Centrali nucleari – Una panoramica sulle leggi e gli effetti della eventuale abrogazione

Gabriele Pazzaglia e Marco Ottanelli

Per cominciare, sgombriamo il campo da ogni equivoco: i referenda del 1987 contro il nucleare, vinti con il 65,1 % di affluenza e l’80,6% di “Sì” non resero affatto illegale la costruzione e l’uso delle centrali nucleari in Italia. Per la precisione, ebbero l’effetto tecnico di cancellare solo alcune disposizioni di legge concepite per rendere più facili e rapidi gli insediamenti energetici che sfruttano l’atomo, ma non istituirono un divieto sul nucleare.

Per essere precisi, hanno soppresso: 1) la norma che consentiva al Cipe (ossia al governo) di decidere le aree dove localizzare gli impianti nucleari; 2) le norme che prevedevano l’erogazione di contributi a comuni e regioni dove erano ubicati impianti nucleari; 3) la norma che autorizzava l’Enel a partecipare a progetti nucleari all’estero.

Comunque, l’esito è stato il progressivo abbandono del nucleare. Attenzione: progressivo. A dimostrazione di ciò, fu necessaria una legge ulteriore, una moratoria di cinque anni che bloccò qualsiasi processo decisionale in merito alla realizzazione dei nuovi impianti e fu necessario un voto del Parlamento nel 1990 che chiese la chiusura definitiva di tutte le centrali elettronucleari.

Nel 1998 venne creata la Sogin (Società gestione impianti nucleari), a cui fu commissionato lo smantellamento di tutte le centrali nucleari italiane e il trasferimento in un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi (mai individuato). L’immane costo economico per il “decommissioning” pari a migliaia di miliardi di lire fu riversato sulle bollette elettriche dei cittadini alla voce oneri nucleari, la “componente A3

Cosa dunque votiamo oggi? Votiamo su alcune norme che hanno ripristinato la possibilità oggettiva (teoricamente era possibile farlo anche prima, seppur in modo estremamente oneroso, macchinoso, sconveniente) di ripartire con il nucleare. Gli effetti del terzo referendum dell’87, quello che impediva all’Enel di partecipare alla realizzazione di impianti nucleari all’estero sono stati i superati fin dal 1998 dalla privatizzazione della stessa società di Pier Luigi Bersani.

Ed è infatti proprio l’ allora Ministro per lo Sviluppo Economico Bersani a firmare nel dicembre del 2007 Segretario dell’Energia degli Stati Uniti d’America, Bodman, un accordo bilaterale, il GNEP, Partnership Globale sull’Energia Nucleare, nel quale si programma e la cooperazione nucleare tra Italia e Usa.

Secondo quanto rivelato da Wikileaks, l’allora ambasciatore Usa a Roma, Ronald Spogli, riporta come l’attuale Segretario del PD Bersani si impegni, e impegni il nostro paese, a riprendere la strada del nucleare, e arrivi a minimizzare il risultato del referendum del 1987, sostenendo che esso “non esclude l’Italia dalla generazione di energia nucleare, l’ha solo sospesa”, e che l’accordo GNEP “può giocare un ruolo importante nel modificare gli atteggiamenti italiani nei confronti dell’energia nucleare”.

In seguito, la legge 99/2009 praticamente cancella gli effetti degli altri due referenda del 1987 con la costituzione di un’Agenzia per la sicurezza nucleare (art. 29), di cui è stato fatto presidente Umberto Veronesi; e con la delega al governo per riscrivere la legge sulla localizzazione degli impianti nucleari.

Dunque, con la legge del 2009, il ritorno al nucleare è diventato sempre più concreto. Nello stesso anno il governo firma un accordo di collaborazione industriale sul nucleare civile con il governo francese e con l’amministrazione Obama (il secondo caso pare una conferma del patto Bersani)

Il quesito referendario è complesso, e sostanzialmente inintelleggibile per un comune cittadino, facendo riferimenti a decine di commi, di decine di articoli di tre diverse leggi. Ma la sostanza è che si chiedono di abrogare tutti quei riferimenti normativi alle centrali e all’uso della energia nucleare prodotta in Italia, allo stoccaggio delle scorie, ai finanziamenti e rimborsi, alla possibilità di dichiarare di pubblica utilità le opere necessarie per la costruzione di impianti nucleari ed il fatto che possano essere dichiarate urgenti ed indifferibili (come stabilito da una legge del 1962 di ratifica della Comunità Europea dell’Energia Atomica, oggi assorbita nella UE)

Tutta la parte riguardante invece la dislocazione, l’ubicazione geografica e la costruzione sul territorio delle centrali, è già stata eliminata da una sentenza della Corte costituzionale, la 165/2011 , su ricorso di Toscana, Puglia e Provincia Autonoma di Trento.

A nostro avviso, quindi, la vittoria del Sì comporterebbe un blocco totale di ogni previsione di costruzione e messa in opera di centrali ad energia nucleare e ad ogni impiego dell’atomo per produrre energia sul territorio nazionale, privandola anche di ogni mezzo e sostegno economico, mentre non si dovrebbero estinguere i contratti di importazione della stessa energia dall’estero né forse scomparirà la relativa Agenzia, ridotta però ad un ente di carattere meramente scientifico.