: Sodano e Ruini sono sempre stati più discreti.

Pio XII sanzionò duramente De Gasperi per il rifiuto di allearsi con i monarchici e i missini per vincere le elezioni comunali a Roma nel lontano 1952, ma allora l’obiettivo era impedire che la città del papa cadesse nelle mani dei “rossi”. Di cattolici alla De Gasperi ce ne sono pochi oggi. Sono, invece, molti quelli, anche nel Partito democratico, che sono usi ispirare la loro azione politica alle istanze, espresse o supposte, dell’autorità ecclesiastica.

Eppure oggi per loro sarebbe molto più facile essere pienamente autonomi da questi condizionamenti. Molta acqua è passata sotto i ponti del Tevere. Pur se, in verità, non si ha memoria di curie o parrocchie che in questo mezzo secolo siano state ostacolate da giunte “rosse”, ai giorni nostri abbiamo assistito alla piena conversione di Walter Veltroni che, a capo di una giunta “rossa”, ha deciso di intitolare la stazione Termini a Giovanni Paolo II!

Ad essere in pericolo non è oggi la libertà della Chiesa – ne ha anche fin troppa e non sa ben usarla – ma la permanenza di quella garantita dalla Costituzione ai cittadini italiani perché possano esercitare il diritto/dovere di essere sovrani.

Per di più proprio negli stessi giorni il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha ribadito l’appello ad una nuova generazione di politici cattolici lanciato nei mesi scorsi dal Papa e ripreso dallo stesso cardinale Bertone, lamentando che l’affezione per la cosa pubblica sta scemando e sempre più rarefatto è il consenso intorno al bene comune, privilegiando ciascuno beni di piccolo cabotaggio e senza prospettiva alcuna.

E se una delle cause di tale disaffezione fosse proprio l’interventismo ecclesiastico che ha raggiunto il suo punto critico con la presenza del cardinale Bretone in casa Vespa … in attesa di un suo invito al Quirinale in occasione della prossime consultazioni per la formazione di un nuovo governo?