Biotestamento: una corsa per la vita?

Rosa Ana De Santis
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La polemica tra Berlusconi contro i giudici non ha risparmiato nemmeno una legge tanto delicata come quella sulla fine della vita. Il pallido spirito liberale al quale il premier dichiara d’ispirarsi, ricorda che su una questione tanto intima ed esistenziale la mano dello Stato non sarebbe dovuta entrare, non fosse stato per il travalicare delle competenze dei tribunali sul Parlamento.

Questa la ricostruzione, evidentemente tendenziosa, con la quale il Presidente del Consiglio si rifà alla vicenda Englaro. Il fatto che questa ragazza versasse in uno stato vegetativo da 17 anni contro ogni sua volontà, a causa di un vuoto normativo, è un dato che passa sotto silenzio, cui la politica e questo governo in modo particolare proprio non vogliono riconoscere alcuna responsabilità.

La Camera ha approvato l’inversione dell’ordine del giorno per passare, notte tempo, all’esame del disegno di legge sul biotestamento. L’Udc non vedeva l’ora, mentre il Pd non ce l’ha fatta a far passare le due pregiudiziali costituzionali. La corsa al voto è comunque finita presto, perché il dibattito è stato sospeso per passare ad altro. L’annuncio di Berlusconi era pertanto un solito spot anti-tribunali che diventa ancora più disgustoso se utilizzato su un tema bioetico di così rilevante problematicità.

Il dibattito riprenderà dopo le amministrative e Cicchitto ha ribadito che non c’è alcuna volontà di forzare l’iter previsto, ma solo di dare una chiara direttrice alla legge che, secondo la maggioranza, così come è sarebbe sufficientemente trasversale. Questo almeno recita la letterina di Berlusconi inviata ai parlamentari della sua coalizione. Li invita a ricordare il valore della libertà su cui nasce la loro militanza politica e subito dopo a votare questa legge, che incarnerebbe un’altissima sintesi delle differenze di fede e di sensibilità.

Ma Berlusconi lo sa che questa legge impedisce e vieta, pena sanzioni, di interrompere uno stato vegetativo come quello di Eluana? Lo sa che questa idea della vita garantita per legge dallo Stato nasce da un’ispirazione che è tutt’altro che liberale e che è figlia di un approccio cristiano-creazionistico all’esistenza? E’ proprio lui a mettere in antitesi la libertà e la vita a favore della seconda, investendo lo Stato di una funzione etico-educativa.

Ma quale tradizione liberale è quella che assegna allo Stato questo ruolo invasivo nella vita dei cittadini? Eppure questo rigido liberalismo di costume viene invocato quando Berlusconi deve difendere la libertà di fare ciò che vuole nel proprio letto con prostitute, anche se minorenni. Allora bisogna decidersi. O Berlusconi si rifà a un ignoto liberalismo ad alternanza o semplicemente e strumentalmente il liberalismo vale solo per la casa del premier e non per quella dei normali cittadini.

Lo Stato etico che impedisce le coppie di fatto, le unioni tra omosessuali, la diagnosi pre-impianto di un embrione, la libertà di decidere come morire per chi non vuole essere un solo giorno una persona priva di coscienza alimentata a forza, sparisce quando deve comminare sanzioni, anche solo di riprovazione morale, ad un capo del governo che si circonda di prostitute al limite della maggiore età, che le utilizza per giochi erotici perversi e di gruppo e che le stipendia (anche, in alcuni casi, con i soldi dei contribuenti).

E’ per questo che vorremmo sentire il solito tuono di condanna della CEI. E’ qui che la Chiesa, quella che timidamente prendeva le distanze da questo signore della lussuria, dovrebbe fare il controcanto allo spot della vita cavalcato da una polemica elettorale anti-pm. La lezione sulla vita e sulla morale non può venire dallo stesso uomo. Il Pd non ci sta, ma conta da sempre le proprie defezioni. Quelle dei cattolici che proprio non ce la fanno a pensare una legge aconfessionale e liberale.

L’opposizione rimane quindi dentro al conflitto delle posizioni anche perché non ha, è ormai evidente, il cinismo del capo di governo che, sapendo di essere alla guida di un partito laico e assolutamente indifferente alle posizioni cattoliche (ma sensibilizzimo al ricatto incrociato con il Vaticano) decide di usare l’unica carta vincente che ha. Quella di trasformare la legge sul biotestamento in un altro braccio di ferro con i giudici e i tribunali. E’ così che vincerà. E’ rimasto solo Casini a crederci con il rosario in mano.

I malati terminali continueranno a morire come muoiono oggi, ciascuno come vuole e come ha scelto, anche con un testamento affidato ai sentimenti e alle relazioni dei propri cari. I ricchi continueranno a farlo meglio e nelle migliori cliniche. I poveri nelle case o nelle corsie con quel po’ di terapie del dolore che gli saranno concesse. Gli intrappolati come Eluana con qualche medico compiacente. E ancora una volta di questa legge liberticida rimarrà uno spauracchio vuoto di cui non sapremo che farci. Un po’ come la legge 40 e le emigrazioni di tante coppie verso la Spagna o l’Inghilterra.

Ci ricorderemo del biotestamento solo quando arriverà quel giorno in cui ad un comune cittadino sarà impedito quell’atto di pietà che dopo 17 anni è arrivato per Eluana. Quando un genitore, un marito, un figlio e un medico si ritroveranno sul banco degli imputati per aver rispettato la libertà di conoscenza di un proprio caro e per non aver avuto i mezzi di farlo di nascosto in qualche clinica oltre confine.

Perché lo Stato etico di questo governo si fonda sulle dichiarazioni dei redditi e si ferma ad Arcore. Berlusconi questo lo sa e lo dichiara persino. Usando un argomento elettorale per difendere una legge etica e ingannando i fedeli elettori con una scenografica pacca sulle spalle ai prelati.

Il Paese sarà democraticamente cattolico e monarchicamente liberale. E sarà vietata per legge l’umana pietà. Una mirabile operazione di marketing per le prossime elezioni, che ancora una volta pagheremo tutti. Questa volta non con le tasse, ma con la nostra vita.