Testamento biologico: eutanasia di una legge? No, forse, speriamo

Pino Salerno
www.paneacqua.eu

Il nuovo rinvio dell’approvazione della legge alla Camera riapre il dibattito sulla pessima legge che regola le dichiarazioni anticipate di volontà. Voluta tenacemente dalla Curia Vaticana e dai cattolici integralisti, la legge mette a dura prova il carattere laico dello Stato

È stata nuovamente rinviata, mercoledì scorso, alla Camera, l’approvazione definitiva della legge sulla dichiarazione anticipata di volontà, detta comunemente legge sul testamento biologico. Che fosse una pessima legge, scritta sotto dettatura della Curia Vaticana, l’abbiamo già scritto più volte sull’edizione online di Paneacqua.

In particolare, per poter bypassare le libertà assegnate dalla Costituzione alle persone ammalate, ovvero soprattutto quella di rifiutare le terapie mediche, questa odiosa legge afferma, contro ogni evidenza umana e scientifica, che alimentazione e idratazione non sono terapie ma obblighi ai quali ogni operatore sanitario deve sottoporsi. Perciò, alimentarsi e bere non rientrerebbero più nella libera scelta di ogni individuo, ma sarebbero, soprattutto nelle circostanze della fine della vita, un dovere cui deve sottoporsi il medico o l’equipe medica, fino a rasentare l’ipotesi di un vero e proprio accanimento sulla persona ammalata.

O comunque, sarebbe un caso evidente di Stato etico, per il quale la libera e laica decisione dell’individuo verrebbe superata e smentita dall’intervento diretto dello Stato, che decide cosa è bene e cosa è male. Ed è avvertito come un controsenso il fatto che proprio quei cattolici che si battono per il Crocefisso ovunque o che sono i protagonisti di una nuova ondata omofoba, scelgano, perchè gli fa comodo, lo Stato etico in materia di libertà terapeutica. Insomma, dalla Binetti a Casini, passando per Giovanardi, l’intervento dello Stato nella intimità delle scelte individuali è auspicato solo se è conforme alle loro opinioni.

È un dejà vu. Ci sono, in giro, un pensiero cattolico e un forte gruppo cattolico di pressione, soprattutto nelle istituzioni, che pensano di imporre un’egemonia morale sui temi sensibili, spesso in contrasto con i principi costituzionali e le libertà inviolabili che essi tutelano.

Con questa legge, ad esempio, ogni volontà espressa prima di raggiungere la condizione di fine vita sarebbe pertanto annullata, e a nulla potrebbero servire le proteste dei famigliari. Non rimarrebbe che il ricorso al giudice, proprio per tutelare la libera e laica scelta di ogni individuo dinanzi al proprio destino.

Un disegno di legge, dunque, partorito dal governo e dalla sua maggioranza di destra per evitare l’intervento del giudice nella soluzione di angoscianti casi umani, rischia di intasare i tribunali dell’intero Paese con migliaia e migliaia di ricorsi. E di seguito, la Corte Costituzionale, per la palese incostituzionalità della sua norma fondativa.

Ma cosa è successo due giorni fa, alla Camera? Raccontano le cronache parlamentari che la proposta di allontanare nel tempo il voto su questa legge sia venuta da Walter Veltroni, e che sia stata immediatamente raccolta dai capigruppo della maggioranza. In mattinata s’era celebrata in aula la sconfitta della maggioranza, per quattro volte, sulla mozione sulle carceri presentata da Futuro e Libertà. Nel primo pomeriggio, invece, era passata una mozione dell’Italia dei Valori che proibisce l’uso delle bombe a grappolo. Il successo parlamentare delle opposizioni non lasciava presagire nulla di buono, dunque, sull’esito delle votazioni sulla legge sul testamento biologico.

Meglio evitare un nuovo tracollo, avranno pensato i capigruppo della maggioranza. E così, hanno escogitato una puerile giustificazione per il rinvio a giugno, forse. Cioè, hanno dichiarato che non intendevano usare strumentalmente la legge durante la campagna elettorale per i ballottaggi. E se aggiungiamo che il prossimo 12 giugno si voterà per i Referendum, possiamo lecitamente immaginare che forse si dovrà attendere la fine del mese prossimo per il dibattito e il voto. Noi, ovviamente, non possiamo che gioirne.

La delusione cocente si legge invece nell’edizione odierna del quotidiano della Conferenza Episcopale italiana, Avvenire. Il giornale ha tentato, nei mesi scorsi, di partecipare con paginate intere, rubriche, editoriali al dibattito politico su questa legge, spingendo per una celere approvazione. In realtà, noi apprezziamo molto Avvenire. Tuttavia, crediamo che in questo caso stia sostanzialmente sbagliando.

Forse, se ascoltasse con maggiore attenzione la posizione antitetica di molti cattolici, assolutamente indignati e contrari alla legge (su queste pagine online, citiamo l’intervista a Ignazio Marino, senatore cattolico del Pd), farebbe un buon servizio alla Chiesa. Non sempre la posizione dei vescovi, che guidano la Chiesa italiana, corrisponde alla verità assoluta, dogmaticamente comunicata e praticata dai confessori.

Talvolta, la dignità umana, il valore costituzionale della libertà terapeutica e il rispetto della laicità dello Stato, come metodo di scelta e di vita, possono essere prevalenti e più forti, rispetto ad una posizione che rischia di trasformarsi da legittima riflessione teologica ed etica, a opzione politica. È già accaduto con la legge 40, sulla fecondazione artificiale, i cui i divieti sono disumani e irragionevoli.

Facciamo in modo che non si ripeta nel caso del testamento biologico. Mai come in questo caso, auspichiamo una umanissima eutanasia di una legge pessima, disumana, incostituzionale, e anticristiana.