IL VERO DIETRO IL VELO DELLA CEI

OVVERO “UTOPIA” VERSUS “SOBRIETÀ”

Cettina Centonze

Fratelli carissimi, con questa nostra veniamo a voi a sintetizzare le direttive della diplomazia della Curia romana negli ultimi quindici anni.

In conseguenza del concordato con l’Onorevole Craxi, concordato che per il de cuius era soltanto uno dei documenti con cui passare alla storia, ci siamo sentiti motivati, oseremmo dire incoraggiati, dal potere temporale ad accelerare la spoliazione degli italiani vuoi come singoli, vuoi come entità nazionale.

Nel primo ambito abbiamo moltiplicato le apparizioni, le lacrime di sangue, le sudorazioni di olio profumato per manipolare la coscienza degli individui: tale strategia si è rivelata provvida di successi al di sopra delle nostre più rosee speranze.

Abbiamo, infatti, trovato la strada spianata dai programmi televisivi che ammaestravano il gusto dello spettatore al sensazionalismo acritico, al miracolistico mordi e fuggi.

Anche nell’ambito statale abbiamo trovato il sentiero provvidenzialmente preparato dal Grande Picconatore Francesco Cossiga che, criticando la vostra Costituzione Repubblicana, ne erodeva i principi civili e democratici fino a renderli desueti e ridicoli.

D’altra parte l’ignoranza storica, civica e culturale di molta sinistra, sposata ai loro distingui, non si opponeva concretamente a questa situazione.

Quindi nel vuoto di valori laici in cui galleggiava l’homo consumens, nonché spettatore, la Curia romana, e Noi CEI in prima fila, abbiamo potuto agevolmente inserirci sostituendo il desueto senso dello Stato con l’identità cattolica divenuta una quid polimorfo ed informe atto ad accordarsi con qualunque forma di incultura fino a trovare pie giustificazioni a localismo, razzismo, egoismo.

D’altra parte il senso di gratitudine nei confronti dei nostri paladini politici, delle loro leggi a favore della scuola privata, delle loro televisioni piene di programmi che alimentano ignoranza e senso del’arcano – vedi Voyager e Mistero – delle leggi bavaglio contro la libertà di pensiero e di espressione, insomma questa miseria culturale, unita a quella materiale, spingeva ancor più tra le Nostre braccia fraterne e paterne le masse ricacciate nel bisogno economico e nell’oscurantismo.

Sono stati anni buoni in cui l’etichetta di cattolico era un lasciapassare per la corruzione, per la pedofilia, per la fornicazione, per impoverire i poveri ed arricchire i ricchi: bei tempi!

Non é mancato, tuttavia, del malcontento strisciante, la fronda dei movimenti di base, di certi teologi e biblisti che pertinacemente si ostinavano a leggere la Scrittura, a volerla interpretare e, addirittura, mettere in pratica!

Vecchi testi e vecchie leggende in cui un tale, probabilmente uno di quei filosofi originali, cinici, pezzenti proponeva di “piangere con chi piange, gioire con chi gioisce, amare senza chiedere di essere ricambiato”, senza il decoro della liturgie: quale barbarie!

Dicono che si chiamasse Cristo, ma altri giurano che il suo nome fosse Apollodoro di Tiana: 2000 anni fa si scelse il primo perché era più facile pronunciare il termine cristiani che apollodoriani.

I succitati movimenti, invece, pretendono di tradurre la parola cristiano nei fatti: utopia! Presunzione! Superbia luciferina!

Noi esortiamo questi fratelli eretici a desistere dall’errore, a ritornare nel nostro seno giacché la Santa Chiesa cattolica é pronta al perdono purché ci si accomodi alla ragionevolezza dell’arraffare, alla forma della Santità, senza pretendere dalle nostre deboli forze la testimonianza nei fatti e la condanna esplicita dei nostri protettori: insomma consigliamo a costoro che insistono a dirsi cristiani e non, semplicemente, cattolici sobrietà, che diamine!