L’Angolo della Gru: Volontariato e felicità

Aldo Bifulco
Cdb Cassano e Scuola di Pace – Napoli

Il verso della freccia della comunicazione, in questo caso, è stato l’opposto del solito. E’ stata Fortuna, impegnata a condurre un corso di formazione al volontariato in una scuola media di Secondigliano per conto del CSV (Centro Servizi del Volontariato), a cercarmi per coinvolgermi in questa esperienza. Non c’eravamo mai incrociati prima eppure entrambi frequentiamo con discreta assiduità il Centro Hurtado. Da allora la sintonia è andata crescendo. In questi giorni Fortuna Varuni si è laureata a pieni voti (non è più una novità!) in Scienze Pedagogiche con una tesi su “SoS.Scampia: nuovo progetto in rete”.

Cominciamo con la solita batteria di informazioni.
Abito a Chiaiano, assurta alla cronaca nazionale per le note e tristi vicende della discarica, maleodorante anche a distanza e il cui percolato pare stia inquinando la falda acquifera. Ma in pratica staziono a Scampia, un quartiere per il quale ho una sorta di “fissazione affettiva”. Lo scelsi alcuni anni fa per svolgere il Servizio civile, nell’ambito del progetto “I care” che si occupava della dispersione scolastica e da allora non l’ho più abbandonato. Ho frequentato un corso di formazione alla Scuola media “Carlo Levi” di Scampia su “tecniche di aggregazione per ragazzi a rischio di periferia”. Poi sono diventata, in qualche modo, organica al Centro Hurtado.

So che hai un piede anche in un’altra Assoc. giovanile di Scampia dal nome suggestivo di (R)Esistenza.
A Scampia è necessario “resistere” per “esistere”. Resistenza contro la “cultura della camorra” che spesso appare vincente nell’ambito della nostra realtà. E’ un’Associazione che si occupa di educazione alla legalità e fa riferimento al meraviglioso alveo dell’ Assoc.“Libera”, di Don Luigi Ciotti.

Torniamo alla tua tesi di laurea
Sostengo che il “Volontariato” è una grossa risorsa per la nostra società, ma per essere efficace deve costituire una rete solida e duratura. A Scampia ci sono germi di rete, spesso le Associazioni si coagulano attorno ad obiettivi temporanei, ma si avverte ancora una certa autoreferenzialità e spesso le Associazioni agiscono come entità separate disperdendo energie e limitando i risultati.

…..Fortuna come “un torrente in piena” racconta la sua esperienza di volontariato; frasi staccate, slanci emotivi, pause di riflessione, ma tanta passione ed io…mi limito a registrare.
La motivazione iniziale che mi ha spinto verso il “volontariato” è stata la morte di mia madre avvenuta otto anni fa. Non volevo soccombere alla sofferenza che poteva sommergermi, avevo bisogno di elaborare il lutto positivamente. Aiutare gli altri poteva –paradossalmente- aiutare me. Col tempo la motivazione è diventata più consapevole e sostanzialmente decentrata da me. Le ore trascorse a Scampia al servizio dei ragazzi, quelli più disagiati, i marginali della società, si sono moltiplicate. Sono diventata un punto di riferimento…cercata…. il telefono squilla spesso. E quì è il problema. Per essere un “vero punto di riferimento” occorre costanza e continuità, non possiamo essere legati alla “episodicità” e la “frammentarietà” dei progetti. Mi sorprendo spesso a pensare “Giuseppe dove andrà?”quando finirà il progetto; “Fortuna non mi pensa più” si domanderanno deluse le ragazze che non riuscirò ad incontrare e mi tormenta la conclusione di Salvatore che dice “Meglio Nisida… per avere qualche regola di vita”. Anche noi operatori soffriamo il distacco. Qualche volta penso che questo mio “operare” potrebbe trasformarsi in una vera e propria professione e mi domando se senza la gratuità rimarrebbe la freschezza e l’entusiasmo che mi sostiene. So di certo che a sera quando torno a casa stanca, assaporo frammenti di “felicità”.

Quest’ultima affermazione di Fortuna mi porta alla mente i risultati di uno studio inglese secondo il quale “aiutare gli altri dà più gioia di un buon cibo o di un bel film”. Questo connubio tra “volontariato e felicità” non mi è estraneo. Abbozzo un invito: “provare per credere”!