Se l’amore omosessuale finisce nei libri di scuola

Maria Novella De Luca
La repubblica, 27 agosto 2011

Accade in Francia. Accade negli Stati Uniti. A scuola si parla di omosessualità, di transessualità, di amori etero, ma anche gay, omo, lesbo, e la diversità approda nei libri di testo, nei manuali di Scienze. Perché questa è la realtà, così è la vita. Ed è subito scandalo, polemica, come in Francia, con la Chiesa e le associazioni cattoliche che si sono rivolte al ministro dell’Istruzione. Hanno chiesto di fermare la diffusione di un manuale in cui, per la prima volta, oltre all’anatomia si descrivono i diversi “orientamenti sessuali”.

O in California, in cui è in atto una vera e propria battaglia contro una legge appena varata che impone alle scuole l’insegnamento della storia del movimento gay, e chiede agli editori di riservare nei libri una “quota” di pagine dedicate alle grandi figure omosessuali. Accade nella Svezia da sempre liberal, dove si sperimenta da quest’anno una pedagogia che punta ad abbattere gli stereotipi di “genere”, legati all’essere maschi o femmine, e nelle favole i protagonisti sono animali, draghi, orchesse o regine, ma sempre rigorosamente omosex. Iniziative diverse, anche discutibili magari, ma che fanno pensare e dimostrano che la diga si è rotta, e d’ora in poi in campo educativo sarà difficile non raccontare quanto sono varie le forme dell’amore.

Un mondo anni luce lontano dall’Italia, però. Nonostante le polemiche infatti, il manuale di Scienze approderà sui banchi dei licei francesi, per raccontare agli adolescenti che “si può essere uomini, virili al cento per cento, ma innamorarsi di un altro uomo, ed essere donne attratte da altre donne…”. E i ragazzi americani continueranno a studiare la storia del movimento gay. Ma da noi, nelle aule e nelle classi dove non entra più nemmeno l’educazione sessuale “tradizionale”, tutto questo resta tabù.

«Da anni – conferma Barbara Mapelli, docente di Pedagogia delle differenze all’università Bicocca di Milano – riceviamo richiami dall’Europa perché i nostri libri di testo non sono aggiornati, perché continuano a discriminare la figura della donna, a privilegiare sempre e comunque i ruoli maschili. Tutto ciò che riguarda il sesso è descritto in modo asettico, si parla delle riproduzione ma mai della sessualità, figuriamoci dell’omosessualità». E aggiunge: «La scelta francese mi sembra giusta è proprio tra i tredici e i quattordici anni, quando si iniziano a scoprire le pulsioni e il desiderio, che è importante poter leggere nero su bianco e in un libro ufficiale, che esistono più forme d’attrazione, e non soltanto quella per una persona di sesso opposto… È una forma di legittimazione».

Invece no. Censura e silenzio. Omofobia. E se ogni tanto uno spiraglio si apre da parte di qualche insegnante, spesso sono i genitori a protestare contro quegli argomenti “scabrosi”. Mentre sul fronte istituzionale, ministeriale, la regola non scritta ma applicata è quella di non toccare con i giovani «argomenti che potrebbero dar fastidio al Vaticano», racconta Corrado Lisca, professore di liceo a Modena, «come la contraccezione, il piacere, il desiderio, l’omosessualità». Tullia Colombo è direttore editoriale di “Giunti Scuola”.

E descrive quanto è difficile nella redazione di un testo scolastico far entrare temi così sensibili. «Gli autori e la redazione decidono liberamente, non ci sono indicazioni ministeriali precise. Però questi argomenti non figurano nei programmi e dunque, nei fatti, non vengono inseriti nei libri di testo…Nel nostro manuale di Scienze per le scuole medie abbiamo cautamente cercato di spostare l’attenzione, quando si parla della vita riproduttiva, dall’anatomia al sentimento, alla sfera emotiva, attraverso box, domande. Ma non è facile.

Più volte mi è capitato – continua Tullia Colombo – a fronte di insegnanti disponibili ad aprirsi ad argomenti delicati, di dover fronteggiare invece l’ira e la paura dei genitori. Addirittura verso i libri di narrativa.

Senza contare che spesso i testi più aperti non vengono adottati proprio per paura della reazione delle famiglie, e il rischio editoriale è grande». Perché il clima è cambiato, dice ancora Tullia Colombo, «ricordo che negli anni Settanta, negli anni Ottanta si facevano intere collane di educazione sessuale, c’era molto più coraggio».

Eppure, quanto sarebbe importante per un adolescente gay o lesbica poter «ritrovarsi in un libro di scuola», suggerisce Flavia Madaschi, rappresentante dell’Agedo, associazione genitori di omosessuali.

«La nostra battaglia è proprio questa, riuscire a confrontarci con gli studenti, spiegare che ci sono tanti modi di essere e di amare, è l’unico antidoto al bullismo e all’omofobia. E non sono i presidi a chiuderci le porte o gli insegnanti, ma il più delle volte i genitori degli altri ragazzi. Vorrebbero proteggere i loro figli da chissà quale messaggio pericoloso, e invece li spingono così ad emarginare compagni di classe o amici che hanno il coraggio di dichiararsi gay».