Arturo Paoli, 99 anni dalla parte degli Ultimi

Davide Pelanda
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Ha passato molta parte della sua vita tra i poveri in Brasile. Oggi ha novantanove anni ben portati. Certo, la sordità e gli acciacchi si fanno sentire. Lui è un frate. Fratel Arturo Paoli, appartenente all’ordine dei Piccoli Fratelli di padre Charles de Foucauld. Fratel Arturo è considerato tra i fondatori della Teologia della Liberazione.

Ma è anche stato insignito nel 2006 dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi della medaglia d’oro al valor civile, mentre il governo di Israele gli ha conferito il titolo di Giusto tra le nazioni per l’impegno profuso in difesa delle vittime del nazifascismo.

Su fratel Arturo poi sono stati scritti parecchi libri, l’ultimo dei quali è una biografia dal titolo “Arturo Paoli – ‘Ne valeva la pena’ “ (ed. Paoline 2010) curato da Silvia Pettiti, sua segretaria personale che lo ha seguito da sempre nei suoi numerosi viaggi in Brasile ed in Italia e per il quale ha curato molti altri libri. Lo abbiamo incontrato nella sua attuale dimora a Lucca, presso la Casa Beato Charles de Foucauld.

Fratel Arturo che fine ha fatto la Teologia della Liberazione? E in che condizioni versa il suo Brasile? E i poveri dell’America Latina?

«È ancora viva, ultimamente c’è stata una riunione nella città brasiliana di Belo Horizonte, a cui hanno partecipato cinquanta vescovi i quali hanno voluto dare voce alla Teologia della Liberazione. La Teologia della Liberazione oggi non ha e non ha mai avuto nulla che si allontanasse dalle affermazioni del Concilio Vaticano II contenute specialmente nella Lumen Gentium e nella Gaudium et Spes.

Vuole essenzialmente una Chiesa attenta ai veri bisogni dell’uomo, portando lo spirituale nella vita concreta della persona. Oggi il cristianesimo è in crisi perché il modo in cui ufficialmente viene diffuso è basato sui concetti astratti, non sicuramente sul pensiero di Gesù, che è sempre andato incontro all’uomo che lavora, che soffre. Ho sempre raccontato che mia madre, la domenica dopo Pasqua, mi portava nella cattedrale di Lucca a visitare uno degli altari in cui è rappresentata una bellissima immagine del Cristo.

Sul marmo è inciso: A Cristo liberatore. Il liberato è l’uomo, il messaggio di Cristo è rivolto all’uomo concreto, la vera teologia è la teologia che libera. Chi ha fatto decadere la teologia in astrazioni, fatta di concetti? È stata la filosofia greca, fondata sull’essere, che l’ebreo Levinas ha dichiarato morta riportando il cristianesimo sulla strada dell’incarnazione. La filosofia dell’essere è finita, la teologia oggi si potrebbe definire la parola di Dio che si incarna nel tempo.

Le due grandi costituzioni del Concilio, Lumen Gentium e Gaudium et Spes sono veramente profetiche: accettando i movimenti della Chiesa ispirati da questi due documenti avrebbero cambiato il volto politico dell’Occidente? Non saprei rispondere. Certo che ho visto in Brasile un cambiamento che mi parve veramente una primavera della Chiesa perché convocava i poveri a unirsi in nome di Cristo per occupare le terre incolte in nome della parola di Dio che vuole giustizia per tutti i suoi figli.

Questa primavera della Chiesa cui ho assistito non è durata molto. Le comunità di base hanno dovuto abbandonare questa dimensione della giustizia che pure è chiaramente espressa da Gesù nel suo vangelo: cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia.

Oggi la situazione dei poveri in Brasile, mi diceva una persona che vive nella favela dove ho vissuto io fino al mio rientro in Italia nel 2005, è molto migliorata, anche grazie al governo Lula. Non c’è più nessuno che abbia fame in questa favela, passi in avanti ci sono stati».

Come vede la situazione politica italiana di oggi?

«In Italia e nell’Occidente oggi assistiamo a una situazione molto diversa, dove la perdita di democrazia è causata dal trionfo della ricchezza, il capitale non ha nessun controllo, la politica è alla deriva, si va avanti a forza di privilegi, in maniera disordinata, specialmente nell’industria edilizia.

Basta avere le conoscenze giuste per poter abusare completamente di tutto, trascurare le leggi, agire da despota che crede di poter fare la pioggia e il bel tempo perché ha in mano il potere economico.

Questa è una vera violenza; il regime Berlusconi mi ha fatto soffrire enormemente, nell’assistere allo spettacolo di un uomo che ha scherzato con le cose più sacre e importanti, che avendo le casse piene di soldi si diverte senza ritegno e non ha un momento di serietà neanche quando dorme.

Egli rappresenta una società allo sfascio, e non lo dico ora che si vedono i segni di cedimento, non perché sia lui a cambiare ma perché poco a poco si assiste al risveglio del mondo circostante».

Dalla sua esperienza e saggezza, cosa pensa della Chiesa cattolica oggi nel mondo?

«Penso quello che Gesù denunzia nel suo Vangelo rivolgendosi ai responsabili della religione del suo tempo, di non saper riconoscere i segni dei tempi. Il tempo è come un nastro che scorre e che, scorrendo, comporta cambiamenti nella mentalità e nella forma di vivere dell’uomo, specialmente oggi quando lo sviluppo della scienza e della tecnica ha messo nelle mani dell’uomo dei poteri che in un passato non lontano non si potevano neppure immaginare (Mt 16).

Certamente le verità contenute nella parola di Dio sono eterne, ma ciò che le rende eterne è la capacità di parlare a tutti gli uomini e a tutte le generazioni perché sono parole di verità pronunziate nello Spirito, nell’amore, nel desiderio di portare l’uomo a diventare realmente figlio di Dio e fratello di Gesù.

Il soggetto della religione è la parola di Dio rivolta all’uomo nel tempo e nella storia, e la Chiesa che ha la responsabilità diretta di evangelizzare e di trasformare l’umanità deve essere attenta alle trasformazioni che avvengono nel tempo e nella storia.

È Gesù stesso che ci richiama a questo con una certa impazienza. Oggi il “nemico fondamentale” dell’uomo è il denaro, ma purtroppo la Chiesa non prende posizione nei confronti di questo idolo che ha un profondo effetto devastante nei confronti dell’uomo e della società».

Quale sarà il futuro della Chiesa cattolica?

«Il futuro della Chiesa cattolica è nelle mani di Dio… evidentemente la Chiesa sarà sempre reformanda come si diceva in passato, ha sempre bisogno di cambiamento. Il papa attuale secondo me non ha portato qualcosa di veramente nuovo dopo la morte di Giovanni Paolo II, anzi ne è il continuatore e l’atto che maggiormente ha segnato il suo pontificato è proprio la beatificazione del suo predecessore.

Personalmente ritengo che non meritasse la beatificazione, non perché dubiti della sua santità, certamente sarà in cielo, ma perché non c’è dubbio che sia stato lui ad aver messo sotto i piedi la grande novità del Concilio Vaticano II. Il Concilio aveva avviato un cambio essenziale, necessario, ovvero l’incarnazione del cristianesimo nella storia dell’uomo.

Il Concilio avrebbe voluto trasformare il cristianesimo dall’ideale individualista e a-storico volto a salvare l’anima, in un messaggio di giustizia umana, da praticarsi nel lavoro, nella politica, nella vita concreta dell’uomo. E’ stato il tentativo più felice di considerare il cristianesimo come luce sull’attività dell’uomo, e se fosse stato attuato forse non si sarebbe dato questo trionfo così rabbioso della tecnica, questa supremazia del denaro su tutto, che prepara guerre e ingiustizie in nome del progresso, lasciando sempre più poveri sulla terra.

Il Concilio avrebbe impedito questo? Avrebbe potuto educare l’uomo alla giustizia? Non lo so, ma quello che è certo è che la Chiesa ha continuato ad essere dottrinaria e quindi estranea alla realtà umana del lavoro, della politica, della giustizia.

Non possiamo dire che cosa sarebbe nato da questa predicazione che proviene da una tradizione importante nell’ambito della Chiesa, che a partire dalla Rerum Novarum ha predicato la giustizia e l’equità. Giovanni Paolo II è stato il difensore di una spiritualità intimista e astratta che ha fatto molto comodo ai capi di stato ed è questa la ragione per cui lo hanno accolto con entusiasmo in quanto garante della stabilità più che della giustizia.

Benedetto XVI non si è mostrato finora all’altezza delle sfide di questo tempo perché non ha presentato un’alternativa chiara contro il dominio del denaro e contro lo sfascio del berlusconismo che è l’orrore della politica, anzi in maniera sotterranea ma abbastanza chiara lo ha protetto. Berlusconi si è messo a disposizione della Chiesa: quali sono i privilegi che la Chiesa vuole mantenere? Io glieli garantisco. E la Chiesa ha accettato questo scambio. Questo bisogna dirlo».

Ha paura della morte? Come si sta preparando a quel passaggio?

«Non ho paura della morte. So che viene ma questa venuta non mi fa spavento; devo riconoscere che mi farebbe dispiacere perdere la ragione, ma il Signore mi concede di essere ancora consapevole di me e della mia vita e per questo Lo ringrazio con il cuore, per il resto si sa ci sono gli acciacchi che vengono dall’uso del nostro corpo, dal passare del tempo, ma lo vivo con una certa tranquillità.

Cerco di essere fedele alla preghiera del mattino, al contatto diretto con lo Spirito di Dio, non chiedo particolarmente che mi aiuti nella morte, non è questo il soggetto e la motivazione fondamentale del mio incontro con Lui. Il mio incontro con Lui ha lo scopo di chiedergli di soccorrere la nostra miseria, il nostro male, specialmente oggi che la società è diventata una società finanziaria, nella quale il denaro che dovrebbe avere un posto di servizio è diventato il padrone di casa.

Questa violenza, alla quale tutti siamo sottoposti, dovrebbe essere combattuta dalla Chiesa, perché il denaro dovrebbe rispondere alle nostre necessità ma quando va oltre il bisogno, diventa fonte di violenza e di dominio e deforma l’uomo dall’interno facendo scadere l’attenzione all’altro da valore fondamentale a valore secondario subordinato all’interesse della moneta».