Per il dopo: anche la laicità oltre la legalità è da rilanciare

Marcello Vigli
da www.italialaica.it

I risultati dei ballottaggi hanno ampiamente confermato che a Milano, e non solo, le scelte elettorali dei cattolici hanno avuto un loro peso nel determinarli. Pur in assenza di dati statistici si può affermare che hanno contribuito alla “sberla” alla Lega e alla sconfitta del Pdl sia votando per i candidati del centro sinistra sia astenendosi dal voto. Testimoni della prima scelta sono le tante dichiarazioni esplicite e la presenza, fra i tanti che a Milano hanno seguito in diretta dal teatro Elfo Puccini l’arrivo dei risultati del ballottaggio, di Fabio Pizzul, già direttore della diocesana radio Marconi, don Virginio Colmegna, direttore della Casa della carità e tanti altri appartenenti a movimenti cattolici di volontariato.

Della seconda fa fede la dichiarazione di Formigoni sul condizionamento imposto al voto cattolico dai comportamenti personali di Berlusconi. I cattolici italiani non hanno evidentemente creduto alla Lettera aperta inviata loro, lo scorso 21 gennaio, dallo stesso Formigoni e altri cattolici autorevoli esponenti del Partito della Libertà, per garantire che il vero Berlusconi non è quello emergente dai pettegolezzi rilanciati dai media. Hanno ignorato anche i volantini distribuiti davanti alle chiese all’uscita dalle messe dagli attivisti di Comunione e Liberazione a favore della Moratti, presentata come la migliore risposta alle istanze cattoliche. Forse sono stati considerati tentativo di smentire le accuse de Il Giornale (e non solo) che aveva additato gli appartenenti al Movimento di don Giussani come i «giuda» che avevano tradito.

Altrettanto certo è che questa varietà di posizioni è stata favorita dai pronunciamenti della gerarchia sulla situazione del Paese in occasione dell’Assemblea della Cei. “La politica che ha oggi visibilità è, non raramente, inguardabile, ridotta a litigio perenne, come una recita scontata e – se si può dire – noiosa. È il dramma del vaniloquio, dentro – come siamo – alla spirale dell’invettiva che non prevede assunzioni di responsabilità. La gente è stanca di vivere nella rissa e si sta disamorando sempre di più. Gli appelli a concentrarsi sulla dimensione della concretezza, del fare quotidiano, della progettualità, sembrano cadere nel vuoto”. Sono le parole pronunciate dal cardinale Bagnasco nel contesto di una prolusione che, pur se ispirata alla prudenza, nel suo complesso non ne consentiva un’interpretazione qualunquistica.

Non era certo un segno di simpatia per il centrosinistra, ma certo di raffreddamento nei confronti di Berlusconi!

Più esplicita, invece, è stata la critica alla Lega e ai suoi orientamenti xenofobi del cardinale Tettamanzi difeso dall’Avvenire, il cui direttore, Marco Tarquinio, ha anche rintuzzato gli attacchi della Padania contro il segretario generale della Cei Mariano Crociata favorevole all’ipotesi di costruire una moschea a Milano. Anche il Papa, incontrando i vescovi italiani al termine della loro Assemblea, non è stato tenero con la Lega sollecitando il Nord a ritrovare uno spirito di solidarietà e ad imitare il Sud nell’atteggiamento di “accoglienza”.

Anche nei prossimi referendum il voto cattolico sarà determinante al raggiungimento di quel quorum che nel 2005 non fu raggiunto proprio per la campagna astensionista promossa dal cardinale Ruini sul referendum sulla legge 40.

Sarà favorito dall’allineamento di gran parte delle gerarchie ecclesiastiche alle posizioni delle tante diocesi, apertamente schierate a difesa dell’acqua come bene comune, e dei movimenti cattolici, mobiliati per l’abrogazione delle norme che ne consentono la privatizzazione.

Questo allentamento della sostanziale adesione delle gerarchie cattoliche al berlusconismo nel collocarsi all’interno di una sua profonda crisi pone gravi problemi sia alle forze democratiche e di sinistra che si propongono di ribaltarne la supremazia, sia a quei cattolici che in queste elezioni hanno contribuito alla sconfitta dei candidati del Centro destra e della Lega. Se e come resistere alla tentazione di imitare la piena acquiescenza berlusconiana alle pretese della Chiesa in nome dell’impegno alla reciproca collaborazione, fra Stato e Chiesa, per la promozione dell’uomo e il bene del Paese, contenuto nel preambolo del nuovo Concordato craxiano? Se e come arginare l’ingerenza di quelle stesse gerarchie e ripristinare, seppur progressivamente, la laicità delle istituzioni gravemente compromessa negli ultimi anni?

La scelta, se si vuole veramente il “cambiamento” deve essere chiara.

Serve rovesciare il fronte e cominciare a riconquistare gli spazi in cui il potere e l’ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche oltrepassano quelli garantiti dallo stesso regime concordatario.

La scuola offre ampio spazio d’intervento in questa direzione: si può regolamentare la presenza dell’insegnamento della religione cattolica (irc) in modo più rispettoso della sua piena facoltatività. Avviare l’eliminazione del ruolo dei docenti di religione, riducendone per di più il numero, in funzione del servizio realmente necessario. Applicare seriamente le norme imposte dalla legge di parità scolastica, in attesa della sua abolizione. Intervenire, inoltre, drasticamente nel ridimensionamento delle convenzioni fra sanità pubblica e privata. Sconvolgere il sistema del finanziamento alle chiese cominciando con l’eliminazione della ripartizione delle quote dell’otto per mille non destinate dai contribuenti, per finire con l’estendere il diritto a partecipare alla ripartizione del suo ammontare alle organizzazioni ed enti oggi destinatari del 5 per mille, che andrebbe perciò abolito.

Le premessa per poter avviare questa nuova strategia nei confronti del regime concordatario deve essere la sua delegittimazione attraverso una campagna culturale ispirata proprio alle novità di cui abbiamo parlato. Anche nella società italiana e nella stessa comunità ecclesiale orientamenti e consapevolezze sulla sessualità, sulla morte, sui rapporti familiari stanno profondamente mutando, nel bene e nel male. Non siamo forse ad una svolta del comune sentire pari a quella che consentì l‘approvazione delle leggi sul divorzio, sulla interruzione della gravidanza e sul regime familiare, ma lo sfacciato affermarsi del clerico-berlusconismo ha seminato insoddisfazione verso una situazione considerata insostenibile. Per di più la sua crisi conseguente al declino dell’era berlusconiana e in concomitanza con la crisi di credibilità dell’istituzione ecclesiastica, per le note vicende della pedofilia, può essere letta all’interno del più generale regresso dell’uso politico delle religioni ormai evidente anche nelle sollevazioni del Nord Africa.

Un primo test degli orientamenti che prevarranno è offerto dalla proposta, all’ordine del giorno del Consiglio regionale pugliese, di imporre il crocefisso nei pubblici uffici nella stessa aula del Consiglio.

Il voto dei Consiglieri del Sel e del Pd potrà essere assunto come segno della volontà di voltare pagina riscattando l’intitolazione dell’aeroporto di Bari al papa Wojtyla, la recente intitolazione a Giovanni Paolo II dell’Ospedale Oncologico di Bari, le laute sovvenzioni al San Raffaele di Don Verzè a Taranto.