Alternativa politica e questioni bioetiche

Paolo Bonetti
www.italialaica.it

Credo che sia sempre più diffusa a sinistra la convinzione che l’attuale governo di centro-destra si possa e si debba battere in una competizione elettorale (fra due anni, ma forse anche prima) con un programma fatto di cose concrete (fisco, sviluppo e occupazione, fonti energetiche, tutela dell’ambiente, razionalizzazione della giustizia, migliore organizzazione della ricerca e della scuola), su cui le forze di centro-sinistra dovranno convergere dopo un confronto fatto senza pregiudizi di alcun genere.

Un accordo è certamente possibile, anche se dovranno essere superate, su alcune questioni, divergenze che ancora permangono, così come ci sono ancora diversità sugli orientamenti di politica estera. Le questioni più spinose rimangono, in realtà, quelle della bioetica, sulle quali la chiesa cattolica ha ripetuto più volte che non sono possibili compromessi politici perché sono in gioco principi “non negoziabili”.

Sembrerebbe, a questo punto, che l’unità di una coalizione di centro-sinistra, alla quale l’apporto del mondo cattolico è indispensabile, vada inevitabilmente a infrangersi sugli scogli di problemi come quelli posti dall’aborto, dalla procreazione assistita, dal testamento biologico, dalla ricerca sulle staminali embrionali, per non parlare del riconoscimento delle copie di fatto, comprese quelle omosessuali, o addirittura del diritto di queste ultime ad adoperare quelle nuove tecnologie che consentano anche ad esse di accedere alla genitorialità.

Non per nulla un’esponente, quanto mai combattiva, dell’ortodossia cattolica, la storica Lucetta Scaraffia, ha chiesto esplicitamente all’onorevole Bersani di chiarire il suo pensiero in materia, ben sapendo che, nello stesso partito democratico, ci sono sulla questione opinioni assai discordi.

Sul rapporto fra la sinistra italiana e i cattolici è bene, però, fare alcune fondamentali e realistiche distinzioni. Quando si parla di mondo cattolico, bisogna saper distinguere fra i rapporti con la chiesa gerarchica, quelli con i partiti di ispirazione cattolica come l’Udc e quelli con il vasto e variegato mondo dell’elettorato cattolico.

Una certa sinistra tradizionale e compromissoria tende a privilegiare il dialogo con la chiesa gerarchica e con i partiti politici notoriamente fedeli alle direttive che arrivano dalla curia romana e dalla conferenza episcopale italiana.

Questa linea d’azione conduce necessariamente alla capitolazione di fronte alle pretese delle gerarchie cattoliche di modellare la legislazione civile su principi e valori della morale ecclesiastica e di continuare a riconoscere alla chiesa stessa privilegi che contrastano radicalmente con il principio costituzionale dell’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, quali che siano le loro convinzioni religiose e morali, opinioni politiche e anche orientamenti sessuali.

Questo atteggiamento di prudenza e di sostanziale sottomissione viene considerato da molti esponenti della sinistra un utile modello di realismo politico e di duttile pragmatismo. La domanda che bisognerebbe, invece, porsi, è quella circa le caratteristiche sociologiche e culturali di quell’elettorato cattolico di cui si vorrebbe, in questo modo, acquisire il consenso.

Davvero sulle grandi questioni della bioetica la maggioranza di questo elettorato è schiacciata sulle posizioni della gerarchia e dei partiti che hanno in essa il loro riferimento etico? Non c’è stata, forse, una secolarizzazione ampia e profonda anche di gran parte di quegli elettori che continuano a dichiararsi seguaci della chiesa di Roma, ma ne disattendono gran parte degli insegnamenti morali sulla procreazione, sulla sessualità, sul fine vita, sulla ricerca e altro ancora?

Non ci stancheremo mai di ripetere che il mondo cattolico è un universo culturale assai ampio e composito, e che accanto agli ultraortodossi, come appunto la signora Scaraffia, ci sono gruppi che contestano radicalmente l’etica ecclesiastica e c’è, infine, la gran massa di quei fedeli che si orientano secondo i principi di un cattolicesimo secolarizzato, e che magari applaudono il papa, ma adottano poi, nella loro vita quotidiana, un’etica del buon senso.

Quanti cattolici vorrebbero davvero oggi l’abolizione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza in determinati casi, quanti rifiutano in modo assoluto le tecniche della procreazione assistita, quanti il diritto di scegliere liberamente, attraverso un’anticipata dichiarazione di volontà, le cure a cui essere sottoposti in caso di stato vegetativo persistente, quanti l’utilizzo di cellule staminali embrionali per cercare di combattere malattie oggi inguaribili?

Molti politici italiani di centro- sinistra, invece di prendere in considerazione i cattolici reali, quelli che incontriamo ogni giorno negli uffici, nelle scuole, negli ospedali e in tutti i luoghi di lavoro, e che hanno gli stessi problemi e vivono le stesse angosce dei non credenti, si affannano a cercare improbabili mediazioni con ecclesiastici e politici che non hanno alcuna intenzione di rinunciare a tutto ciò che garantisce il loro controllo sulle famiglie e sulla società italiana.

È a questi cattolici, che ci sono fraterni nelle comuni difficoltà del vivere quotidiano, che si dovrebbero invece rivolgere, per cercarne il consenso, i partiti della sinistra; non tutte le divergenze sono appianabili, alcuni contrasti morali rimarranno insuperabili, ma è possibile con essi, anche su gran parte delle questioni bioetiche, trovare un ragionevole punto d’incontro, che, garantendo le libertà di tutti, consenta a ciascuno di vivere secondo i propri valori e di darne pubblica testimonianza.