PIÙVOCE:”NO ALLA RASSEGNAZIONE AL PEGGIO”

di Giacomo Galeazzi
da La Stampa, 15 agosto 2010

Vibrante «J’accuse» di «Piùvoce» sulla pedofilia nel clero

Il fatto che sulla lotta agli abusi sessuali nel clero le acque siano tutt’altro che placate lo dimostra il vibrante «J’accuse» di «Piùvoce», il giornale cattolico «on line» diretto dal ruiniano Domenico Delle Foglie: «Il Papa ha risposto agli scandali con fermezza, però la penitenza alla quale lui ha invitato la Chiesa andrebbe accompagnata non da un sentimento di rassegnazione al peggio, ma da una speranza effettiva di voltare pagina che richiede trasparenza assoluta. I frutti della sua richiesta di conversione oggettivamente non si vedono».

E presto «verranno ritorte, contro la Chiesa, le stesse lamentele di assenza di classi dirigenti formulate all’Italia: non si possono dare lezioni di moralità e di responsabilità se si hanno scheletri ingombranti negli armadi». Quindi, «spazzare via “la sporcizia dalla Chiesa” è un’operazione difficile, ma assolutamente indispensabile. I semplici sono stati già troppo scandalizzati. Non siamo giustizialisti, ma se è vero anche solo l’uno per cento di quello che abbiamo letto e sentito, sarebbe ora di vedere consegnati alla giustizia degli uomini quanti hanno sbagliato. Anche in Italia».

Insomma, la pedofilia è la peggior colpa della Chiesa come ha più volte denunciato Benedetto XVI oppure è un ingiusto attacco come sostiene la controversa lettera inviata al raduno dei Cavalieri di Colombo? Intanto fa discutere il messaggio scritto dal cardinale Tarcisio Bertone a nome del Papa (che intanto ha visitato in Abruzzo il predecessore Sodano). Il testo, firmato per conto di Joseph Ratzinger dall’attuale Segretario di Stato, è stato letto a Washington e ribadito nei contenuti dall’Osservatore Romano.

A molti è parso in contraddizione con i toni solitamente duri di un Pontefice che ha fondato sulla lotta senza quartiere agli scandali del clero la propria azione riformatrice. Di questo stupore si è fatto interprete l’autorevole «Blog degli amici di Papa Ratzinger», ben introdotto nei Sacri Palazzi. «In Curia non c’è alcuna strategia comunicativa e chi dovrebbe aiutare il Papa nel suo difficile compito, di fatto, volontariamente o meno, lo ostacola- sottolinea uno dei più seguiti “new media” cattolici-.Il linguaggio usato nella lettera non rispecchia la “ratio” degli interventi del Santo Padre.Mai una volta Benedetto XVI ha parlato di attacchi ingiusti, mai una volta si è lamentato.

Anzi. Ha ribadito più volte che il male, la sporcizia, è dentro la Chiesa, non fuori». Inoltre si deplora che «si sia speso il nome del Papa anche in questa circostanza», «dispiacciono le strumentalizzazioni e l’ennesima occasione sprecata per parlare semplicemente di una bella festa e non di attacchi alla Chiesa o di pedofilia». Perciò, «sarebbe meglio se parlasse e scrivesse solo il Papa, che di sicuro non ha un linguaggio di circostanza curiale o clericale». Documenti alla mano, «si dimostri che cosa ha fatto Ratzinger, cardinale e Papa, contro la pedofilia: questo è il vero servizio che la Curia dovrebbe fare al Santo Padre».

E invece Bertone, a nome del Pontefice, ha scritto ai Cavalieri di Colombo che «l’impegno per la carità è la risposta ad accuse spesso infondate», malgrado tante volte il Pontefice abbia invocato la purificazione e chiesto perdono per i peccati dei preti pedofili. L’11 giugno, per esempio, ha chiuso l’Anno sacerdotale promettendo «tutto il possibile» affinché violenze sui minori non potessero più avvenire. E il mese scorso la «tolleranza zero» è diventata legge per punire con più efficacia e rapidità i colpevoli ecclesiastici e a collaborare con la giustizia ordinaria.

Nel testo inviato negli Usa da Bertone, al contrario, si stigmatizzano «attacchi spesso scorretti e infondati contro la Chiesa e i suoi vertici». E il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, molto vicino al Segretario di Stato, ha rincarato la dose puntando l’indice contro «una lunga e fredda stagione mediatica che sulla base di orribili scandali ha cercato indiscriminatamente di oscurare la bellezza e la radicalità del sacerdozio cattolico». In Terza Loggia minimizzano la sterzata «revisionista»:«C’è differenza di toni, non un cambio di linea contro i colpevoli degli abusi».