La Balena Bianca 2.0 tra illusioni e realtà. Prove di unità post-berlusconiana tra cattolici

Sara Bianchi
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C’è chi risponde con un’alzata di spalle, chi con la convinzione che l’idea non stia in piedi, chi con apprezzamento. Reazioni (in ambienti politici) alla notizia trapelata in questi giorni di incontri promossi (ufficiosamente e quindi in segreto) dal Vaticano per discutere del futuro dei cattolici. Prove di unità post-berlusconiana prese in esame da una quarantina di persone, politici, sindacalisti, figure di spicco del mondo dell’associazionismo, riunite nella sacrestia della parrocchia salesiana del Sacro Cuore di Gesù a Roma (secondo indiscrezioni stampa).

Incontri che fanno discutere e che qualcuno non ha gradito. A partire dalla Cei, che ha fatto sapere di considerare l’iniziativa «un’ingerenza vaticana nelle cose di competenza della Chiesa italiana» e, attraverso il suo portavoce, Monsignor Domenico Pompili, ha invitato (in accordo con il presidente della Conferenza Episcopale Italia, Cardinale Angelo Bagnasco) il mondo dell’associazionismo «a non accogliere altri inviti e a non presentarsi ai prossimi incontri».

Che la mappa dei cattolici nel mondo politico italiano si faccia sempre più multiforme non è una novità. Ci sono quelli legati al centrodestra: nel Pdl provenienti per lo più da Comunione e Liberazione e dal Movimento Popolare e, nella Lega, che della storia cristiana hanno a cuore soprattutto il senso identitario. Ci sono quelli legati al centrosinistra, provenienti dalla tradizione del cattolicesimo democratico (gli ex Ppi) oppure di derivazione progressista.

Ci sono quelli legati al Terzo polo (ad Api e Udc in particolare). E poi ci sono cattolici che militano in altri partiti, come l’Italia dei valori di Antonio Di Pietro. Pochi tra loro, al di là dell’appartenenza politica, sembrano soddisfatti dei risultati e degli effetti che la loro testimonianza ha prodotto in questi anni di militanza. Come se la loro voce fosse troppo tenue e vaporosa per fare breccia nel frastuono che la politica spesso produce.

Non è neppure una novità il fatto che il rapporto tra politica e fede sia stato, da sempre, controverso in Italia. In molti sostengono che la fine, precipitosa e affrettata della Democrazia Cristiana, non sia stata d’aiuto ai credenti a riconoscere la libertà di orientarsi responsabilmente verso le scelte politiche più adatte al proprio essere cristiani.

La novità è la crisi ormai conclamata del berlusconismo e il richiamo sempre più esplicito al Ppe, sottolineato anche dal neo segretario pidiellino Angelino Alfano nel suo discorso di insediamento.
Lo dice chiaramente il ministro per l’Attuazione del Programma, Gianfranco Rotondi, quando sottolinea che «i due terzi dei cattolici votano per il Pdl». E invita a non commettere l’errore «di sottovalutare Angelino Alfano che persegue i «medesimi obiettivi» (per la consapevolezza di una nuova unità del mondo cattolico, ndr). Il ministro incita a dire «basta con il razzismo antiberlusconiano anche tra noi cattolici».

Pure i centristi sollecitano, in questa fase, l’elettorato cattolico. Savino Pezzotta nel suo blog ha aperto un dibattito sul tema, dicendosi convinto «che molto spirito dell’Italia del futuro si giocherà nei rapporti tra realtà cattolica e l’idea di nazione».

Tra i democratici (orfani dei teodem confluiti nell’Api di Francesco Rutelli), il fuoco cova sotto le ceneri. In prima linea ci sono Rosy Bindi, Enrico Letta, Dario Franceschini con i quali Giuseppe Fioroni e Paolo Gentiloni non hanno nascosto, su alcune questioni, il loro disaccordo. E spesso la richiesta di pari dignità dell’elettorato legato al cattolicesimo nel Pd è rimasta delusa.

Se ora nascono prove per un movimento di area cattolica, non è chiaro quali siano i suoi obiettivi: se offrire una risposta al disagio della base ecclesiale sul bipolarismo, o se invece creare un gruppo di personalità indipendenti dai partiti, che facciano valere le loro posizioni, richiamando i cattolici all’unità al di là degli schieramenti.

Il presidente della Cei, Cardinal Angelo Bagnasco solo pochi giorni fa ha ribadito ai giovani l’invito rivolto da Benedetto XVI nella sua ultima enciclica: «La politica non è brutta e sporca» e bisogna interessarsene «seguendo le indicazioni della dottrina sociale cristiana». E «il terreno per l’unità dei cattolici è in quei valori irrinunciabili di cui ha parlato Papa Ratzinger nel suo messaggio».