I vescovi sul ddl Calabrò dimenticano la dottrina tradizionale della Chiesa

NOI SIAMO CHIESA
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COMUNICATO STAMPA

La “campagna” della Conferenza Episcopale a favore del ddl Calabrò sul fine vita ha radici in una vera e propria “svolta” rispetto alla dottrina tradizionale della Chiesa.

“Noi Siamo Chiesa” propone che sia superato il bipolarismo etico e che inizi su questo problema un vero e nuovo dialogo nella Chiesa e nella società

La Conferenza Episcopale Italiana, a partire dai casi Welby ed Englaro, ha fatto sulla questione del fine vita una vera e propria “svolta” rispetto alla linea della Chiesa cattolica, che è ben definita in più documenti e, in particolare, nel Catechismo del 1992.

Sulla base di questi testi :

–la volontà del paziente, privo in modo permanente di coscienza, qualora essa sia stata preventivamente e adeguatamente espressa, non può essere contraddetta dalla volontà del medico (come prevede invece il ddl Calabrò).

–la nutrizione e l’alimentazione di persona in stato vegetativo permanente possono essere considerate procedure mediche “sproporzionate rispetto ai risultati” (art. 2278 del Catechismo) e, quindi, la loro interruzione legittima.

La gran parte degli operatori sanitari condivide queste posizioni. Nel mondo cattolico italiano iniziano a manifestarsi posizioni diverse rispetto a quelle ufficiali. I vescovi tedeschi hanno da tempo adottato una linea diversa da quella dei vescovi italiani e coerente con la dottrina tradizionale.

“Noi Siamo Chiesa” nel documento (riportato nel post successivo) motiva quanto sopra.

“Noi Siamo Chiesa” dissente dalla “campagna” della CEI che è ora ripresa in vista del dibattito alla Camera di settimana prossima sul testo Calabrò, che è diventato, di fatto, un disegno di legge Calabrò/Governo/Conferenza Episcopale Italiana. I vescovi lo appoggiano a causa della loro ossessione per una ipotetica “deriva eutanasica”, che non ha fondamenti nella realtà.

“Noi Siamo Chiesa” invita tutti i cattolici a intervenire contro l’aspro bipolarismo etico in corso, che è dannoso alla Chiesa e alla società. Di conseguenza si abbandoni, nel breve periodo, questa controversa soluzione legislativa del problema e si apra una riflessione a tutto campo che preveda un nuovo dialogo con la cultura “laica”.Tra i cattolici prevalga la consapevolezza che il fine vita non deve essere violentato da macchine che ne modifichino l’esito naturale nel momento dell’incontro dell’anima con il suo Creatore e che è compito di tutti, famigliari e operatori sanitari, fare in modo che esso avvenga nel modo più normale e più sereno possibile.

La “campagna” ideologica, e dallo sfondo tutto politico, della Conferenza Episcopale, per ottenere questa legge, concentra energie e mobilitazioni che potrebbero essere molto più evangelicamente impegnate sia in trattamenti sanitari per prevenire e lenire le sofferenze dei malati, sia in interventi di ogni tipo a favore di chi, per le più diverse cause materiali o spirituali, soffre durante il corso della vita, sia nel nostro paese che nel mondo.

Roma, 4 marzo 2011
NOI SIAMO CHIESA