Quella strategia che non si vede

Enzo Mazzi, Cdb Isolotto – Firenze
27 maggio 2011

Ormai il calendario non ha quasi più giorni da dedicare agli anniversari delle stragi che, in questi ultimi cinquant’anni, hanno dilaniato e insanguinato le piazze e le strade d’Italia. Di un’Italia che cercava varchi di speranza per l’intreccio fra utopia – vita quotidiana – politica.

Ma se il calendario è zeppo, al contrario è vuota la mappa delle responsabilità dei veri mandanti. Il freddo buio tiene aperte le ferite e fresco il sangue versato.

“Niente cambiamento” – ci hanno detto le bombe, da quella di piazza Fontana a quella degli Uffizi. “Niente cambiamento” – ci hanno detto, in senso solo apparentemente opposto, gli assassini mirati, compreso quello di Moro. “Niente cambiamento” ci ha detto la bomba fatta esplodere da mano mafiosa nel freddo delle stradine e chiassi senza mai sole, fra piazza Signoria e l’Arno, a Firenze, in via Lambertesca, via dei Georgofili, chiasso Baroncelli, chiasso del Buco…, la notte fra il 26 il 27 maggio 1993.

“Da allora sono passati diciotto anni, i responsabili materiali sono stati consegnati alla giustizia, ma la volontà di fare luce sulle ombre che ancora permangono resta intatta”, è scritto nel depliant che annuncia le numerose iniziative per commemorare la strage di Firenze.

E’ carente però in queste commemorazioni il collegamento fra la strage fiorentina e le altre che hanno insanguinato l’Italia e il mondo. E soprattutto il legame fra lo stragismo e l’attuale baratro economico-politico in cui stiamo precipitando. Il golpismo stragista italiano così come il golpismo militare sanguinario latinoamericano sono parte di un’unica strategia: creare in tutto il mondo le migliori condizioni per la nuova affermazione del neoliberismo mercantile.

Vita, libertà e mercato s’identificato per la cultura neoliberista. La cultura della solidarietà e dei diritti sociali, come diritti umani universali inalienabili, in quanto ostacola il libero svilupparsi del mercato è un gravissimo attentato alla vita e alla libertà. La centralità del lavoro è una bestemmia e lo stato sociale è la cura pietosa che può incancrenire la piaga. E’ talmente decisiva l’affermazione del libero mercato a livello planetario che tutti i mezzi sono leciti per il nobile scopo.

Claudio Annunziata, pubblico ministero che ha istruito a Bologna la prima fase delle indagini di alcuni processi in materia di stragi, scrive nella Prefazione al libro “Il terrorismo e le sue maschere” curato dall’Associazione dei familiari delle vittime per stragi (Ed. Pentragon, Bologna 1996): “Chi ha organizzato ed eseguito le stragi ha nel proprio patrimonio ideologico un odio profondo verso il genere umano, verso i suoi sentimenti di solidarietà, verso la sua disponibilità a confrontarsi con qualsiasi libera espressione del pensiero e a pervenire a una scelta politica attraverso il ricorso agli istituti democratici”.

Golpismo, violenza stragista, repressione istituzionale dei movimenti di socialità dal basso hanno insanguinato il mondo, incatenato la società intera costringendola in un clima oppressivo di paura, per consolidare e assicurare le scelte politiche moderate o involutive. Tale strategia ha raggiunto in gran parte il suo scopo ed è in agguato in ogni piega della società e della politica. Per riaccendere la speranza di un vero cambiamento politico, economico e culturale abbiamo bisogno di luce.

Enzo Mazzi