Il dubbio:”Indignados” o “manovrados”? Ecco chi c’è dietro il “15-M”

Germano Milite
www.julienews.it

25/05/2011 – Quest’oggi, partendo anche dalla domanda di Ferruccio De Bortoli e dall’ormai stranoto movimento “15-M”, volevo scrivere un editoriale che tentasse di spiegare come mai, i giovani italici, non si sono organizzati in un moto di protesta pacifica come hanno invece fatto i “colleghi” ispanici. Facendo un giro per il web, però, ho compreso che la domanda forse doveva essere diversa: perchè gli spagnoli si sono indignati all’improvviso, in maniera così ben organizzata e senza prodursi nei consueti scontri con le forze di polizia?

Il dubbio, il fortissimo dubbio sulla spontaneità degli “indignados” mi è venuto quando ho letto il nome e la storia professionale di Enrique Dans; autoinseritosi tra i fondatori e promotori del 15-M ed ex studente di formazione aziendale nelle due blasonatissime università statunitensi di Ucla e Harvard. E se si trattasse solo del passato trascorso in alcuni dei principali centri accademici che indottrinano alla teoria capitalisco-consumistica, magari si potrebbe anche pensare ad una credibile e possibile “conversione” dell’uomo verso tesi decisamente diverse.

Il punto è che Dans ha collaborato (e continua tutt’ora a collaborare) con grandi gruppi finanziari come Barclays Bank e a farsi promotore di iniziative bancarie come Bancacívica. Man mano che si legge il curriculum presente sul sito dell’esperto economista, le perplessità sui fini reali della sollevazione civile (in tutti i sensi) nata a Madrid aumentano. Come si legge su praticamente tutti i siti e i blog indipendenti, tra l’altro, “Altri promotori del movimento 15M sono Javier de la Cueva, che ha lavorato a lungo con il quotidiano atlantista e neo-liberale El Pais, Carlos Sánchez Almeida, proprietario di un importante studio legale con sedi a Madrid e Barcellona, così come una serie di altri personaggi con collegamenti”.

L’ipotesi mossa da parecchi ex estimatori del movimento spagnolo, è dunque abbastanza semplice: migliaia di persone sono state coinvolte (in buonissima fede) in quella che potrebbe essere solo una gigantesca operazione di “dissenso controllato”. Una sorta di valvola di sfogo momentanea che farà da apripista ad una serie di micro cambiamenti socio-economci utili a non far cambiare l’apparato macro-sistemico. Lo stesso Dans, in un’intervista rilasciata a Promo Turismo Tv (portale video dedicato al profitto generato dal turismo) dice chiaramente:”Allora dove andiamo (…)? Beh penso che si chiede un cambiamento. Non chiudersi in un sacco per opporsi a tale cambiamento, e allora dobbiamo vedere. Dobbiamo imparare dalle esperienze precedenti, come l’Egitto o la Tunisia, dove evidentemente la situazione non era la stessa, c’era un sistema che è stato abbattuto, ma qui non è il caso.”

Il sistema vigente dunque andrebbe cambiato ma solo un minima parte, senza troppi stravolgimenti e pericoli per le oligarchie straricche che controllano un mondo sempre più affamato ed esausto. La speranza è che, il web, riesca nell’opera di smascheramento o, almeno, in quella di induzione alla riflesione critica così come è riuscito a “contagiare” centinaia di migliaia di utenti attraverso il racconto della “rivoluzione spagnola”.

Dispiace dover smorzare l’entusiasmo con il quale, anche lo scrivente, aveva accolto questa aggregazione così promettente non solo di “contestatori” ma di idee e proposte per affrontare la crisi. Certo comportarsi da talebani dell’anticapitalismo non aiuta e tredisce scarsa conoscenza della complessità della società nella quale viviamo ma, il tentativo di far passare per “nato dal basso” un movimento che è evidentemente stato guidato da esperti dell’attuale (disastrosa ed iniqua) finanza occidentale, non può che risultare odioso.

A mio avviso, comunque, l’attenzione sui “manovrados” non deve assolutamente calare ed anzi deve essere ancora più viva e lucida. Comprendere come il sistema fa finta di volersi combattere potrebbe difatti servire a trovare il modo di riformarlo radicalmente. Per ora, il movimento “Intalian Revolution” ha avuto un buon seguito sui social network ma scarso riscontro nella reatà. Staremo a vedere, giovani e giovani, come, quando e dove questa tanto invocata “rivoluzione” si deciderà a partire sul serio.

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GUERRA DI IV GENERAZIONE NEL SETTORE SOCIALE
La strategia della manipolazione coperta dalla “protesta degli indignati”

Manuel Freytas (IAR Noticias)
www.vocidallastrada.com

Nella Guerra di Quarta Generazione sono contenute le tecniche di gestione delle operazioni e strategie di comportamento collettivo che stanno dietro quelle che sono ingenuamente chiamate “proteste spontanee” che nelle grandi catene mediatiche imperiali installano come una verità accettata su scala globale.

Il nuovo strumento manipolatore

In IARNoticias cominciamo sempre la storia dalla fine. Il nostro stile contro-informativo è sempre stato quello di proiettare e analizzare i fatti con l’obiettivo di anticipare il risultato e senza che l’albero della “congiuntura giornalistica” (manipolatrice del sistema) copra il bosco della comprensione generale.
In piena euforia mediatica per la “rivoluzione democratica ”degli “indignati” in Spagna, abbiamo segnalato che si trattava (al di là delle “buone intenzioni” dei partecipanti) di una nuova strategia di mobilitazione di massa basata su un tripode convergente: Internet, telefoni cellulari e grandi catene mediatiche.
Dalla sua strumentalizzazione quasi organica in Medio Oriente e in Africa con le “rivolte popolari” promosse dalla CIA e dai servizi alleati, Internet ed i cellulari sono stati la chiave di queste mobilitazioni i cui contenuti e obiettivi sono noti solo agli istigatori occulti.
Cioè i beneficiari nascosti (servizi dell’intelligence e gruppi di potere) che li inducono attraverso operazioni di azione psicologica principalmente nelle “reti sociali”. E che dopo diventano massivie attraverso la diffusione su scala globale (dal vivo e in diretta) che fanno le grandi catene mediatiche internazionali.

La variante spagnola

In realtà, la cosiddetta “protesta degli indignati” in Spagna, è un’attualizzazione aggiornata e in un altro stadio (con un salto qualitativo informatico) del “Cacerolazo” che fece cadere istituzionalmente Fernando de la Rua in Argentina e della “ribellione dei giovani” che fece cadere allo stesso modo Lucio Gutierrez in Ecuador. A quasi una settimana dalla sua nascita in Spagna, abbiamo già il primo segnale (e il primo emergente) di un beneficiario chiaro delle “proteste degli indignati” alle urne: Il Partito Popolare ha spazzato via elettoralmente il PSOE, il partito al governo.
Proprio come il Cacerolazo argentino (un succedaneo storico delle “rivolte popolari”) ha fatto cadere senza un colpo di Stato militare il Partito Radicale (Fernando de la Rua) e installò il Partito Giustizialista (governo di Duhalde- uno dei maggiori narcotrafficanti argentini, Ndt) la “protesta degli indignati” ha già profilato chiaramente un beneficiario sul campo politico.
Storicamente, questi strumenti di mobilitazione e proteste in massa come quella che sta avvenendo in Spagna, attaccano il “dipendente” (i politici) e preservano gli interessi del “modello” (lo Stato e il sistema capitalista) servendo funzionalmente come strumento di “colpi democratici-istituzionali” per mezzo dei quali i gruppi del potere locale definiscono le loro elezioni interne e la guerra per il controllo del governo e del mercato interno.

Il nuovo teatro delle operazioni

Dall’inizio abbiamo collocato l’operazione funzionale del nuovo sistema di mobilitazione di massa con le “proteste popolari” e segnaliamo che risponde a obiettivi differenziali secondo il paese e il contesto sociale e politico nel quale si applica.
Precisiamo che si tratta di un nuovo strumento di mobilitazione e manipolazione di condotta sociale (orientato e detonato dalle tecniche di guerra psicologica) presentato come se fosse un “fenomeno spontaneo” delle reti sociali su internet.
Non si tratta di “ingenuità militante” né di nuova “coscienza sociale” improvvisamente risvegliata, ma di un processo indotto, studiato e applicato da strategie e tecniche pulite della comunicazione di massa che la CIA e i servizi dell’intelligence sviluppano nel teatro delle operazioni di internet e delle telecomunicazioni via cellulare.
Indipendentemente dal fatto che sia chiamata “rivolta popolare”, “rivoluzione arancione” “primavera araba” o “protesta degli indignati” la sua strategia, la sua tattica operativa e strutture funzionali non cambiano nella sua implementazione salvo nell’obiettivo politico che si modella secondo i bisogni locali del paese e della società in cui si applica.

La Guerra di Quarta Generazione

Per capire cosa c’è dietro (l’obiettivo e gli attori nascosti) di quello che oggi si presenta mediaticamente come “ribellione spontanea” contro i differenti governi, bisogna ricercare nei manuali della Guerra di Quarta Generazione (Fourth Generation Warfare-4GW) che è il termine usato dagli analisti e strateghi militari per descrivere l’ultima fase della guerra imperialista di conquista, nell’era della tecnologia informatica e delle comunicazioni globalizzate.
Lo sviluppo tecnologico e informatico, la globalizzazione del messaggio e le capacità di influire sull’opinione pubblica mondiale, hanno convertito la Guerra Psicologica mediatica nell’arma strategica dominante della 4GW, alla quale si è aggiunta una variante “contro terrorista” dopo gli attacchi esplosivi dell’11 settembre negli USA.
Nel suo sviluppo mediatico- sociale, i capi e ufficiali dello Stato Maggiore della Guerra Psicologica non sono più militari ma esperti della comunicazione della contro insurrezione, che sostituiscono le operazioni militari con operazioni psicologiche.(OPS)
Non sviluppano i loro piani in unità o quartieri militari ma in laboratori di comunicazione strategica dove si disegnano i piani della Guerra Psicologica per essere portati avanti dalle grandi strutture mediatiche della comunicazione di massa, infiltrate dall’intelligenza della OPS.
In questo modo e a partire dall’11 settembre, la Guerra Psicologica (con la sua variante la “guerra contro il terrorismo”) costituisce la spina dorsale strategica della Guerra di Quarta Generazione, con i Mezzi di Comunicazione diventati i nuovi eserciti di conquista.
La Guerra Psicologica costituisce lo stadio superiore delle strategie di controllo e dominazione provate fino ad ora dai sistemi imperialisti (dominazione dell’uomo sull’uomo) che si sono susseguiti fino ad arrivare al sistema capitalista.
Nella Guerra Psicologica (spina dorsale della Guerra di Quarta Generazione, senza uso di armi) le operazioni con unità militari sono sostituite dalle unità mediatiche.
La Guerra Psicologica a sua volta nasce in una fase particolare del capitalismo caratterizzato da una rivoluzione nel campo delle scienze sociali e della comunicazione strategica.
Tale rivoluzione si completa con una rivoluzione nel campo della tecnologia delle comunicazioni, potenziate su scala globale dai grandi conglomerati mediatici del capitalismo, che crearono le basi per il loro uso nelle strategie di manipolazione e di controllo sociale sviluppate a partire dagli obiettivi della dominazione imperiale-capitalista.
Questa situazione ha creato le basi operative e strategiche per il controllo e il dominio delle società e paesi, senza ricorrere all’uso della guerra militare.
In questo modo (e con poche eccezioni come le zone di conflitto e di occupazione militare) l’attuale guerra imperialista per l’appropriamento di mercati e paesi non si sviluppa sul piano della conquista militare- territoriale ma sul piano della conquista psicologica-sociale strumentalizzata mediaticamente.

Il nuovo teatro delle operazioni (l’obiettivo è il cervello)

Come nella guerra militare, il piano della guerra psicologica è destinato ad: annichilire, controllare o assimilare Il nemico.
La guerra militare e le sue tecniche si rivalorizzano all’interno dei metodi scientifici del controllo sociale e sono diventati un’efficiente strategia di dominio senza l’uso delle armi.
A differenza della Guerra Militare convenzionale, la Guerra di Quarta Generazione non si sviluppa in teatri di operazioni visibili.
Non ci sono fronti di battaglia con elementi materiali: la guerra è sviluppata in scenari combinati, senza ordine apparente e senza linee visibili di combattimento, i nuovi soldati non usano uniformi e si mimetizzano con i civili.
Non esistono gli elementi di azione militare classica: grandi unità di combattimento (carri armati, aerei, soldati, fronti, linee di comunicazione, guardia, ecc.)
Le basi di pianificazione militare sono sostituite da piccoli centri di comando e di pianificazione clandestini, da dove si disegnano le moderne operazioni tattiche e strategiche.
Le unità della Guerra Psicologica sono integrate da Gruppi Operativi, infiltrati nella popolazione civile con la missione di far esplodere la violenza e i conflitti sociali.
Le tattiche e le strategie militari, sono sostituite da tattiche e strategie di controllo sociale, attraverso la manipolazione di informazioni e l’azione psicologica orientata a guidare il comportamento sociale di massa.
Gli obiettivi non sono più fisici (come nell’ordine militare tradizionale) ma psicologici e sociali. L’obiettivo non punta più alla distruzione di elementi materiali (basi militari, soldati, infrastrutture civili, ecc) ma al controllo del cervello umano.
Le grandi unità militari (navi, aerei, carri armati, sottomarini, ecc) sono sostituiti da una grande struttura mediatica composta dalle grandi redazioni e studi di radio e televisioni.
Il bombardamento militare è sostituito dal bombardamento mediatico: Gli slogan e le immagini sostituiscono le bombe, missili e proiettili del campo militare.
Nelle Guerre senza Fucili, la Guerra di Quarta Generazione (chiamata anche Guerra Asimmetrica), il campo di battaglia non è più all’esterno ma dentro le menti.
Le operazioni non si tracciano più a partendo dalla colonizzazione militare per controllare un territorio ma dalla colonizzazione mentale per controllare una società.
L’obiettivo strategico non è l’appropriarsi e il controllo di aree fisiche ma appropriarsi e del controllo dei comportamenti sociali di massa.
Le unità tattiche di combattimento (operatori della guerra psicologica) non sparano proiettili ma slogan per riuscire ad ottenere un obiettivo di controllo e di manipolazione del compportamento sociale di massa.

Il nuovo Obiettivo strategico (La funzione della Guerra Psicologica)

I nuovi progetti geopolitici di conquista imperialista nell’era transnazionale delle comunicazioni richiedono strategie sofisticate di Guerra Psicologica per essere imposte senza l’uso delle armi.
Gli obiettivi previsti dalla strategia di dominio con la Guerra Psicologica sono gli stessi che si usano con la guerra militare: dividere, atomizzare, controllare l’individuo- massa delle società dipendenti. E’ la logica di Machiavelli applicata con mezzi scientifici e tecnologici.
La Guerra Psicologica liberata sul piano della comunicazione strategica e delle grandi strutture mediatiche (i nuovi eserciti di conquista) non si fa per la conquista in se ma per la ricerca di un obiettivo strategico orientato dagli interessi economici delle potenze e delle transnazionali capitaliste.
La funzione della Guerra Psicologica imperiale- capitalista attuale si orienta su tre obiettivi chiave:
La conquista dei mercati emergenti (società e paesi periferici) attraverso l’imposizione della “cultura consumista” livellata e globalizzata dai mass media agendo sulla psicologia dell’uomo diventato individuo- massa.
Controllo e dominazione sociale (nei paesi dominanti) orientato alla repressione e/o neutralizzazione dei conflitti sociali che minaccino lo sviluppo dei piani imprenditoriali e l’accumulazione ed espansione del profitto capitalista transnazionale.
Le controversie inter-potenze per i mercati, destinate a sostituire la guerra militare per aree d’influenza (e anche per la conquista dei mercati) sotterrate con la guerra fredda.

Il fronte mediatico

Un piano di Guerra Psicologica, non si fa con soldati e armi militari, ma con mezzi di comunicazione e individui massificati livellati universalmente dagli stessi stereotipi culturali e sociali.
Il messaggio mediatico su scala globale livella e sintonizza l’individuo universale su una sola frequenza comunicativa.
La realtà è sostituita dalla percezione della realtà attraverso il messaggio mediatico-giornalistico trasformatosi in slogan e titoli, piuttosto che in pensiero riflessivo totalizzato.
Attraverso la manipolazione psicologica e il controllo ideologico, la società civile, l’individuo- massa sostituisce i soldati militari nel campo di battaglia.
Nella Guerra Psicologica, la potenza di fuoco del soldato militare è sostituita dalla potenza sociale dell’individuo-massa con il suo comportamento manipolato verso obiettivi di controllo e di dominio sociale, fissati dal capitalismo transnazionale per conquistare mercati e controllare le società consumiste.
Manipolare, controllare e convertire questo individuo-massa in potenza sociale orientata verso il controllo e il dominio politico-sociale è l’obiettivo strategico centrale della Guerra Psicologica di ultima generazione.
La guerra per il dominio e il controllo delle società e delle menti, è stata prodotta grazie all’interazione funzionale della tecnologia (mezzi di comunicazione) e dell’informatica (elettronica e pc) orientata verso un obiettivo di controllo e di dominio attraverso una strategia comunicativa.
Il fattore mediatico (mezzi di comunicazione, elettronica, informatica e strategie della comunicazione) ha reso possibile che la guerra per il controllo e il dominio imperiale capitalista toccasse il suo massimo stadio di sviluppo strategico: la Guerra di Quarta Generazione.
In sintesi, nella Guerra di Quarta Generazione sono contenute le tecniche di gestione delle operazioni e strategie di comportamento collettivo che stanno dietro quelle che sono ingenuamente chiamate “proteste spontanee” che nelle grandi catene mediatiche imperiali installano come una verità accettata su scala globale.