Dai morti di mafia a Elisa Claps assassini protetti da troppi silenzi

Sabato 19 marzo si è svolto nelle vie di Potenza il corteo di Libera per ricordare le vittime delle mafie. Sono 80mila le persone che vi hanno partecipano. Aprono il corteo i famigliari di Elisa Claps, con il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, e don Marcello Cozzi organizzatore della manifestazione. Subito dopo vi sono i parenti delle 900 vittime delle mafie, i cui nomi sono stati elencati ieri sera in una veglia di preghiera e che saranno ricordati anche stamani, al termine del corteo, prima degli interventi finali

Conchita Sannino
www.repubblica.it, 17 marzo

Don Ciotti: “Ecco perché domani saremo in piazza a Potenza. La Chiesa deve essere meno prudente nella denuncia di ingiustizie e disfacimento etico”

La carovana, l’elenco di 900 nomi da condividere e quell’alibi da scardinare. “Non è colpa di cupole invincibili. Qualunque violenza comporta una ricaduta nell’etica collettiva”, avverte il sacerdote dalla lingua tagliente, don Luigi Ciotti. “Ci sono le vittime innocenti delle mafie e i cittadini uccisi anche dai silenzi e dalle complicità. Come gli scomparsi, le cui famiglie aspettano giustizia. Noi non facciamo differenze. Per questo Libera si dà appuntamento a Potenza, in terra lucana, dove esistono zone di ombra, ma dove c’è anche una società che lotta per la giustizia e che ci aspetta per sentire questa vicinanza”.

Don Ciotti, come sacerdote e fondatore di Libera insieme con 50mila persone tra familiari di vittime, volontari e cittadini, domani lei apre a Potenza la Sedicesima giornata della Memoria e dell’Impegno. Perché qui?
“In terra lucana esistono intrecci tra poteri, zone di complicità, ma anche una società forte che lotta per la giustizia e che aspetta la nostra vicinanza. L’etimologia di Lucania è terra di luce, per alcuni anche terra “di lupi”. Una terra che conosce la ferocia di lupi umani, che hanno alimentato episodi di violenza, di offesa a una dignità umana che è compito di tutti riscattare”.

Il mistero di Elisa Claps, uccisa nel 1993 ma il cui corpo è stato ritrovato esattamente un anno fa nel sottotetto di una chiesa, di questa zona grigia è il simbolo.
“Penso ad Elisa, ma anche agli altri. La Basilicata conta 16 casi irrisolti: la piccola Ottavia De Luise, scomparsa nel ’75, a Maria Antonietta Flora di Lagonegro, anche lei mai trovata. E poi il mistero dell’uccisione dei fidanzati di Policoro, Luca e Maria Rosa, e l’omicidio di Vincenzo De Mare, probabilmente perché aveva scoperto un traffico di rifiuti”.

La giornata di Libera incrocia i 150 anni dell’Unità d’Italia.
“Che sono 150 anni anche di radicamento criminale, e allo stesso tempo di uomini e donne che lottano. L’Italia non è divisa, ma diseguale, e sono le disuguaglianze a creare divisione. E ricordiamoci che la Costituzione è il primo testo antimafia, sta a noi farla diventare cultura e costume del paese”.

Proprio a Potenza, la Chiesa è sotto attacco per omertà.
“Tutta la Chiesa in Italia deve portare avanti quel processo di purificazione dal potere di ogni natura. Una chiesa più povera, più coraggiosa, meno prudente nella denuncia delle ingiustizie e del disfacimento etico, più vicina ai poveri e a chi fa fatica. Però devo dire che la Chiesa è i nostri volti, è fatta da tutti noi, che però dobbiamo sentire di essere chiamati a una testimonianza cristiana e a una responsabilità civile”.

La chiesa dove è stato ritrovato il corpo di Elisa deve rivivere o esser sconsacrata?
“Può essere il luogo dove si rifletta e ci si interroga, può essere la prima chiesa dove far scorrere con un nastro continuo i nomi di tutte le donne, le ragazze e gli uomini colpiti dalla violenza. Ma sarà chi di dovere a decidere”.