TIPOLOGIE DI MUSULMANI IN EUROPA

di Ileana Montini
da www.italialaica.it

L’Unità (e chi altro?) ha dato notizia e un discreto rilievo alle giornate della scuola di politica della fondazione “Democratica” (vicino a Veltroni o da lui fortemente voluta) verso la fine di luglio. Tra i temi trattati (anche Vendola è andato a tenere una relazione) è stato dato un grande spazio all’Islam in Europa con degli interventi autorevoli dal sociologo Renzo Guolo, al vice segretario dell’Ucoii e iman della moschera di centocelle, Samir Kaldi, a Franco Cardini e Yahia Sergi o Yahe Pallavicini del Coreis.

La relazione di Pallavicini “L’islam è compatibile con la democrazia?”, può aiutare a comprendere l’attuale posizione dei musulmani in Europa, continente prevalentemente cristiano e laico. Il rappresentante del Coirag ha parlato degli obiettivi essenziali della shari’ah sintetizzabili in cinque punti che vanno dalla “sacralità della vita”, alla “preservazione dell’identità della religione, all’ “onore della ragione”, della proprietà e della famiglia.

Giustamente, a scanso di equivoci, rileva che la “legge islamica è una prospettiva religiosa, che ricollega questo mondo ad un mondo superiore”. Obiettivo principale è dunque “difendere la via e la dottrina che permette ad ogni credente di interpretare correttamente la sua fede durante la vita in questo mondo…”. Il quinto obiettivo di preservare la famiglia “corrisponde alla tutela del simbolo dell’unità nella complementarietà dei generi…”.

Se qualcuno si fosse dimenticato il catechismo cattolico e non ascoltasse –o leggesse- le continue prese di posizioni dei chierici di potere della Chiesa, la complementarietà dei generi è da intendersi nel senso di una legge di natura voluta da Dio per sempre, dove la biologia, ovvero il genere anatomico, determina inequivocabilmente il desiderio e l’identità; i ruoli sessuali e sociali delle società antiche a struttura patriarcale indicherebbero ancora oggi, con qualche ritocco emancipatorio per le donne, la retta via voluta da Dio. La simbologia religiosa, come il velo e le altre coperture dei corpi femminili -a mio avviso- si pongono al servizio di quella che il relatore ha definito come “tutela della trasmissione genetica e generazionale della scienza sacra, del patrimonio intellettuale e dell’eredità”. Infatti Pallavicini accusa –con le solite argomentazioni- gli occidentali soprattutto laici, di interpretarlo “come un simbolo di arretratezza o d’imposizione maschilista…”… Perbacco! È Allah che ha predisposto i ruoli complementari, non i maschi padri, mariti, capi e così via. I maschi garantiscono da sempre la religione e la religiosità in nome dell’essere supremo.

Renzo Guolo con la finezza dello studioso ha parlato più propriamente di tipologie di musulmani in Europa: ci sono i non praticanti, i secolarizzati, i fondamentalisti e i tradizionalisti. Secondo Guolo il neo-tradizionalismo caratterizza l’Ucoii che guida la maggioranza dei centri di cultura e di preghiera in Italia.

Ma l’Italia non ha ancora deciso quale modello d’integrazione per gli immigrati applicare. La Francia continua a seguire il modello assimilazionista: ” Lo Stato riconosce la cittadinanza agli immigrati islamici ma pretende nel pubblico il pieno adeguamento alle sue leggi.” (l’Unità 26 lug.010) . La Gran Bretagna invece applica il multiculturalismo che prevede comunità parallele, da cui gli ottanta e passa ormai tribunali islamici che applicano in proprio la Shari’ah in materia di diritto famigliare.

Guolo vede in Italia la deriva di “un finto modello assimilazionista con effetti di multiculturalismo confuso”.

Mi chiedo: Veltroni, piuttosto che Vendola tanto per restare a Bertinoro cosa hanno concluso?

Quello che si sa, che si ascolta qui e là nei convegni, alla Tv, o si legge nei giornali online o stampati dei cattolici “di base” , è all’insegna dello sfumare, dopo affermazioni “di principio” condivisibili: la libertà religiosa, cioè di culto, deve essere garantita a tutte le espressioni religiose sul territorio nazionale.

Seguono, in genere, superficialità del tipo che ai mussulmani deve essere garantito uno spazio cimiteriale, la mensa con cibi halal nelle scuole, nei luoghi di lavoro, il diritto a vestirsi secondo le prescrizioni velo compreso e anche niqab compreso…orari per sole donne musulmane nelle piscine ecc..

Lo spazio cimiteriale e il velo (sono d’accordo che non va proibito, neppure il niqab) vengono messi sullo stesso piano.

Viene data una lettura delle credenze e pratiche religiose non laica. In altre parole: nessuna religione è religione di stato, ma tutte hanno il diritto di determinare, minimo per i fedeli, ciò che è ammesso, o puro, o lecito e via discorrendo. Lo stato deve garantire questa “espressione di libertà”. Pallavicini infatti invoca il diritto al rispetto “dei propri riti e dell’organizzazione religiosa”. O, in altri termini, il rispetto dell’”identità dei musulmani” che è una identità religiosa.

In nome di che cosa si potrebbe permettere di segregare le donne in orari o piscine come ai tempi delle nostre bisnonne, e negare il “rito” delle varie mutilazioni genitali femminili? In nome di che cosa si permette la circoncisione e si negano gli interventi mutilatori sulle bambine?

Perché si gioca a dimenticare l’avvento in Occidente della psicoanalisi quando si fa il verso ai musulmani quando affermano che le donne non sono costrette a portare il velo o a coprirsi fino ai piedi?

Lo si diceva anche della mia generazione: che era stata una nostra libera scelta non studiare e avere come scopo quello di trovare un marito e fare dei figli.

Ha ragione Guolo. Ma non sono soltanto la Lega di Governo e Berlusconi e company che fanno passare un pericoloso multiculturalismo strisciante compresi i tribunali islamici segreti, accanto ad affermazioni e prese di posizione (si veda l’agire di molti amministratori dei Comuni del Nord) vessatorie nei riguardi degli stranieri e degli islamici in particolare. C’è anche la responsabilità della superficialità culturale cattolica “di sinistra” e della Sinistra tout court.