Le Cdb italiane sul testamento biologico

COMUNITÀ CRISTIANE DI BASE
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La legge sul “testamento biologico” approvata ieri dalla Camera dei Deputati, ci preoccupa come persone amanti della vita e dell’autonomia della propria coscienza, ci inquieta come cittadini e cittadine amanti della Costituzione e pronti a difenderla, ci scandalizza come cristiani e cristiane amanti del Vangelo e del Concilio Vaticano II.

Ad una lettura attenta appare evidente che quel disegno di legge è incostituzionale: nega del tutto la sovranità della persona sulla propria vita nella fase del morire, burocratizza e, in questo senso, banalizza le direttive anticipate e, come è stato detto da molti, ci fa fare un passo indietro di mezzo secolo rispetto a quella che era stata la conquista progressiva, da parte della civiltà giuridica, del diritto della persona di decidere sulla propria vita.

È completamente annullato il nuovo soggetto morale riconosciuto da quella civiltà giuridica e politica frutto di tanto impegno. È annullata la rilevanza primaria del consenso della persona. Il corpo del paziente torna completamente nelle mani della burocrazia e della medicina.

Il testo della legge raggiunge, infatti, il ridicolo quando afferma che “la dichiarazione anticipata di trattamento assume rilievo nel momento in cui è accertato che il soggetto si trovi nell’incapacità permanente di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze per accertata assenza di attivita’ cerebrale integrativa cortico-sottocorticale”. In ogni caso alimentazione e idratazione “devono essere mantenute fino al termine della vita e non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento”.

Consideriamo quindi quella proposta un passaggio culturalmente e politicamente molto più grave di una semplice disciplina restrittiva del testamento biologico. Siamo di fronte al tentativo di instaurare un regime autoritario e repressivo. Questi nostri sentimenti, preoccupazioni e idee sono ampiamente diffuse e condivise nel Paese e, molto più di quanto non si voglia far credere, nella Comunità ecclesiale.

Non dobbiamo arrenderci. Non siamo di fronte ad un’astratta difesa della Costituzione, si tratta della difesa di uno dei suoi nuclei essenziali, il principio supremo di laicità, sancito dalla Corte Costituzionale in una sentenza dell’89, come baluardo della libertà individuale e della libertà di coscienza di ciascuno di noi.

E si tratta di difendere la credibilità dell’annuncio evangelico di liberazione che le gerarchie ecclesiastiche cattoliche tradiscono a scopi di potere.

Le comunità cristiane di base italiane

Roma, 14 luglio 2011