Gay, fine di una legge mai nata

Rosa Ana De Santis
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La Camera ha respinto per la seconda volta la legge sull’omofobia che voleva riconoscere sul piano normativo delle aggravanti per le discriminazioni di natura sessuale ai danni degli omosessuali. La proposta era nata anche sull’onda di episodi di cronaca che in una pericolosa escalation avevano contato numerose vittime di violenza e di abusi e aveva conquistato una credibilità trasversale per l’impegno del Ministro Mara Carfagna (svanito presto) e di Paola Concia del Pd che l’aveva sostenuto con forza con molte altre deputate.

La legge crolla in aula per le pregiudiziali di costituzionalità. Udc, Pdl e Lega hanno espresso i loro 293 SI alle pregiudiziali contro i 250 uniti per il NO. Gli astenuti sono stati 21, tra cui brilla con sfacciata incoerenza politica proprio il nome del Ministro delle Pari Opportunità che aveva ingaggiato, almeno sulle copertine dei rotocalchi, la battaglia contro le discriminazioni sessuali con tanto di manifesti a crocette e di foto di gruppo al fianco di Vladimir Luxuria.

Le ragioni del Pdl o quelle della Lega ruotano tutte intorno al rifiuto di quella protezione privilegiata che la legge avrebbe offerto alle vittime di discriminazioni sessuali. Un principio che, secondo loro, farebbe a pugni con l’eguaglianza dei cittadini a prescindere da sesso, credo religioso e politico come affermato dalla nostra Costituzione. Peccato che l’eguaglianza scritta sulla carta e di assoluta inappuntabilità formale spesso ha bisogno di essere “riempita” di contenuti speciali laddove la realtà non coincide con la giustizia, l’essere con il dover essere.

Tra l’altro, risulta stupefacente che il Pdl, che chiede ogni due giorni le modifiche alla Carta invocandone un suo presunto superamento, nell’occasione sia così attento ad ossequiarne il testo, guardandosi bene dallo spirito e dal senso profondo che i padri costituenti vollero dare all’uguaglianza. Proprio la lettera della Carta, dove invoca uguaglianza rispetto ai sessi, pone con forza il rifiuto della discriminazione e apre quindi ogni possibilità alle sanzioni per chi discrimina. Dunque, un’aggressione contro una persona perché gay non riduce a reato comune il fatto, ma lo carica semmai dell’intento discriminatorio che dovrebbe trovare una sanzione appropriata in sé.

Il governo e i cattolici ossessionati dai gay ricorderanno che qualcosa di analogo è stato fatto per la violenza sessuale ai danni delle donne. La legge stabilisce che una violenza ai danni del corpo femminile non può essere uguale alla violenza fisica tout court, ha qualcosa di diverso in sé, più grave e tale da meritare un’aggravante speciale. Stessa cosa per le molestie a carattere sessuale o per le famose quote rose da inserire nella rappresentanza. Del resto quando la violenza e la discriminazione hanno una finalità di tipo razziale e xenfobo sono più gravi della violenza”punto e basta”.

La Lussana, voce della Lega, ha provato in aula a smontare la proposta di legge proprio evidenziandone le insidie del principio di eguaglianza, senza capire che non si sarebbe trattato di inficiare il principio di eguaglianza, ma di declinarlo secondo quelle che sono autentiche emergenze sociali.

Il Ministro, promotore della battaglia di civiltà, avrebbe potuto ricordare ai suoi amici di partito che l’eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge è proprio ciò che molti cittadini non hanno “di fatto”. Gli omosessuali non sono uguali agli altri cittadini. Subiscono numerose discriminazioni, non sono riconosciute le loro unioni, non hanno gli stessi diritti per una casa popolare o dentro gli ospedali. E ora un’aggressione di tipo sessuale passerà per una rissa come tante. Il presidente della Camera non ha potuto fare altro che registrare il voto, ma ha espresso la sua personale posizione contro le pregiudiziali.

La legge muore prima di nascere, nel tradimento del Ministro che avrebbe dovuto difenderla e nell’ostinazione di chi rifiuta culturalmente la condizione degli omosessuali a tal punto da non vederne le prevaricazioni subite e le mille forme di esclusione sociale da cui sono vessati.

L’Italia con questo voto ha scelto di non recepire il Trattato di Lisbona che ha impegnato l’Europa contro tutte le discriminazioni sessuali (omosessuali, lesbiche e trans). Ancora una volta siamo fuori o indietro. E’ questo il marchio di casa nostra, in una carambolesca adorazione di quel principio di eguaglianza che è così facile da difendere se tanto non cambia nulla nella realtà. Diceva Hegel “tanto peggio per i fatti”.

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Italia, la Camera blocca la legge contro l’omofobia

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La Camera per la seconda volta ha fermato la legge contro l’omofobia. Accogliendo le pregiudiziali di costituzionalità sul ddl contro l’omofobia, ha affosssato la proposta. Le pregiudiziali presentate da Udc, Pdl e Lega sono passate con 293 sì, 250 no e 21 astenuti.

L’approvazione ‘affossa’ il disegno di legge che mirava a introdurre l’aggravante di omofobia nei reati penali, sostenuto con forza da Anna Paola Concia, leader del movimento omosessuale. Con Pdl, Lega ed ex Responsabili ha votato l’Udc, che aveva presentato una delle pregiudiziali. Mentre hanno votato contro gli altri partiti di opposizione (Pd, Idv, Fli e Api).

“Oggi la maggior parte del Parlamento – ha denunciato Concia prendendo la parola in aula subito dopo la proclamazione del risultato – ha scelto di stare dalla parte dei violenti e non delle vittime delle violenze e delle discriminazioni….”.

Ma l’intervento di Concia è stato interrotto per questioni formali dal presidente della Camera Gianfranco Fini: “Capisco il suo stato d’animo e lo spirito del suo interevnto – ha detto, ricordandole che la parola era stata da lei chiesta sull’ordine dei lavori essendosi la Camera già espressa sul merito con il voto – ma sono costretto a interromperla…”.

Immediata la reazione di Arcigay, che affida il suo pensiero alle parole del presidente nazionale Paolo Patané. “L’approvazione delle pregiudiziali di costituzionalità è l’ultimo oltraggio che una maggioranza fatta da uomini mediocri e di bassissimo profilo umano, politico e culturale ha voluto consapevolmente rivolgere alle persone lgbt e a tutto il Paese. L’Italia è stata spremuta senza pietà da questi mentecatti senza rispetto per la vita e i diritti della gente.

Denunciamo all’Europa e al mondo civile che in Italia esiste un’autentica emergenza democratica e che in questo Paese una legge che tuteli le vittime dell’omofobia è definita dal Parlamento incostituzionale, mentre esponenti di primo piano di questa stessa maggioranza definiscono giuste e condivisibili le idee del mostro Breivik, l’assassino di Utoya”, prosegue Patanè.

“Questo Parlamento ha tradito la civiltà e la giustizia ed ha deciso di sostenere i violenti. Noi lo denunciamo all’opinione pubblica e chiediamo che l’Unione ci aiuti a fronteggiare questa pericolosissima avanzata di omofobia, xenofobia, razzismo che il Parlamento italiano ha deciso di legittimare ancora una volta, dicendoci di fatto che la violenza deve essere sopportata e che la discriminazione è il metro della convivenza nel nostro Paese”.

“Se fossi stato un semplice deputato che può votare e non il presidente, avrei votato convintamente contro le pregiudiziali” di costituzionalità sulla legge contro l’omofobia, ha detto al termine Gianfranco Fini. “D’altrocanto avete visto con quanti voti è passata”, ha aggiunto.

Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl della Camera: “Noi non abbiamo nessun atteggiamento omofobo e la nostra posizione di fondo è quella di considerare i gay come dei cittadini uguali agli altri e proprio per questo contestiamo ogni trattamento giuridico specifico e differenziato che come tale ammetterebbe e accentuerebbe una diversità, sostanzialmente incostituzionale”.

La prima bocciatura avvenne nell’ottobre del 2009, quando Montecitorio approvò le pregiudiziali di costituzionalità presentate dall’Udc. A maggio scorso, poi, la commissione giustizia bocciò due diversi tentativi di mediazione cui aveva lavorato la deputata del Pd.

La pregiudiziale di costituzionalità della Lega, illustrata in aula da Carolina Lussana, afferma che il disegno di legge “offre una protezione privilegiata alla persona offesa in ragione del proprio orientamento sessuale e in particolare discrimina fra chi subisce forme di violenza, perché vi è una tutela rafforzata (sulla base dell’orientamento sessuale, ndr.) Rispetto invece a chi subisce altre forme di violenza”.

A illustrare la pregiudiziale dell’Udc è Rocco Buttiglione, che dopo aver citato il caso della “discriminazione positiva” degli Stati Uniti, ha proseguito: “Oggi molti giuristi americani preferirebbero non averlo mai introdotto. Una volta iniziato è difficile fermarlo. Ogni gruppo cerca di far approvare norme particolari e la maggioranza dei cittadini finisce col sentirsi discriminata dalle minoranze, con il risultato di maggiore disintegrazione e non integrazione”.

Gaetano Pecorella ha esposto, infine, le ragioni del Pdl, presentando una mozione che porta la prima firma di Isabella Bertolini: “La norma – ha detto Pecorella – non è di per sé da rigettare e pone un problema serio che è quello della discriminazione, ma così come è scritta è in contrasto con un principio cardine, quello della parità, e con il principio della chiarezza e della tassatività che deve essere alla base di ogni norma”.

Hanno espresso voto a favore delle pregiudiziali gli ex ‘responsabili’, per bocca di Vincenzo D’Anna, mentre sono intervenuti per annunciare voto contrario Massimo Donadi (Idv), Pino Pisicchio (Api), Flavia Perina (Fli), Francesco Nucara (Repubblicani azionisti) e Dario Franceschini (Pd).