Il Forum Italiano Movimenti per l’Acqua scrive al Premier e ai capigruppo sul caso Lavitola

COMUNICATO STAMPA

Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, promotore insieme ad altre realtà della campagna referendaria “2 sì per l’acqua bene comune”, risultata vittoriosa nella consultazione referendaria del 12-13 giugno, ha inviato la seguente lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Capigruppo di Camera e Senato, per esprimere la sua preoccupazione e chiedere chiarimenti in merito a quanto emerso dalle intercettazioni delle conversazioni avvenute tra Valter Lavitola e Roberto Guercio.

Gentili Onorevoli, Gentili Senatori,

apprendiamo da notizie riportate dai mezzi di informazione di un’intercettazione tra il direttore de L’Avanti Valter Lavitola, indagato per estorsione, e Roberto Guercio, professore in sistemi idraulici presso l’Università La Sapienza di Roma, nominato dal Governo commissario straordinario per le emergenze idrogeologiche in molti territori.

Chiaramente non ci interessa entrare nel dibattito sulle responsabilità giudiziarie, ma nel merito di quello che emerge dalle intercettazioni circa i referendum del 12 e 13 giugno.

Infatti ovvio per noi era che l’esito positivo del referendum avrebbe messo in difficoltà le imprese che sull’acqua fanno profitto, meno scontato è che si trami e si cerchino escamotage per aggirare la volontà dei cittadini italiani.

Se persone che dovrebbero ricoprire cariche nell’Agenzia Nazionale di Vigilanza sulle Risorse Idriche discutono di come ignorare e stravolgere la volontà popolare, allora la vicenda assume contorni assai inquietanti da chiarire nelle sedi istituzionali.

Per questo chiediamo al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Capigruppo di Camera e Senato che si chiarisca nelle aule parlamentari che cosa si sta facendo per attuare l’indirizzo espresso dai cittadini con il voto referendario e ci auguriamo che sia massima l’attenzione sulla scelta dei componenti dell’Agenzia, che dovrebbero essere “scelti tra persone dotate di indiscusse moralità e indipendenza, alta e riconosciuta competenza”, come riportato nel Comma 16, art.10 DL N°70 del 13 maggio 2010. Le intercettazioni emerse in questi giorni gettano infatti ombre pesanti sullo stesso carattere di autonomia e sul ruolo di garanzia degli interessi comuni che l’Agenzia dovrebbe svolgere, suggerendo piuttosto una pericolosa commistione tra interessi privati e ruoli di responsabilità pubblica.

Ad ogni modo, siamo qui a ricordare che i promotori dei referendum contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali e per l’acqua bene comune saranno sempre vigili e presenti, come custodi del voto popolare, espressione della volontà dei cittadini e delle cittadine italiane, ribadendo che il rispetto di tale volontà, espressa con chiarezza il 12 e 13 giugno, è garantito dalla Costituzione e non può essere sovvertito da nessun governo che possa considerarsi democratico.


Luca Faenzi
Ufficio Stampa Forum Italiano Movimenti per l’Acqua
ufficiostampa@acquabenecomune.org
www.acquabenecomune.org
www.referendumacqua.it

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Nelle telefonate di Lavitola le strategie su come aggirare il referendum sull’acqua

R. Gardel
Il Fatto Quotidiano, 8 settembre 2011

Nell’inchiesta dei pm di Napoli sulle presunte estorsioni ai danni di Berlusconi spuntano alcune telefonate in cui il direttore de L’Avanti parlava con Roberto Guercio, esperto di sistemi idraulici. Che gli spiega come le multiutility possano continuare a fare profitti dopo la consultazione popolare, a cosa servirà la nuova authority sulla risorsa idrica e quali siano i rapporti tra Acea e Regione Lazio

Si interessa di tutto il direttore de L’Avanti Valter Lavitola. Di grandi affari e trame, passando per le reti strategiche del nostro paese. Tra le telefonate riportate dai magistrati di Napoli per chiederne l’arresto spunta anche la strategia dei grandi azionisti delle multiutility per beffare il voto dei referendum sull’acqua dello scorso giugno, fatta di nomine pilotate e di leggi regionali progettate per garantire i profitti milionari ai grandi gestori. Una manovra già iniziata da almeno due mesi, con una strategia precisa, discussa in lunghe telefonate rimaste agli atti dei magistrati di Napoli che si occupano dell’ipotesi di estorsione ai danni del presidente del Consiglio da parte dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini e di Lavitola stesso.

Appena sette giorni dopo il voto del 12 e 13 giugno – che ha chiesto la restituzione ai cittadini del bene comune per eccellenza – Lavitola è al telefono con Roberto Guercio, professore all’università di Roma in sistemi idraulici, nominato dal governo commissario straordinario per le emergenze idrogeologiche in moltissime regioni d’Italia. Parlano a lungo di come mettere in salvo i profitti delle aziende interessate agli acquedotti italiani, che “stanno con la merda fino al collo perché le banche gli stanno chiedendo di rientrare”, come spiega Guercio al direttore de L’Avanti. E la rete di Lavitola si mette in moto, con l’obiettivo preciso di gabbare il voto popolare.

E’ il 21 giugno scorso. Il Parlamento ha appena approvato la conversione del decreto sviluppo che introduce la creazione della neonata Agenzia dell’acqua, con il compito di decidere le tariffe del servizio idrico. Una vera e propria authority, con poteri fondamentali, soprattutto dopo il referendum: dovrà essere questo nuovo organo, ad esempio, a rivedere le tariffe dopo l’abrogazione della remunerazione del capitale sugli investimenti.

Alle nove di sera Lavitola è al telefono con Guercio, che lo informa sul decreto appena approvato: “E’ passato, però nella forma che voleva Letta, tre posti, tre anni rinnovabili una volta… ha pagato 100 mila euro all’anno”, spiega l’ingegnere idraulico.

Il Gip di Napoli, nell’ordinanza con cui ha disposto l’arresto di Tarantini e Lavitola, sintetizza qual è l’interesse di Guercio nell’agenzia appena costituita. Commentando una telefonata del 5 luglio scorso, i magistrati annotano: “Pertanto lui (Roberto Guercio, ndr) è andato e gli ha detto: abbiamo fatto l’autorità di vigilanza, per me è un sacrificio andarci perché per 3 anni non posso fare niente, piglio 100mila euro e basta e dopo un anno che sono uscito non posso fare nulla uguale, però all’interno di un disegno strategico importante posso anche sacrificarmi ovviamente”. Il riferimento è alla norma contenuta nel regolamento dell’Agenzia che vieta ai componenti di avere consulenze con società private. Un vero “sacrificio” per l’ingegnere esperto di acquedotti, abituato alle ricche consulenze pagate dai gruppi multinazionali. Ma un potere immenso, in grado di incidere sulla gestione dell’acqua nell’intero Paese.

Per il membro in pectore della neonata autority – che dovrebbe garantire e tutelare gli interessi dei cittadini su un bene essenziale per la vita – in fondo il voto di giugno non sembra essere, una volta entrato nell’agenzia, un grande problema: “Secondo me il referendum è un’opportunità”, commenta Guercio parlando con Lavitola. E spiega nei dettagli come sarà possibile per Caltagirone, il principale socio di Acea, continuare a incassare gli utili milionari della multiutility romana, bypassando il voto di giugno: “Non è detto che tu e i francesi dovete prendervi i soldi da Acea – spiega Guercio, riferendo il contenuto di un incontro con Caltagirone – dalla remunerazione del capitale, il capitale non si paga un cazzo, ma trasformiamo l’attuale concessione di gestione in una concessione di gestione e costruzione… E tu la redditività del capitale te la prendi costruendo per conto di Acea al 50% delle opere come prevede in house la normativa europea”!
. Se il voto ha abrogato il profitto – secondo quesito sull’acqua – stabilendo il principio della gestione pubblica, in fondo basta spostare gli utili dalla gestione al vero core business del gruppo Caltagirone, la costruzione delle infrastrutture. Questo è il piatto ricco che potrà continuare a garantire nei fatti l’interesse dei privati nell’acqua, beffando il voto del referendum.

C’è un ultimo passaggio chiave nel piano di Guercio, che viene riferito a Lavitola: va cambiata la concessione che oggi regola il rapporto tra Acea e i comuni della provincia di Roma. Un’operazione che richiede l’intervento politico della Regione Lazio, che entro la fine dell’anno deve ridisegnare il funzionamento dell’Autorità d’Ambito, ovvero la parte pubblica del sistema di gestione idrica. E anche su questo punto Guercio ha la sua road map per il dopo referendum: “Dato che lei (Renata Polverini, ndr), comunque pensa di rifare un partito con Alemanno – si legge nelle intercettazioni riportate nell’ordinanza del Gip di Napoli – e comunque con Caltagirone si vede una volta al giorno, questa operazione sul Lazio la può fare solo lui. Cioè lui gli dice: Renata preparami la legge regionale entro l’anno in cui mi dai la concessione di gestione e costruzione e concessione del Peschiera (principale acquedotto che fornisce la capitale, ndr) e noi gliela f!
acciamo tecnicamente. Poi la partita gliela teniamo sempre per le palle… no?”. Dal contesto delle telefonate appare chiaro che il “lui” citato è il costruttore romano Caltagirone, alleato di ferro di Casini e del sindaco Alemanno. Quello che non è ancora chiaro – anzi decisamente torbido – è perché il futuro potente membro dell’autority delle acque spieghi i suoi piani a Lavitola, il trait d’union tra il sistema Tarantini e il presidente del Consiglio.