Dal Brasile

p. Arnaldo De vidi

Carissimi,
mi trovo in Amazzonia, ad Abaetetuba, città di 80 mila ab., che corre sulle 2 ruote di moto e biciclette. A volte penso che Cristo si è fermato ad Abaetetuba, oltretutto la strada muore qui, non continua. Ma é anche vero che oggi nessun luogo è isolato ma “glocale”, perché internet mette ogni luogo in una rete globale. Io stesso, ogni giorno dopo la recita delle Lodi, accedo a internet Virgilio.it e leggo le notizie principali dell’Italia. Solo resisto ancora a skipe, blog, facebook, netlog… perché mi esporrei alla bilocazione: viverei qui e in Italia, con sradicamento e perdita di tempo.

Proprio le notizie di internet sull’Italia mi fanno pensare che oggi tutto il mondo è missione. P.e., la globalizzazione ha reso esiguo il confine tra la povertà del primo e del terzo mondo. Anche in Italia conoscete la precarietà, tasse eccessive e tagli nell’assistenza sociale, corruzione e giuste rivendicazioni disattese… Se è vero che non ci sono località dimenticate, è anche vero il contrario, cioè che tutte sono dimenticate, e si predica la teoria del fai da te, o “arrangiati!”.

Ma, per la verità c’è, sí, differenza. Abaetetuba è corridoio della droga e con la droga viene la violenza, con la violenza viene la repressione armata: un circolo vizioso di droga, armi, guerra civile e morte, morte quotidiana! La gente teme sia gli spacciatori di droga che la polizia. I poveri hanno sviluppato la loro filosofia o, meglio, non ne hanno nessuna: semplicemente (sopra)vivono.

Si direbbe che il mondo dei poveri è matriarcale, cioè impegnato visceralmente con la vita: vivere bisogna, anche se un figlio viene ucciso, una figlia fugge di casa, un’alluvione si porta via tutto…

I poveri del terzo mondo non conoscono rivendicazione. Passano la notte in fila per prenotare la consulta con un medico. Se arriva l’assistenza sociale ringraziano Dio (ma sarà sempre una coperta corta) e se non arriva… pazienza. La miseria spaventa? Se tu l’abbracci non ti spaventa più. L’economia è fallimentare? Ti viene in aiuto l’economia sotterranea.

Che ne è allora della festa, della samba tipica dei brasiliani? La festa c’è. I poveri resistono con l’occhio sul calendario, sul fine-settimana, meglio ancora se c’è un ponte di ferie prolungate, sul sabato, a somiglianza degli ebrei, come utopia definitiva. Ci vuol poco per fare una festa: è il compleanno o la vittoria della squadra del cuore. Allora si alza misticamente al massimo il volume della musica e si spende anche quello che non si ha, in fuochi d’artificio e fiumi di birra.

**Quanto a me, per ora io sono “precario”, sto sostituendo due padri malati. Ho avuto io stesso qualche problema, vittima ingloriosa di due animali: non di un coccodrillo e una tigre, ma di un cane e una formica, che hanno lasciato il segno (solo ora sto “sgonfiando”). Come Ho Ci Min: risparmiato dalle tigri e divorato dalle pulci.

Ho riabbracciato con emozione Padre Dante Mainini, mio rettore e mentore negli anni ’60; P. Dante, all’età di 93 anni!, è il “pievano” di una quasi-parrocchia di 4 mila ab., qui ad Abaetetuba.

E ho la gioia di lavorare con le Comunità di Base. Ieri sera ne ho visitato una molto povera, con problemi di miseria e mancanza di acqua potabile: abbiamo fatto il legame tra il Regno di Dio, il bairro (Chicolandia) e la comunità (Frei Galvão). Abbiamo parlato di spiritualità incarnata, che metta insieme celebrazione e promozione umana…, sognando perfino un centro di informatica, nonostante i costi e il pericolo di furti.

Niente è impossibile per chi crede in Qualcuno che ha vinto la morte. E’ sognando che si prepara un’alba migliore. E’ camminando che si apre cammino.

Abaetetuba, 10 luglio 2011