A tutti gli uomini delle CdB italiane…

A tutti gli uomini delle CdB italiane
A tutti gli uomini partecipanti al convegno nazionale di Borgaro T.se
Alle CdB italiane
Alla Segreteria Tecnica Nazionale delle CdB

Carissimi fratelli, amici e compagni di strada,

il nostro 32° incontro nazionale è stato intenso, ricco e stimolante. E’ stato, in particolare, l’occasione per riflettere sulle cause profonde della sopraffazione e della precarietà che opprimono così pesantemente la nostra società.

Stimolati da alcuni interventi fin dalla plenaria iniziale, abbiamo accolto volentieri l’invito a riunirci in un piccolo gruppo, all’interno del laboratorio 3, per indagare le radici “maschiliste e patriarcali” della nostra società.

Al termine del nostro scambio abbiamo deciso di scrivervi per invitarvi a coinvolgervi in questa riflessione, con noi, con altri uomini di alcune CdB che già lo fanno e con le donne, nostre sorelle di fede e di vita, a partire da una semplice considerazione:

• la conversione a cui ci invita il Vangelo di Gesù è cambiamento di vita, non passaggio da una religione a un’altra, da una chiesa a un’altra;

• al cambiamento di vita siamo quotidianamente invitati e invitate tutti e tutte, ogni uomo e ogni donna;

• la conversione è, quindi, una pratica sessuata: per noi uomini significa interrogarci e impegnarci con coerenza in quanto uomini, nella nostra creaturalità maschile, ciascuno a partire da sé. Non è una pratica “angelica”, per persone asessuate, ma tutto, nella vita, ci impegna in quanto uomini e in quanto donne. Questa differenza è irriducibile e inevitabile: non possiamo nasconderla dietro il paravento di un “neutro” asessuato che non corrisponde alla materialità dei nostri corpi, pensanti al maschile e portatori di anima spirituale maschile (per chi ancora crede in questo modo).

Nel corso dell’incontro il Vangelo e le nostre esperienze di vita ci hanno suggerito molti altri pensieri, che vi proponiamo in sintesi:

Vangelo

1. Il falegname Giuseppe, rara figura di uomo che vive nell’ombra di moglie e figlio, accoglie i messaggi che Dio gli manda in sogno e si mette a servizio della sua famiglia. Certamente anche lui è stato importante nella formazione di Gesù.

2. Il Magnificat è il sogno di Dio che noi dobbiamo collaborare a realizzare: deporre i potenti (uomini in primis) e innalzare gli umili (a cominciare da donne e bambini/e)

Differenza uomo/donna

3. Dobbiamo riconoscere la differenza uomo/donna e viverla nella liberazione dai condizionamenti, nel rispetto della pari dignità, nel dialogo che è assolutamente possibile… e rendendo palese il nostro rifiuto della violenza che, anche se non l’abbiamo compiuta, ci riguarda.

4. L’amore di Dio mi aiuta ad essere consapevole della mia parità con tutti e tutte: io non sono superiore a nessun altro e a nessun’altra.

5. Le donne da tempo ci chiedono con forza di coinvolgerci di più… e questo per noi uomini è duro, difficile, perché significa mettere allo scoperto le nostre fragilità, i nostri lati bui…

6. I preti presenti nel gruppo ci hanno offerto riflessioni preziose:

a) Non ho mai riflettuto sulla mia maschilità. Il mio primo passo consapevole è stato pensare di liberarmi dal sacro: a quello sono sempre stato educato… e ad accogliere richieste di favori: corrispondervi mi colloca su un gradino più alto, dove si respira autorità, prestigio, garanzia… Nei preti c’è scarsa umanità perché “viaggiamo alto”, non ascoltiamo davvero le persone, ma sappiamo subito dare la risposta… invece di “fare insieme”.

b) Santa madre Chiesa ha anche un latte velenoso, perché educa i suoi figli preti al dominio sotto l’apparenza del dono, come tante mamme che trasmettono sessismo ai figli, con il latte e le coccole. La coscienza della parzialità, invece, nasce nella pratica della condivisione, insieme alla cultura del dono: vivere nella gratuità le proprie relazioni.

c) Imparare e insegnare con coerenza il rispetto e l’esigibilità dei diritti ci aiuta a liberarci dalla pretesa di essere dominatori, potenti dispensatori di favori.

d) Anche in questo senso riconosciamo che le gerarchie religiose, quella cattolica in primis, sono colonna portante del sistema patriarcale di dominio, fonte e autorizzazione anche di ogni forma del potere civile.

Proposte

1. Abbiamo la necessità di creare modi (non modelli) nuovi di vita, perché quelli tradizionali sono fallimentari. A volte questi modi nuovi nascono dalle “provocazioni” delle donne: è conveniente ascoltarle con attenzione e prenderle sul serio.

2. Non andiamo più alle conferenze dove parlano solo uomini… e mandiamoglielo a dire.

3. Invitiamo tutti gli uomini delle CdB a condividere e a testimoniare, in ogni occasione, il dissenso dal patriarcato e la rottura dell’omertà che regna nel genere maschile: noi uomini non siamo tutti uguali, rivendichiamo e coltiviamo le nostre differenze positive. E’ conveniente vivere da “convertiti dal sessismo”, non più circondati da persone che ci odiano, ci subiscono con disagio, ci guardano con paura e freddezza…

4. Cerchiamo di trasformare a poco a poco le nostre CdB in luoghi “attrattori” di uomini che cercano la propria conversione su strade di felicità, nella convivialità di tutte le differenze e nella gratuità del dono in tutte le relazioni. E, contemporaneamente, coinvolgiamoci con convinzione nei cammini di liberazione maschile che tanti uomini hanno cominciato a fare, ad esempio nei gruppi di autocoscienza maschile e nell’associazione nazionale MaschilePlurale.

L’invito che rivolgiamo a noi e a voi, quindi, è ad impegnarci a riflettere su questo, sia nel nostro foro interiore che nelle nostre comunità e gruppi di appartenenza; e a scegliere liberamente, poi, la forma che preferiamo per comunicarci reciprocamente l’esito delle riflessioni fatte.

Al Collegamento Nazionale chiediamo di farsi parte attiva e diligente nel coordinare e mantenere viva nel tempo questa riflessione e la consapevolezza delle sue ricadute positive nella vita delle nostre CdB e nelle nostre relazioni, personali e comunitarie, con tutto il creato.

Vi alleghiamo il breve testo che abbiamo elaborato nel nostro gruppo e che abbiamo letto nelle relazioni dei quattro laboratori all’assemblea conclusiva del Convegno. Sul tavolo dell’eucarestia, inoltre, abbiamo portato un foglio con questa dichiarazione firmata: “Ci impegniamo a vivere e a predicare il messaggio evangelico della conversione all’amore da figli del patriarcato, come ci ha insegnato Gesù”

Vi abbracciamo con affetto e fiducia

Peppino Coscione (CdB Oregina – Genova)
Alberto De Nadai (CdB di Gorizia)
Bruno Fini (CdB La Porta – Verona)
Roberto Giunta (Aosta)
Domenico Ghirardotti, Ugo Petrelli, Beppe Pavan (CdB di Pinerolo)

21-11-2010

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XXXII INCONTRO NAZIONALE DELLE COMUNITÀ CRISTIANE DI BASE

IN UN TEMPO DI SOPRAFFAZIONE E DI PRECARIETÀ “DATE RAGIONE DELLA SPERANZA CHE È IN VOI”

30/31 ottobre – 1° novembre 2010

Borgaro Torinese (TO)

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III LABORATORIO “Violenza, dignità calpestata, diritti negati delle donne, delle persone GLBT, dei malati, dei/delle bambini/e in una società maschilista e patriarcale”

Report alla plenaria del 1.11.10 di un piccolo gruppo di uomini

All’interno del laboratorio 3 un piccolo gruppo di uomini ha scelto di lavorare sulle radici “maschiliste e patriarcali” della nostra società.

E abbiamo deciso di invitare tutti gli uomini delle CdB italiane a riflettere e a maturare la scelta di sottrarre, anche pubblicamente, il proprio consenso alla cultura patriarcale, di cui siamo figli e corresponsabili, appartenendo al genere maschile che di quella cultura è stato l’artefice e continua ad esserne il perpetuatore.

Nei prossimi giorni elaboreremo un piccolo documento che invieremo a tutte le CdB, a cominciare da quelle presenti a questo incontro nazionale.

In particolare riconosciamo che anche la “santa madre chiesa” ha un latte velenoso, perché educa i suoi figli preti all’onnipotenza e al dominio.

Con un’aggravante: che il termine “madre” è applicato a una struttura gerarchica di rigido stampo maschile.

Gli uomini sono così artefici e vittime del proprio inganno.

E si sono ad esso autorizzati attribuendo a Dio, nei miti originari della Genesi, il comando “Andate e dominate”.

Il dominio è diventato la modalità universale con cui gli uomini, a cominciare dalle religioni patriarcali, si sono imposti su tutto il resto della creazione. A cominciare dalle donne.

Il “padre Abramo”, nella prima lettura durante l’eucarestia di ieri, esercita la propria ospitalità mettendo al lavoro la moglie e il servo. Modello ampiamente diffuso, da allora, sulla faccia della terra.

Grazie anche alle donne nostre sorelle, che ci hanno aiutato ad aprire gli occhi, noi abbiamo cominciato a riconoscere e nominare la nostra parzialità, individuale e di genere, le nostre fragilità, il nostro bisogno di relazioni fatte di reciprocità, cura e convivialità di tutte le differenze.

Desideriamo, con tutto il cuore e con tutta la nostra intelligenza, liberarci dalla pretesa di essere dominatori, liberarci dallo sguardo proprietario sul mondo e sulle donne, per fare nostro l’invito evangelico a praticare e predicare la conversione, cioè il cambiamento radicale di vita: da figli delle tenebre a figli della luce.

E desideriamo cooperare con le donne per rendere le nostre comunità luoghi attrattivi di altri uomini che cercano la propria conversione e, attraverso essa, a partire ciascuno da sé, contribuire a creare modi nuovi di vita, perché quelli tradizionali si rivelano sempre più fallimentari.

Domenico, Ugo, Peppino, Alberto, Bruno, Roberto, Beppe