Lo scandalo del pane

Giorgio Bernardelli
www.perlapace.it

Boom dei titoli che offrono anche ai piccoli risparmiatori la possibilità di speculare sulle materie prime. A Milano 17 milioni di scommesse sul mais nel solo marzo 2011

Ore 9 e 1 secondo. A tempo di record arriva il primo ordine della giornata: 12.500 titoli al prezzo di 1,616 euro l’uno. Passano 4 minuti e 21 secondi e arriva il secondo, questa volta più modesto: appena 619 titoli a un prezzo che nel frattempo è sceso leggermente a 1,603. Ma il «carico» della giornata arriva alle 11,04: 51.000 titoli al prezzo di 1,602; vale a dire 81.700 euro messi letteralmente sul piatto. E così via per tutto il giorno fino alle 17,22 e 42 secondi, quando a poco più di sette minuti dalla fine delle contrattazioni arriva l’ultimo ordine.

Benvenuti a una giornata normale di contrattazioni di Etfs Corn, uno dei titoli simbolo di che cosa sia oggi la speculazione sul cibo. Uno di quelli che più di tanti altri aiutano a sfatare il pregiudizio secondo cui la speculazione finanziaria sulle materie agricole sia un fenomeno che accade lontano da noi e solo attraverso i movimenti esperti di pochi iniziati.

I dati citati sopra si riferiscono infatti all’andamento di ieri di questo titolo che è legato al prezzo del mais e che chiunque può compare o vendere on line nella sezione Etc-Prodotti Agricoli del sito www.borsaitaliana.it.

Essendo la materia un po’ complessa una premessa è d’obbligo: che cos’è un Etc? La sigla sta per Exchanged Traded Commodities; si tratta di uno strumento finanziario in grande ascesa proprio perché pensato per fare accedere anche il piccolo risparmiatore ai mercati delle materie prime. Il suo grande vantaggio è che si tratta di uno strumento molto semplice, per certi versi assimilabile alle azioni.

Mentre infatti acquistare dei futures sul mais (ma anche sul rame o sul petrolio) è un’operazione che richiede una capacità di operare su un mercato particolare ed è comunque un investimento legato a una scadenza (scommetto su quello che sarà il prezzo di una materia prima a una determinata data), gli Etc sono titoli emessi da società veicolo e non hanno scadenza. Non sono infatti legati a un determinato contratto (esempio il future sul prezzo del mais a luglio 2011) ma a un indice generale che è legato all’andamento del prezzo del mais (nel caso dell’Etfs CornDJ-Ubs Corn Sub-Index).

Ovviamente deve esserci comunque una copertura rispetto alla materia prima e quindi è la società finanziaria che emette l’Etc – in proprio o attraverso terzi – a operare poi su quei mercati più complessi, garantendo così il valore del titolo. Per il risparmiatore, dunque, è come mettere i soldi in un fondo di investimento, ma con un vantaggio non indifferente: questi titoli si possono negoziare come se fossero azioni seguendo in tempo reale l’andamento delle quotazioni della materia prima di riferimento. Ovviamente tutto questo segna sognarsi mai di acquistare davvero del mais. l’indice

L’Etfs Corn è uno di questi titoli: a emetterlo è la società Etf Securities Ltd che con i suoi prodotti è presente sulla piattaforma telematica della Borsa di Milano dal 2007. Etf Securities Ltd è una delle società leader in questo tipo di mercato: ha iniziato nel 2003 in Australia e a Londra con prodotti legati all’andamento del prezzo dell’oro e poi man mano ha esteso il suo campo d’azione a tutte le principali materie prime.

Oggi – oltre che a Milano – i suoi titoli sono trattati anche alle borse di Londra, New York, Tokyo, Parigi, Amsterdam, Francoforte, Sidney e Dublino. Tra i suoi partner figura l’Ubs, una delle principali società finanziarie a livello globale. E – guarda caso – quando vai a vedere dove stanno le sue sedi accanto a Londra torvi Jersey, nelle Isole del Canale. Cioè uno di quei posti che figurano sempre in cima alle liste dei paradisi fiscali.

La domanda allora diventa: quanti soldi muove un titolo come Etfs Corn su una piazza come Milano? Basta consultare il sito di Borsa italiana per vedere che nel solo mese di marzo su questo Etc sono state compiute operazioni per un valore di circa 17 milioni di euro. E il trend di aprile mostra chiaramente che questa cifra verrà ampiamente superata. Insomma: c’è stata una corsa negli ultimi tempi ad acquistare questo titolo.

E il perché lo si vede chiaramente guardando i rendimenti: nell’ultimo mese ha reso il 3,65%, negli ultimi 6 mesi il 20,13% e nell’ultimo anno il 68,02%. Sono dati fotografati a mezzogiorno di oggi. Ed è una precisazione importante perché vuol dire che tengono già conto del calo odierno, intorno al 3,8%, determinato da un’ondata di vendite: a meno di metà giornata sul sito di Borsa Italiana siamo già a quota 112 contratti effettuati, quando ieri alle 17,30 ci si era fermati a quota 42. Quelle di stamattina sono tutte operazioni di entità abbastanza modesta: come controvalore complessivo siamo intorno ai 258.000 euro, in media sono operazioni da 2300 euro.

E che avvengono dopo una serie di giornate in cui a Chicago – il mercato di riferimento per questa materia prima – le quotazioni dei futures sul mais sono cresciute. Perché allora vendono? È abbastanza chiaro che si tratta di operazioni per fare cassa. Magari anche per pagarsi le vacanze di Pasqua. Perché il punto è proprio qui: stiamo parlando di piccoli risparmiatori. Nella giornata di ieri alle 16,20 c’è stato un ordine per 72 titoli, in tutto 115 euro. È difficile immaginare che dietro ci fosse un magnate della finanza.

La speculazione sul cibo – dunque – tenta molto più di quanto pensiamo. Confrontano l’andamento del titolo Etfs Corn con due altri dati (FTSE Italia-All Share, il principale indice generale sui titoli quotati in Borsa a Milano e FTSE All-Share) si vede come il guadagno di oltre due terzi del valore investito arriva in un periodo in cui chi ha investito in normali azioni alla Borsa di Milano ha – al contrario – perso dei soldi. Il guadagno ottenuto sul mais è doppio persino rispetto a quello di chi nell’ultimo anno ha scelto di speculare sull’aumento del prezzo della benzina.

Vale la pena di ricordarlo: qui stiamo ragionando su un solo titolo (accanto a quello sul mais alla Borsa di Milano sono quotati nello stesso modo Etc sul frumento, sulla soia, sul cotone, sul caffè, sullo zucchero…) e in una sola Borsa (accanto a Piazza Affari, ci sono Londra, Parigi, Francoforte, New York…). Quanto farebbe allora la somma complessiva? È la stessa Etf Securities Ltd a dircelo nel suo ultimo rapporto globale su questo tipo di mercato (sono dati riferiti non solo ai titoli nel proprio portafoglio, ma comprendono anche quelli nel portafoglio delle altre società che operano con gli Etc). Nel primo trimestre del 2011 per i titoli legati alle materie prime agricole siamo arrivati a quota 9,118 miliardi di dollari contro i 6,407 dell’ultimo trimestre 2010. C’è stato dunque un incremento del 42 per cento, il più alto rispetto a tutte le altre materie prime (combustibili fossili compresi).

Scrivendo tutto questo – lo ribadiamo – non stiamo neanche entrando direttamente dentro ai dati sui mercati dei futures, quelli in cui operano gli «speculatori di professione». Perché questi 9,118 miliardi di dollari sono la speculazione del vicino di casa o della piccola azienda che fa fruttare così la propria liquidità. Ma quanti sono 9,118 miliardi di dollari? Tanto per fare un raffronto: la Banca Mondiale stima che globalmente in un anno siano 100 miliardi di dollari l’ammontare complessivo degli aiuti allo sviluppo. Già oggi, dunque, un decimo di quella cifra lo investiamo per ricavare soldi sul cibo che gli altri non hanno. Ed è una quota che tra qualche mese potrebbe già essere molto più alta.

Ecco perché è così importante dire a tutti che «Sulla fame non si specula». Aderendo alla campagna che noi del Pime, insieme al settimanale Vita, Action Aid, Unimondo, le Acli di Milano, Monza e Brianza e altre figure significative della società civile milanese abbiamo fatto partire proprio da Milano. La stessa città che ha visto il mese scorso tante persone investire 17 milioni di euro per trarre profitti dal mais che altri non possono comprare.