Alex Zanotelli: una vittoria di popolo, di cittadini attivi

www.nigrizia.it, 13 giugno

Il missionario comboniano in prima fila da anni, in particolare sull’acqua pubblica, commenta i risultati dei referendum, che considera «un piccolo miracolo». E sottolinea l’importanza della mobilitazione del mondo cattolico e di quello missionario.

«Quello che è avvenuto con i referendum lo definirei un piccolo miracolo. In particolare quello sull’acqua pubblica. Perché abbiamo dovuto lottare in questi anni contro tutto e tutti. Ci siamo spesso trovati davanti un muro». Padre Alex Zanotelli sta festeggiando a Napoli, dove opera da qualche anno, i risultati dei quattro referendum: i due sull’acqua, il nucleare e il legittimo impedimento.

E sottolinea: «I partiti hanno remato tutti contro: a destra come a sinistra. Del resto i partiti obbediscono ai potentati economico-finanziari. Ma abbiamo avuto contro, e questo mi ha sconcertato ancora di più, il mondo dei mass media. Al di là di poche eccezioni, tivù, radio e giornali hanno remato contro chi si batteva per i referendum».

Padre Alex non ha dubbi: «È stata una vittoria di popolo, una vittoria della gente, di persone che si sono date da fare ovunque sul territorio. È davvero una vittoria della cittadinanza attiva. Per la prima volta la cittadinanza attiva ha messo in crisi effettivamente i partiti di destra e di sinistra, chiedendo un cambio radicale».

E ancora: «Questa cittadinanza attiva chiede essenzialmente: smettiamola di obbedire ai potentati economico-finanziari e ripartiamo dai beni comuni, cominciando dall’acqua. Del resto o si riparte dai beni comuni o non c’è futuro. Sono convinto che questo voto avrà un’enorme ripercussione a livello italiano, ma anche sul parlamento europeo. A Bruxelles c’è un’enorme pressione delle multinazionali perché l’acqua venga dichiarata un bene di rilevanza economica. Il nostro è il primo referendum europeo sull’acqua. Ci sarà poi un impatto internazionale sull’Onu».

Alex ha una dedica da fare: «Vorrei dedicare, come ho detto fin dall’inizio, questa vittoria ai poveri del sud del mondo, che avrebbero pagato in maniera molto pesante, con un aumento dei morti, la privatizzazione dell’acqua. Questo è un voto per la vita».

Poi si rivolge alla chiesa cattolica: «Nel mondo cattolico all’inizio è stato abbastanza difficile far passare il tema legato al tema della privatizzazione dell’acqua. Bisogna dire che il Vaticano, fin dall’inizio, è stato abbastanza chiaro sì all’acqua pubblica: sia nelle dichiarazioni del Papa e sia nelle prese di posizione dell’Osservatore Romano e del Pontificio consiglio di giustizia e pace. Abbiamo avuto più difficoltà con la Conferenza episcopale italiana. Però di recente si pronunciato il segretario Cei, mons. Mariano Crociata, per l’acqua bene comune e con lui molti singoli vescovi, che sono usciti allo scoperto e hanno invitato a votare per il sì».

Ma Alex Zanotelli ci tiene a rimarcare «che ha giocato un grosso ruolo soprattutto l’associazionismo cattolico: l’Azione cattolica, l’Agesci, le Acli. C’è stato un bel movimento e la chiesa ha dato un bel contributo a questa vittoria».

E il mondo missionario? «È stato sempre presente. Voglio ricordare che nel comitato promotore dei referendum sull’acqua gli istituti missionari ci sono stati fin dall’inizio e abbiamo dato una grossa mano sia per l’ottenimento di un milione e 400mila firme per fare i referendum sia dopo. Ricordo le prese di posizione della Fesmi, la Federazione delle riviste missionarie, e quelle in particolare di Nigrizia. E penso infine che come missionari combioniani abbiamo avuto un ruolo non trascurabile».

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E invece abbiamo detto sì

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Ci avevano detto “non serve votare, non è un vostro dovere”.    Invece il segnale di controtendenza è stato confermato oltre ogni previsione e gli italiani si sono espressi chiaramente.

Abbiamo detto sì alla partecipazione popolare.

Ci avevano detto che ogni cosa, dall’acqua, alla salute, alla giustizia è mercificabile nell’interesse di pochi.    Invece abbiamo cominciato a riflettere sulla “salvaguardia del creato”, che ogni uomo è tenuto a preservare, e sull’umanità con i suoi bisogni e i suoi sogni di vita dignitosa.

Abbiamo detto sì al bene comune.

Ci avevano che la giustizia è uguale per tutti, a parte qualcuno.   Invece abbiamo ricordato che ogni cittadino, a cominciare dal presidente del consiglio, deve presentarsi in tribunale se indagato.

Abbiamo detto sì all’uguaglianza tra tutte le persone.

Abbiamo detto quattro volte sì.    Ed ora ci devono ascoltare. Per il bene di tutti, anche il loro.