La Chiesa cattolica e il nuovo 8 settembre

Marcello Vigli
www.italialaica.it

L’attivismo nelle ultime settimane dei massimi esponenti della gerarchia cattolica nasconde l’inquietudine di fronte all’interrogativo posto dalla sempre più probabile uscita di Berlusconi da Palazzo Chigi, per espulsione o rinuncia.

Alle grandi manovre in sede politica si aggiungono quelle in sede ecclesiastica a conferma del pessimo stato della democrazia italiana insidiata, oltre che dai poteri forti e dalle corporazioni, dalle mafie e dai centri occulti, anche dall’ingerenza del potere anomalo ed autoreferenziale rappresentato dalle gerarchie cattoliche.

Santa Sede e Cei, Segretario di Stato Bertone e Presidente Bagnasco si sono pesantemente intromessi, direttamente o indirettamente, con interventi e iniziative volte a condizionare le scelte dei cattolici impegnati in politica, come abbiamo già commentato in passato, o affrontando nei giorni scorsi i problemi posti dalla crisi finanziaria e non solo.

Non si trattava di difendere valori irrinunciabili!

Le battute dei due sullo scandalo dell’evasione fiscale, sulle scelte squilibrate operate dalla manovra, sulla difesa delle cooperative, sono rimbalzate sui giornali dando l’impressione che ci sia ormai una linea strategica comune per mettere in discussione il governo.

A ben guardare, però, ci sono elementi sufficienti, a cominciare dalla diversità delle sedi scelte per le esternazioni più significative, per confermare le divergenze già emerse in passato. Bertone parla il 2 settembre a Castel Gandolfo al convegno di studi delle Acli in occasione dei 30 anni della Laborem Exercens. Bagnasco due giorni dopo tiene una lectio magistralis in apertura dei lavori della «scuola estiva» del Pdl a Frascati gestita da Gasparri e Quagliarello.

Per il primo il lavoro è stato e continua ad essere la maggiore preoccupazione della dottrina sociale della Chiesa; per l’altro la politica è amore per la polis, per la vita sociale che trova la sua radice in quella esigenza interiore che spinge l’uomo a cercare gli altri, ad entrare in relazione con loro, a vivere insieme, ma subito dopo avverte che sui valori non negoziabili non c’è mediazione possibile

Non si tratta di sfumature, per di più ricavate da brevi battute fuori contesto, ma di chiavi di lettura del fiume di parole ben scelte con cui anche gli ecclesiastici impegnati in politica, come i politici di professioni, sanno cifrare i loro messaggi per renderli comprensibili agli addetti ai lavori, con buona pace dell’evangelico il vostro parlare sia SÌ SÌ NO NO ciò che è in più vien dal maligno.

L’obiettivo del primo resta la riesumazione di un soggetto politico, partito o non, che rilanci la presenza organizzata dei cattolici in politica, magari come versione italiana del Partito popolare europeo, sulla linea della riunione del 10 luglio scorso nella parrocchia salesiana di Roma sul dopo Berlusconi fra rappresentanti dell’associazionismo cattolico presenti anche politici cattolici di maggioranza e opposizione.

C’è chi ipotizza che essa debba assumere il potere, dopo l’eclisse di Tremonti, con un nuovo CAF, Casini, Alfano, Formigoni, o, magari, …. Fioroni perché intento accessorio della manovra è quello di spaccare il Pd oltre che di sostituire Berlusconi.

Bagnasco sulla linea ruiniana punta, invece, a salvare il berlusconismo compattando, senza una rottura traumatica con il Cavaliere, in un Pdl rinnovato, gli interessi corporativi, confessionali e mafiosi che ha fin qui rappresentato e che continua a rappresentare, come dimostra la manovra approvata in questi giorni.

Su queste linee si allineano le altre strutture che innervano l’istituzione ecclesiastica in Italia – dalle diocesi agli Ordini religiosi, dall’Opus dei ai Movimenti ecclesiali – nelle quali continuano scontri e manovre intorno al rinnovo o al cambio di guardia dei loro vertici.

Si tratti dell’uscita dallo scandalo del San Raffaele, della nomina dell’arcivescovo di Milano, della sostituzione del responsabile del Governatorato dello Stato Città del Vaticano (G.S.C.V.) che presiede alla gestione della Città del Vaticano, delle minacce lanciate in Curia con lettere anonime, della sostituzione del Rettore dell’Università cattolica di Milano, o della nomina, a sorpresa, del Direttore della rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica considerata voce ufficiosa della Santa Sede.

Massimo Franco sul Corriere della Sera scrive: Le diffidenze reciproche sono tali che perfino l’invito al capo dello Stato Giorgio Napolitano, al meeting ciellino di Rimini, ad agosto, è stato letto da alcuni settori del Pdl come uno sgarbo al premier. La presenza del presidente della Repubblica è suonata come una sorta di passo in direzione del dopo-Berlusconi, con Napolitano come nuovo referente del movimento di Formigoni e di Lupi.

Ottanta anni fa, l’8 settembre 1943, mentre lo Stato monarchico fascista si sfaldava, proprio alle strutture cattoliche, dalla Curia romana all’ultima parrocchia, toccò di offrire margini di diritto e spazi di assistenza in un Paese finito sotto il controllo delle SS naziste: dall’asilo a sbandati e ebrei, al piatto di minestra nelle periferie urbane affamate.

Oggi, invece, mentre i vertici sono coinvolti nella crisi di regime, alla base singoli e gruppi si fanno carico, magari attraverso i referendum, di garantire che la continuità repubblicana non ne sia travolta.

A questa chiesa così divisa evidentemente pensa Ermanno Olmi che a Venezia, commentando il suo film Il villaggio di cartone presentato fuori concorso al Festival, ha dichiarato: Vorrei suggerire ai cattolici, e io sono tra questi di ricordarsi più spesso di essere anche cristiani. Il vero tempio è la comunità umana. Dobbiamo liberarci dagli orpelli, altrimenti siamo maschere, uomini di cartone.