Il grande furto dei semi

Vandana Shiva
www.zcommunications.org Traduzione a cura di Supervice

Il seme, la fonte della vita, l’incarnazione della nostra diversità biologica e culturale, il collegamento tra il passato e il futuro dell’evoluzione, la proprietà comune del passato, delle generazioni passate, presenti e future delle comunità agricole che sono state le produttrici di semi, oggi è stata derubata ai contadini e ci viene rivenduta come semi “di proprietà” da multinazionali come Monsanto.

Sotto la pressione dell’Ufficio del Primo Ministro (che a sua volta subisce le pressioni della Casa Bianca a causa della firma dell’Accordo sull’Agricoltura tra U.S.A. e India) gli Stati stanno firmando accordi di intesa con le multinazionali delle sementi per privatizzare il loro ricco e differenziato patrimonio genetico. Il Governo del Rajasthan ha firmato sette accordi con Monsanto, Advanta, DCM-Sriram, Kanchan Jyoti Agro Industries, PHI Seeds Pvt. Ltd, Krishidhan Seeds e J.K. Agri Genetics.

Anche se quella che si è realizzato è il più grande furto di sementi con la supervisione dello Stato, viene chiamata PPP, Partnership tra il Pubblico e il Privato.

Il MOU con Monsanto si concentra su mais, cottone e vegetali (peperoni, cavoli, cetrioli, cavolfiore, cocomero). Affiderà nelle mani di Monsanto millenni di selezione realizzata dai contadini. Lo Stato sussidierà la produzione di Monsanto. Consentirà alla propaganda di Monsanto di avere delle proroghe promuovendo “iniziative per la presa di coscienza grazie a un pacchetto di addestramento “gurukulam” di Monsanto che fa parte del pacchetto di pratiche raccomandate per il Rajasthan”. Le infrastrutture di Stato saranno quindi sfruttate per le attività promozionali di queste aziende.

La distribuzione delle sementi delle aziende private sarà basata su una “fornitura dei semi e su accordi di distribuzione che metteranno pressione alle estese reti di proprietà del Governo”. E così le varietà degli agricoltori verranno rimpiazzate incrementando il “Tasso di Sostituzione dei Semi”, che in pratica cancella in una stagione milioni di anni di evoluzioni e migliaia di anni di selezione dei contadini. Invece di produrre e distribuire varietà pubbliche, le università agrarie dello Stato stanno operando al di fuori del proprio mandato e stanno mettendo a repentaglio l’interesse pubblico facilitando la privatizzazione della fornitura delle sementi.

Il lavaggio del cervello operato da Monsanto, fondato sulle “relazioni degli esperti globali di Monsanto e degli scienziati”, è stato definito come un “passaggio di conoscenze”. La vendita degli ibridi e poi degli OMG è stata sussidiata usando terreno pubblico per le “fattorie sperimentali per esporre la tecnologia produttiva e le pratiche agronomiche sul terreno messo a disposizione dal Governo del Rajasthan”.

Oltre alla consegna di semi e di terra, “Monsanto verrà aiutata per realizzare infrastrutture per il raggiungimento degli obbiettivi di collaborazione sopra specificati tramite l’accesso a rilevanti sussidi di capitale e altre iniziative del Governo del Rajasthan”.

E mentre le risorse pubbliche verranno messe a disposizione di Monsanto sotto forma di sussidi, “la strumentazione di Monsanto, le tecniche, la tecnologia, il knowhow e i diritti di proprietà intellettuale per tutti i raccolti rimarranno di proprietà di Monsanto pur se utilizzati in una qualsiasi delle attività abbozzate nel MOU.”

Si tratta chiaramente di un MOU per la privatizzazione dei nostri semi e della ricchezza genetica, e una violazione dei diritti degli agricoltori. La fornitura delle sementi che le università agrarie stanno affidando a Monsanto non sono di proprietà dello Stato, e neppure di Monsanto. Sono una proprietà comune delle comunità agricole.

Mentre il Governo del Rajasthan ha firmato sette accordi di intesa, alla fine dei conti saranno le MNC che controlleranno le sementi comprando le aziende locali o imprigionandole in accordi per le licenze.. Questo è esattamente quello che è successo nel settore dei semi del cotone. Sessanta aziende sementiere indiane hanno stipulato accordi con Monsanto che ha la proprietà intellettuale del Bt. Cotton. In conclusione, non si sta parlando di tecnologia, ma di monopolio delle sementi..

Il Governo ha dichiarato che questi MOU introdurranno gli ibridi in Rajasthan. Comunque, “i processi come le ibridazioni sono i sistemi tecnologici che impediscono ai semi di riprodursi. Questo garantisce ritorni grazie a un sistema incredibilmente efficace per aggirare i limiti naturali alla commercializzazione del seme. Le varietà di ibridi non producono i soliti semi, e gli agricoltori devono ritornare ogni anno dal produttore per una nuova fornitura di sementi.

Per usare la descrizione di Jack Kloppenburg di questi semi: è sia un mezzo di produzione che un prodotto. Visto che sono persone del posto che si occupano di modificare le proprie pratiche agricole, piantando il raccolto di ogni anno gli agricoltori riproducono anche l’elemento necessario ai loro mezzi di produzione. Il seme quindi rappresenta per il capitale un semplice ostacolo biologico: date le condizioni opportune, si riproduce da sé e si moltiplica. La produzione delle piante moderne è stato innanzitutto un tentativo di rimuovere quest’ostacolo biologico, e le biotecnologie sono l’ultimo strumento per trasformare quello che è simultaneamente un mezzo di produzione e un prodotto in una semplice materia prima.

L’ibridazione del seme è stata un’invasione nel seme stesso. Come Kloppenburg ha affermato, ha rotto l’unità del seme come grano alimentare e come mezzo di produzione. Facendo questo, ha aperto il campo per l’accumulazione del capitale che l’industria privata aveva bisogno per controllare la produzione delle piante e dei semi commerciali. Ed è diventata una fonte di sconvolgimento ecologico con la trasformazione di un processo auto-rigenerante in un flusso interrotto di fornitura di semi come materia prima e poi di un flusso di semi come prodotto. Il disaccoppiamento del seme dal grano ha anche mutato lo status del seme.

Il seme commercializzato è ecologicamente incompleto e lacerato su due livelli: intanto, non si riproduce da solo, mentre, per definizione, il seme è una risorsa che si rigenera. Le risorse genetiche sono, di conseguenza, attraverso la tecnologia, trasformate da una risorsa rinnovabile a una non rinnovabile. In secondo luogo, non fornisce prodotto da solo: ha bisogno dell’aiuto di altre sostanze acquistate. And, quando le aziende delle sementi e quelle chimiche si uniranno, la dipendenza di questi input aumenterà.

Se una sostanza chimica viene aggiunta esternamente o internamente, rimane un inserimento esterno nel ciclo ecologico della riproduzione del seme. È questo passaggio da un processo di produzione ecologico attraverso la rigenerazione verso processi tecnologici di produzione non rigenerativa che è alla base dell’espropriazione dei contadini e della drastica riduzione di biodiversità in agricoltura. È alla radice della creazione della povertà e della non sostenibilità in agricoltura.

Quando i mezzi tecnologici non riescono a impedire agli agricoltori di riprodurre i propri semi, vengono così fatte valere le disposizioni per i diritti di proprietà intellettuale e i relativi brevetti. I brevetti sono centrali nella colonizzazione della rigenerazione delle piante e, come nel caso dei terreni, si basano sui concetti di possesso e di proprietà. Come affermato da vicepresidente di Genentech, “quando hai la possibilità di operare in un settore vergine, ci sono poche obiezioni, perché lo standard a cui sei paragonato è lo stato dell’arte, e in biotecnologia non ce n’è molto.”

La dichiarazione di possesso e di proprietà hanno come oggetto risorse viventi, ma la precedente custodia e l’utilizzo di queste risorse da parte degli agricoltori non è il motivo contro cui la licenza viene introdotta. Piuttosto, si tratta dell’intervento della tecnologia che pretende il loro utilizzo esclusivo. Il possesso tecnologico, quindi, diventa la motivazione per la proprietà da parte delle multinazionali e per la simultanea spoliazione e privazione dei diritti dei contadini.

È sufficiente considerare la fornitura delle sementi del cotone per capire in cosa consista il sequestro delle sementi da parte delle corporations. Monsanto ora controlla il 95% del mercato dei semi del cotone. Controlla sessanta aziende sementiere indiane con accordi per le licenze. Ha spinto il prezzo dei semi da 7 rupie al chilo fino a 3600 rupie al chilo, metà delle quali sono per il pagamento dei diritti. Stava riscuotendo dagli agricoltori indiani 10 miliardi di rupie all’anno come royalty prima che l’Andhra Pradesh gli ha fatto causa nella commissione MRTP. Duecentomila agricoltori si sono suicidati in India da quando la presa di potere delle multinazionali è diventato il risultato primario della globalizzazione.

Il Rajasthan è un’area ecologicamente fragile. I contadini del Rajasthan sono ancora vulnerabili. È un crimine aumentare la loro vulnerabilità consentendo a queste aziende di depredare il loro patrimonio genetico per poi venderlo semi brevettati e geneticamente modificati. Dobbiamo difendere i semi come bene comune. Dobbiamo proteggere i semi della vita dai semi del suicidio.

Il futuro del seme, il futuro del cibo, il futuro dei contadini si basa sulla conservazione della biodiversità dei semi. Contrariamente ai miti secondo cui dobbiamo affidarci alle forniture delle multinazionali per incrementare la produzione di cibo, le varietà degli agricoltori, quando vengono usate nei sistemi agro-ecologici, secondo le Nazioni Unite hanno la possibilità di raddoppiare la produzione di cibo in dieci anni.

La ricerca di Navdanya mostra inoltre che la biodiversity based ecological agricoltura produce più cibo rispetto alle monoculture.

Nelle zone aride del Rajasthan gli agricoltori introducono raccolti singoli non per i maggiori ritorni economici, ma perché non hanno scelta a causa dei capricci della natura. Si è visto che gli introiti derivanti dalla monocoltura del miglio sono stati pari a 3280 rupie nette. Della cifra incassata dai contadini, il 60% è stato speso solo per le sostanze aggiunte. Al contrario, adottando un sistema agricolo misto è stato registrato un guadagno totale di 12.045 rupie per il quale le spese sostenute erano solo del 19%.

I raccolti misti sono stati oggetto di una ricerca che ha preso in considerazione il miglio, il fagiolo tepari e il sesamo coltivati insieme nello stesso lotto di terra. Alcuni studi successivi hanno analizzato le varietà più comunemente mescolate, in cui il miglio viene seminato con i fagioli verdi. È stato osservato che un sistema misto offre maggiori ritorni (69%) rispetto a un sistema monocolturale. L’aumento delle rese per i raccolti misti è attribuito alla minore quantità di erbe infestanti e alla riduzione dei pesticidi per l’uso attento degli interstizi.

Inoltre, a volte, il raccolto misto ottiene un prezzo più altro dei raccolti fissi. È stato realizzato anche uno studio simile per i raccolti misti in cui fu analizzato un confronto tra le monoculture di mais e raccolti misti di mais e fagioli con l’occhio. Il risultato era analogo alle scoperte delle due ricerche summenzionate. il raccolto combinato di mais e di fagiolo con l’occhio ha registrato il 31% di resa in più rispetto alle monocolture.

La sovranità dei semi è la base della sovranità alimentare. La libertà dei semi è la base per la libertà alimentare. Il grande saccheggio dei semi le minaccia entrambe. Questo è il motivo per cui va fermato.