I.R.C. e preservativi

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Certamente solidarietà al prof. Petrucci per aver dimostrato autonomia e libertà di coscienza nel Liceo Scientifico Keplero di Roma col suo assenso all’introduzione dei preservativi nella scuola nell’ambito di un progetto di Educazione Sessuale; e apprezzamento per il suo coraggio. Nella sua condizione,infatti, di autentico “coraggio” si è trattato, poiché l’espressione di un proprio legittimo convincimento gli è costato il posto di lavoro nel presente anno scolastico.

Ma proprio questo “coraggio” ci spinge a riflessioni oltre la solidarietà e l’apprezzamento.

Il prof. Petrucci è infatti docente di Religione cattolica e come tale il suo insegnamento dipende in primis da quell’idoneità concessa unilateralmente dal Vicariato, nei confronti della quale nulla può l’Amministrazione scolastica. In virtù del regime concordatario lo Stato italiano “paga” e “la scuola nomina” i docenti di R.C. su una rosa di nominativi forniti dal Vicariato” (al di fuori dei vincitori del Concorso in seguito introdotto, ai quali, comunque il Vicariato concede l’idoneità per poter concorrere ).

Su tale concessione la competenza dell’autorità religiosa è insindacabile..Il docente di R.C. non gode pertanto della libertà d’ insegnamento di cui godono tutti i docenti della Repubblica in base all’art.33 della Costituzione. Vi ha rinunciato nel momento in cui si è sottoposto a un’autorità esterna allo Stato italiano. Per questo è insensata la norma che definisce la “ parità” in diritti e doveri con gli altri docenti .

Diverse sono le condizioni…

Il docente di R.C. è presente nella scuola in ragione di un insegnamento “confessionale” e non “culturale”. Lo dimostra una volta di più il trattamento subito dal prof. Petrucci da parte dell’autorità religiosa che ha stabilito di rimuoverlo dall’I.R.C. a causa di una scelta nociva, a giudizio della stessa , alla formazione di alunni/e.

Non si tratta quindi di “discriminazione”, ma del richiamo delle gerarchie cattoliche alla sua specifica funzione.

La vicenda del prof. Petrucci deve indurre non tanto a chiedere all’Amministrazione il suo reintegro nel posto di lavoro, le cui condizioni dipendono dal Vicariato, o a chiedere un I.R.C. più aperto alle istanze dei giovani, quanto a evidenziare e ribadire l’incompatibilità di un insegnamento confessionale nella scuola pubblica in cui gli insegnanti devono essere tutti fruitori nelle medesime condizioni della libertà di insegnamento.

Antonia Sani
Roma, 5 marzo 2011