Referendum del 12 e 13 giugno: una battaglia di civiltà

L’approvazione dell’emendamento che sancisce la rinuncia temporanea al nucleare rende evidente la volontà del governo e dei poteri forti di aprire la guerra ai prossimi referendum.

Il Presidente del Consiglio è ormai preso dal panico che una doppia sconfitta popolare –alle elezioni amministrative (Milano in primis) e ai referendum- faccia definitivamente crollare una maggioranza tenuta assieme solo dagli interessi di innumerevoli clan oliati con prebende e posti di potere per garantirne la fedeltà.

I poteri forti – multinazionali, capitale finanziario e lobby territoriali trasversali agli schieramenti politici – hanno ormai capito che, in particolare con i referendum per l’acqua, le politiche liberiste, per la prima volta dopo decenni, possano essere sconfitte da un voto democratico e popolare, aprendo scenari di modifica dei rapporti di forza culturali e politici nell’intero Paese e di ridiscussione complessiva sull’insostenibilità dell’attuale modello liberista.

La sovranità popolare – utilizzata come feticcio ad ogni occasione – sta diventando il peggiore degli incubi quando possa pronunciarsi davvero. Con la mossa sul nucleare, il Governo e i poteri forti dimostrano tutta la loro debolezza: hanno capito che il popolo dell’acqua e quello contro il nucleare sono già maggioranza nel Paese.

Non sappiamo cosa deciderà la Corte di Cassazione in merito. Sappiamo per certo che da oggi e fino alla seconda metà di maggio, la campagna comunicativa sarà tutta orientata a dire che il referendum sul nucleare non ci sarà, depotenziando l’attenzione dell’opinione pubblica.

Ma la loro strategia non si fermerà qui: Federutility – la lobby delle SpA che gestiscono il servizio idrico- si è infervorata chiedendo analogo intervento sull’acqua “per impedire due referendum disastrosi”, sapendo di poter contare anche sul consenso di una parte dell’opposizione parlamentare, quella più direttamente legata alle multiutilities delle grandi città.

Siamo alla stretta risolutiva. Da un parte i referendum, fondamentale espressione della sovranità popolare, diritto insopprimibile e NON variabile dipendente dalle tattiche politiche di palazzo.

Dall’altra la grande ricchezza – non congelabile da nessun emendamento – dell’esperienza del popolo dell’acqua: quella diffusione reticolare che ha rimesso in moto le energie positive di milioni di donne e uomini che, tutti i giorni e in ogni angolo del Paese, stanno compiendo il più importante processo di autoeducazione popolare degli ultimi decenni, costruendo consapevolezze e intessendo legami sociali, di cui nessun organo d’informazione parla ma che potrebbero costituire l’elemento decisivo per la vittoria ai referendum.

A chi pregusta la torta di 60 miliardi del business dell’acqua, rendiamo evidente che l’acqua ha un legittimo impedimento: è nostra. Il 12 e 13 giugno l’inondazione di SÌ vi travolgerà.

Comitato Referendario Torinese 2Sì per l’Acqua Bene Comune
www.acquapubblicatorino.org