IN ATTESA DI UN IPOTETICO FEDERALISMO, MAI COSI’ MORTIFICATE LE AUTONOMIE LOCALI

di Magda Zanoni, Pd Pinerolo
14 luglio 2010

Il Paese sta assistendo ad una politica “schizofrenica” in fatto di autonomie locali:

· da un lato, si dice “abbiamo fatto, si sta facendo, si farà il federalismo fiscale” prendendo provvedimenti per ora ancora del tutto privi di effetti pratici (legge 42/2009 sul federalismo, disegno di legge Codice delle autonomie…)

· dall’altra, si prendono da anni provvedimenti “reali” che producono effetti immediati che mortificano e riducono fortemente l’autonomia finanziaria e ancor più la possibilità di effettuare scelte strategiche e gestionali a livello locale.

Principio cardine su cui si basa il federalismo è l’autonomia finanziaria degli enti locali, ovvero l’essere svincolati dai trasferimenti statali, che vuol dire che le entrate proprie (decise, controllate e riscosse direttamente) sono la parte rilevante delle entrate. L’autonomia finanziaria dei comuni piemontesi è aumentata fino a raggiungere il 90% (e anche oltre per molti comuni), ma con il passaggio dell’Ici prima casa a trasferimento statale, da 2007, è scesa al 70% (e anche meno nei capoluoghi).

Questa trasformazione ha avuto anche un altro effetto collaterale ovvero il “congelamento del gettito alla data del 18 giugno 2008 e, pertanto, i comuni, che avevano un piano di recupero evasione che forniva un gettito in crescita, si sono visti ridurre anche le entrate potenziali immesse nei bilanci di previsione pluriennali. Inoltre, l’aumento della percentuale di trasferimenti aumenta il grado di incertezza del bilancio essendo le risorse trasferite ogni anno oggetto di trattativa fra stato centrale e enti locali.

A fronte di una riduzione di autonomia e di riduzione dei trasferimenti e in attesa del federalismo, si sono bloccate per il triennio 2009-2011 tutte le leve fiscali di competenza dei comuni (addizionale Irpef, tosap, ecc). Ai comuni resta solo la possibilità di modulare le entrate extra tributarie con tutto quello che comporta per i servizi erogati.

I bilanci dei comuni devono però tener conto non solo degli equilibri di bilancio ma anche degli equilibri del Patto di stabilità che mettono vincoli sui saldi che attraverso alcuni calcoli individua il contributo che ciascun ente deve dare per il rispetto del Patto nazionale a fronte delle richieste dell’Unione Europea.

Ma non basta, oltre a ingerire sulle entrate e su quanto spendere, lo Stato impone anche come spendere. Pur condividendo il principio sempre valido della razionalizzazione della spesa e del contenimento delle inefficienze, i Sindaci dovrebbero rispondere solo ai propri cittadini delle scelte strategiche e gestionali.

Solo per fare degli esempi, vengono vincolati il personale (spesa, blocco dei contratti, blocco degli stipendi, tagli ai manager ecc) e altre spese specifiche. Dal prossimo anno le entrate da oneri di urbanizzazione (peraltro in forte contrazione a causa della stagnazione del mercato immobiliare), correttamente non saranno più utilizzabili per coprire le spese correnti.

Per quanto attiene al federalismo demaniale, entro fine anno, con uno o più Dpcm, saranno trasferiti alle Province e alle regioni il demanio marittimo e idrico e le miniere, saranno elencati gli immobili dello Stato di cui comuni, province e regioni potranno chiedere l’attribuzione entro 60 giorni. Come potranno serenamente programmare i propri interventi enti che non hanno risorse e che anche quando le hanno, sovente non possono utilizzarle per rispettare il Patto di stabilità?

In questo quadro, si innescano gli effetti diretti sulle entrate dei comuni della manovra finanziaria con la riduzione dei trasferimenti statali per il 2011- 2012 che uno studio del PD nazionale su un campione di comuni ha stimato con percentuali dal 3 al 20% (ad esempio, Cumiana -3, Giaveno -4, Piossasco -5, Volvera -13). A questi effetti diretti si sommano tutte le riduzioni di entrate che un territorio subirà a seguito delle riduzione delle risorse che avranno regioni e province e che non potranno che essere ribaltate sui comuni (come hanno ben evidenziato la serie di articoli sull’Eco del Chisone di questa settimana sui tagli alle politiche sociali proposti dalla Giunta regionale di Cota).

Conclusioni : verso quale modello di ente locale ci stiamo avviando?

quello che in autonomia fa scelte locali (modulazione delle entrate e decisioni di spesa) delle quali risponde pienamente ai propri cittadini; che decide sulla composizione di pubblico/privato, del livello e della qualità dei servizi erogati; che si assume la responsabilità di tagli a fronte di una riduzione della tassazione oppure che aumenta i servizi a fronte di una richiesta di aumento della tassazione della quale risponde; che fa proprie le difficoltà del paese e concorre al rispetto del Patto di stabilità, ma, fatto salvo il saldo (che deve essere positivo tra entrate e spese, ma si può anche decidere di aumentare le entrate) decide in quale modo rispettarlo. In buona sostanza un modello che mette i livelli istituzionali sullo stesso piano come previsto dalla Costituzione tanto è vero che si parla di autonomie locali e che dal Federalismo può trarre rafforzamenti, ma in un quadro normativo che già potrebbe far molto.

oppure

verso quello che riduce le proprie competenze e le proprie responsabilità, che non si fa carico di essere esso stesso motore di sviluppo (con le proprie politiche di investimento, ma anche creando le condizioni dello sviluppo), che riduce la spesa perché imposto dallo Stato, abbassando livelli o qualità dei servizi, che subisce le scelte centrali e che di fronte ai propri cittadini dirà “non è colpa mia, ho rispettato le imposizioni statali, cosa ho promesso in campagna elettorale non l’ho realizzato per colpa di altri”.

Nascondersi dietro la ricerca dell’efficienza, che è sempre doverosa e deve essere ricercata anche in tempi di vacche grasse, è un inganno: con i tagli che si prospettano e dopo anni in cui si lavora per ridurre gli sprechi, essa produrrà solo un aiuto marginale e gli esempi che vengono portati, ancorchè di impatto mediatico, non portano pagnotte, ma solo briciole.