Gerarchia senza chiesa

Marcello Vigli
www.italialaica.it

28.08.2011 – In occasione dell’approvazione del decreto legge per fronteggiare la crisi economica è esplosa, più o meno ovunque, la campagna nata su Facebook Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria.

La reazione indiscriminata e violenta a questa richiesta forse mal posta ha innescato una polemica senza fine che ha offuscato i reali termini della questione fra chi ha voluto sfruttarla per un attacco complessivo alla Chiesa e la sua funzione e chi, cogliendo questo alibi, ha risposto negando l’esistenza di privilegi che in realtà ci sono e nascondendo all’ombra delle opera di assistenza cattoliche che pure ci sono l’evasione fiscale e, ancor peggio, gli scandali delle speculazioni che favoriscono.

Eppure è di ieri la compromissione del cardinale Crescenzio Sepe arcivescovo di Napoli nello scandalo del finanziamento per il rifacimento mai effettuato del palazzo della Congregazione di Propaganda Fide quando ne era Prefetto! Ma di che stiamo parlando!

E’ vero che il regime fiscale sulle proprietà ecclesiastiche pur permissivo è chiaro: solo gli edifici destinati al culto o ad attività assistenziali sono esenti mentre quelli che esercitano attività commerciali (alberghi, case di riposo a pagamento magari con rette onerose, cliniche non convenzionate, sale cinematografiche, palestre, ostelli, bar annessi…), non sono esenti.

Lo diventano, però, quando i loro gestori con piccoli o grandi sotterfugi, li qualificano destinati al culto, magari appendendo crocefissi alle pareti o aggiungendo minicappelle, o all’assistenza, riservando piccoli spazi per bisognosi utilizzando o strumentalizzando il decreto Visco-Bersani 223/2006, che riconosce l’esenzione anche agli immobili in cui si esercitano attività che non abbiano esclusivamente natura commerciale e che i radicali propongono di abrogare con un emendamento alla manovra.

Pensano di non essere in stato di “peccato”, illudendosi che le truffe al fisco non siano oggetto del perentorio “non rubare”, o si autoassolvono convinti di truffare a fin di bene! Dimenticano che, come scrive Marco Politi su Il Fatto, nei tempi antichi, in casi d’invasione e di assedi, si fondevano i calici e gli ori dei templi per finanziare la difesa della città o riscattare i prigionieri. Altrettanto vale oggi, quando il nemico – più insidioso e distruttivo – è annidato nelle finanze pubbliche e può essere debellato soltanto se veramente tutti, e non solo le famiglie a reddito fisso, partecipano ai sacrifici.

C’è da aggiungere che la gerarchia italiana attraverso gli Istituti per il sostentamento del clero è proprietaria e gestisce un immenso patrimonio immobiliare dopo che il Concordato craxiano ha loro trasferito i benefici ecclesiastici prima amministrati da diverse strutture locali della diocesi e non è azzardato sospettare che molti dei loro gestori potrebbero essere raggiunti dai fulmini lanciati dal cardinale Bagnasco contro gli evasori!

A volte i grandi ordini religiosi e i gli stessi movimenti ecclesiali di rilievo come Comunione e liberazione possono essere considerati come operatori economici. Ai militanti di quest’ultima la Repubblica, nel titolo di un servizio sul Meeting di Rimini in corso in questi giorni, attribuiva: fede, passione civile e la potenza economica di una holding.

È legittima quindi, al di là di ogni polemica, la domanda quanto può contribuire in questo momento di crisi la potenza economica nelle mani della Chiesa o meglio della sua gerarchia, che pure non esita ad intervenire col cardinale Bagnasco per criticare le misure prese dal governo che gravano sulla famiglia: sarebbe infatti miope e dannoso non considerare la famiglia come una cellula fondamentale: in Italia è sempre stato così, è un patrimonio da non perdere.

La risposta vien dall’interno della stessa comunità ecclesiale.

Don Paolo Farinella su Facebook ha scritto: Sono orgoglioso di annunciare che da quando sono parroco, la mia parrocchia di San Torpete paga regolarmente l’Ici perché non mi sono mai avvalso delle esenzioni per motivi etici e di coerenza evangelica e civile. Lo dico per giustizia.

Pur convinto che la Chiesa sta già facendo ”moltissimo” per fronteggiare la crisi economica Giorgio Campanini, storico e sociologo cattolico, in un intervento su Famiglia Cristiana sostiene che la Cei potrebbe auto-ridursi per un triennio la somma ricavata dal meccanismo dell’otto per mille e al tempo stesso impartire Una precisa direttiva da inviare a diocesi, parrocchie, comunità religiose, enti e scuole cattoliche, di investire i propri capitali in buoni del Tesoro italiani ” perché ”una componente non marginale della crisi è rappresentata dal fatto che il debito dello Stato è in buona parte nelle mani di investitori di altri Paesi”.

Sono in molti del resto i cattolici che non indicano la Cei nella scelta dell’Otto per Mille indirizzandola verso lo Stato pur consapevoli che il governo, chiamato a disporre delle somme raccolte le destina ad opere cattoliche contravvenendo alla legge che indica chiaramente i tre settori ai quali il governo deve destinarle. Molti altri, proprio per questo motivo, scelgono la Tavola Valdese o altre centrali religiose per le loro opzioni, come testimonia la progressiva diminuzione delle opzioni a favore della Cei, costante negli ultimi anni.

E’ una forma silenziosa di defezione, che qualcuno ha chiamato scisma silenzioso. Restano fedeli al Vangelo, ma non obbedienti alla gerarchia, che perde di credibilità e di potere. Alla domanda che molti di loro si pongono: Qual è il grande peccato del cristianesimo moderno? … non pochi che si professano cristiani, veri cristiani non sono; e che sono ministri e maestri nella Chiesa, e non confermano con l’esempio la loro funzione, si comincia a rispondere come fa Alberto Giannino, Presidente dell’Associazione culturale docenti cattolici, che da essi si può prescindere. Non è autorizzato dalla natura stessa della Chiesa il ripudio delle sue strutture, delle sue forme istituzionali per dare preferenza, esclusiva e radicale per alcuni, ai soli valori spirituali ch’essa pretende di portare con sé?