Il vescovo di Susa “Ci vuole un dialogo vero”

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Badini Confalonieri alla Radio Vaticana: “Molta gente si è convinta in buona fede della dannosità dell’opera”

Condanna della violenza ed esortazione a tenere sempre aperta la porta del dialogo sono state espresse dal vescovo di Susa, mons. Alfonso Badini Confalonieri, sentito da Radio Vaticana. Il vescovo parla di fatti “incresciosi, perchè dove c’è violenza ci sono sempre delle cose che non vanno ed è sempre una realtà non di Chiesa, lontana dall’insegnamento del Signore.

In Valle c’è stata anche qualche difficoltà per chi la pensava in maniera diversa dai No-Tav. Ci sono stati dei gruppi cattolici – ha detto mons. Badini Confalonieri – che hanno addirittura pregato affinchè non avvenissero le violenze, però era prevedibile che queste si sarebbero verificate, visto che c’era questo tam tam per chiamare le persone No Tav a trovarsi sul posto, dove si stanno svolgendo i lavori”.

Il vescovo si dice convinto che in val Susa non ci sia mai stato “dialogo vero e non c’è stata la possibilità, per le autorità, o perché non l’hanno voluto o proprio perché concretamente non lo hanno fatto, di spiegare i perché delle cose. Per cui, molta gente si è convinta, in buona fede, della dannosità dell’operazione”. “Il dialogo – conclude – doveva sempre rimanere aperto.

Purtroppo c’è chi non lo voleva o, di fatto, non sono riusciti a realizzarlo. Anche all’interno dei No Tav c’è qualcuno che vuole lui stesso chiamarsi intransigente, perché non è disposto a dialogare. Che sia una comunicazione, un dialogo o un approfondimento non settoriale e non chiuso a qualsiasi altra posizione”.

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Lettera al Vescovo di Susa

Una militante No-TAV
www.tempidifraternita.it

A Mons. Vescovo Alfonso Badini Confalonieri
E per conoscenza ai giornali locali e comitati

Carissimo fratello in Cristo Mons. Alfonso Badini Confalonieri,
mi permetto di scriverLe nello spirito che dovrebbe animare tutti i componenti della grande famiglia del Buon Dio, che ci è Padre e Madre e si prende cura di ciascuno di noi con tutta la tenerezza e la cura possibili.

Intanto ero tra coloro che lo scorso sabato hanno pregato davanti alla porta della Cattedrale chiusa. Un brutto segno questo che davvero in famiglia non dovrebbe mai esistere e che ho accolto con serenità e con l’esperienza di una vita di madre che sa che a volte è necessario avere pazienza e che c’è sempre un tempo nuovo anche nelle peggiori situazioni.

E sono tra coloro che da subito ha iniziato la preghiera prima davanti ai posti di blocco e da pochi giorni nuovamente al pilone della Maddalena, rimasto integro e immacolato nonostante l’inferno che intorno ad esso negli ultimi circa quindici giorni si è scatenato.

La ragione di questo spazio di preghiera, che dovrebbe pienamente comprendere essendo uomo di Dio, è ricerca, è segno di speranza, è respiro per ascoltare quale era il desiderio di Dio nostro Padre quando ci ha creati e ci ha consegnato un mondo bellissimo.

Questo spazio si è rivelato anche incontro con molti di coloro che, al di là dello sbarramento, hanno gli stessi desideri nel loro cuore e che oggi si stanno sicuramente interrogando come noi su quanto sta avvenendo.

Che non è definizione di buoni e cattivi dall’una o dall’altra parte, come in modo semplicistico si vuol far credere, ma segno di un parto che si sta compiendo, in modo estremamente faticoso e doloroso, di una umanità ; nuova, più consapevole, più solidale che sta nascendo.

Dietro i visi sfigurati di coloro che sono stati colpiti e di coloro che hanno colpito, in una nebbia che non può avere da nessuna parte né vincitori né vinti, perché a perderci è tutta l’umanità, quella che si sta assuefacendo ogni giorno di più alla violenza gratuita, alla cancellazione dello splendido mondo creato da Dio. Magari in nome dell’imposizione della pace o di improbabili opere inutili.

E se c’è una tragedia grande, al di là della montagna di bugie che in questi giorni si sono ascoltate, di cui le voglio parlare, è quella venuta dalla persistente nebbia di ore ed ore di lacrimogeni. Gli stessi usati per disperdere i pastori sardi, i clandestini, i lavoratori disperati perché stanno perdendo il lavoro, le famiglie altrettanto disperate perché lo scempio dei loro territori sta uccidendo i figli, e poi ancora tra i più poveri tra coloro che sono i poveri della terra.

Sostanze vietate in azioni di guerra che in queste occasioni vengono “riciclate”, e che regalano i guai del futuro, gli aborti, le malformazioni, i cancri….. In migliaia, bambini ed adulti, queste sostanze le hanno respirate la scorsa domenic a, perché i fumogeni arrivavano ovunque….

E ne è ancor oggi inzuppata tutta la Maddalena di queste sostanze, montagna violata in nome di un progresso che non potrà essere quello, per evidenti ragioni di risorse, che solo alcuni stanno ancora sognando.

Su questo credo andrebbe alzata forte la voce. Da parte di tutti, di quelli che oggi stanno al di qua ed al di là di quell’improbabile confine creato dagli alcuni ciechi ed arroganti potenti.
Non si possono servire Dio e mammona.

Si deve scegliere . E per scegliere occorre venire tra i più piccoli, in quella grotta che duemila anni fa ha accolto il nostro Fratello maggiore. Per vedere e capire. E poi magari cambiare strada per timore di dover riferire agli Erodi di turno. In una storia che si ripete e che poi incontra i Giuda, i Pilato…

Deve allora convenire con me che in questo angolo di terra che è la nostra terra valsusina, abbracciata e raccolta nel grande manto di Maria, Madre di tutti, la partita che si sta giocando è altra, è su più alti livelli, che Lei dovrebbe comprendere molto bene e saper testimoniare agli altri.

Con coraggio, quello stesso testimoniato dal nostro Beato Giovanni Paolo II, che non ebbe timore di ripetere di non avere paura, di aprire le porte a Cristo e questo già all’inizio del suo Pontificato.

Siamo una grande famiglia, come Lei ben sa con tutte le turbolenze e le difficoltà del caso. Ma Dio che ci è Padre ci unisce e ci raccoglie. E credo che non sia molto felice quando getta lo sguardo da queste parti…

Riprendiamo allora la strada, difficile e dolorosa, dell’ascolto. Quello vero. Perché qualcosa di nuovo da tutta questa vicenda che oggi ci confonde possa nascere.

La saluto dunque con affetto e con la speranza di poterci trovare fianco a fianco, tutti quanti insieme, popolazione di uno Stato e difensori di uno Stato (lo stesso!), a guardare nella stessa direzione.

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4000 militari in Afghanistan e 2000 in Susastan

Movimento NO TAV
www.notav.info – www.notav.eu – www.notav-valsangone.eu
www.notavtorino.org – www.ambientevalsusa.it – www.lavallecheresiste.blogspot.com

Comunicato Stampa dalla Valle che Resiste e Non Si Arrende, 4 luglio 2011
IL DISPOSITIVO MILITARE DI DIFESA DEL FORTINO DE LA MADDALENA COSTERA’ IL DOPPIO del finanziamento UE alla Torino-Lione

4000 militari in Afghanistan e 2000 in Susastan. Un memento per i cittadini italiani e per l’Italia in crisi

Il Movimento No TAV rileva che, mentre lo scavo della galleria geognostica e di servizio de La Maddalena costerà non meno di 143 milioni di Euro per 56 mesi di lavoro, il dispositivo militare adottato per contrastare l’opposizione popolare costerà nel medesimo periodo 186 milioni all’anno, quindi in totale 868 milioni di €. (6 volte il valore dell’opera).

Si fa notare inoltre che l’importo della militarizzazione costerà oltre due volte il valore del finanziamento a fondo perduto [1] che l’Unione Europea ha promesso all’Italia. Esso ammonta infatti a 417,4 milioni di Euro, ossia il 63% dei 662,6 milioni di € previsti per questo Progetto Prioritario n. 6, il resto va alla Francia.

Le analisi sono state fatte considerando i costi industriali e la struttura delle truppe (ufficiali, sottufficiali, truppa) ed i relativi costi diretti e indiretti (stipendio, ore di straordinario, indennità di missione, tredicesime, tfr, vitto e alloggio).

Non sono stati considerati i costi diretti e indiretti dei veicoli e degli elicotteri, il costo dei lacrimogeni e le spese generali degli ufficiali di comando che non sono dislocati sul campo.

A La Maddalena, secondo le dichiarazioni fornite dai media, sono stati schierati 1.920 uomini su 4 turni. Il costo di ciascun uomo è stato calcolato pari a € 265,06 al giorno in media. Il costo annuo di questo dispositivo è quindi di € 185.754.048.

Questa valutazione era già stata fatta nel 2010 in occasione della campagna dei sondaggi geognostici, pubblicati nei siti No TAV e mai smentiti.

Quando dovesse essere aperto il cantiere per il tunnel di base di 57 km, il costo della difesa militare del cantiere per i presumibili 15 anni di lavoro potrà essere, a costi 2011, pari a € 2,79 miliardi di €.